La cerimonia giapponese del tè
Durante la metà del XVI secolo i primi occidentali, i Gesuiti, arrivarono in Giappone e nello stesso periodo un giapponese, il cui nome era Rikyu, stava sviluppando un nuovo approccio all’antica pratica di servire il tè con del cibo. I gesuiti non ci misero molto a scoprire e a sviluppare una forte ammirazione per la pratica del tè e ad incorporarla nella loro vita quotidiana in Giappone. Purtroppo l’incontro tra la civiltà occidentale e la cerimonia del tè subì un violento stop quando Tokugawa Ieyesu, lo Shogun, scacciò gli occidentali dal Giappone e ne chiuse loro le porte per oltre 300 anni. Sebbene nel 1868 le porte del Giappone si fossero riaperte al mondo esterno, ci vollero più di 100 anni prima che gli occidentali avessero iniziato a mostrare interesse nella cerimonia del tè fino al punto di iniziare a praticarla, non solo a guardarla come una bizzarra, imperscrutabile usanza giapponese. Il rinato interesse degli occidentali per la cerimonia de tè portò a tre domande:
1. Cosa fanno le persone quando preparano il tè? 2. Perché qualcuno dovrebbe voler fare una cosa tanto difficile? 3. Come possono persone di diversa cultura e di diversa religione trarre beneficio dalla Via de Tè? Cos’è il Tè? La cerimonia del tè può avere 3 dimensioni: è un evento sociale; dà molta importanza all’estetica; può avere una dimensione religiosa. Che sia un evento sociale è ovvio. Gli ospiti si riuniscono in un ora prestabilita perché gli sia servito da mangiare e da bere. Può essere un tè informale che consiste nel servire un dolce e del tè o anche un piccolo pasto con il dolce ed il tè. Questo tipo di cerimonia informale si chiama Chakai e può durare da 20 minuti ad un ora, e può esserci anche un solo invitato anche tanti quanti l’ospite è in grado di servire. Si può essere invitati anche per una riunione più formale chiamata Chaji che implica un rituale di riunione altamente strutturata: è servito un pasto di molte portate, si fa una pausa in giardino, c’è poi una solenne cerimonia del tè seguita da una cerimonia, per così dire, ridotta e meno solenne. Un Chaji dura dalle 3 alle 5 ore e, al massimo, cinque invitati possono essere presenti. Sia il Chakai che il Chaji hanno lo stesso scopo, servire cibo e tè agli invitati. La differenza è nella quantità di cibo e di tè serviti e nel crescente numero di movimenti ritualizzati, che è necessario quando servi più cose e lo fai nel modo più elegante possibile. Come in un qualsiasi altro paese del mondo, si deve fare attenzione ad invitare persone che siano compatibili perché nessuno siede con piacere al tavolo dove ci sia una persona con la quale sia in non buoni rapporti. Tutte le nazioni pensano alla divisione di cibo come ad un momento di accettazione amichevole reciproca. In questo senso la cerimonia del tè è assolutamente un evento sociale. assiamo ore alla dimensione estetica della cerimonia del te. Tutte le grandi culture nella storia della civiltà mettono cura nel servire il cibo in una maniera prescritta. L’apparenza del cibo, gli utensili usati per servirlo e la decorazione dei piatti sono di sicuro piacevoli alla vista. Questo è comune a tutto il mondo.Nella cerimonia del tè questa attenzione per la bellezza è ricercata così fortemente che da farla diventare una vera e propria forma d’arte. Il movimento del corpo è assolutamente una coreografia, fino alla posizione di un singolo dito. Gli utensili usati possono essere di una qualità tale che si possono trovare nei musei d’arte di tutto il mondo. La disposizione del cibo nel Chakai o nel Chaji può essere così forte nelle ricerca della bellezza e così sottile nella scelta e nella forma che somiglia ad una forma di poesia. In Giappone si dice che il cibo si deve gustare con gli occhi prima che con la bocca. Una domanda frequente è: “Quanto ci vuole ad imparare la cerimonia del tè?”, che equivale a chiedere “Quanti tempo ci vuole per imparare a suonare il piano?”. Se impari alla svelta potrai suonare un semplice motivetto in 10 settimane, ma se vuoi veramente imparare a suonare il piano allora ti ci vogliono più di 10 anni. La gente è sorpresa nel sapere che ci vogliono anni e anni per imparare la cerimonia del tè ma dovrebbero pensare a quanto ci vuole per imparare le buone maniere a tavola e quanto queste, per quanto eleganti, non sono neanche lontanamente paragonabili ad una forma d’arte.La cerimonia del tè abbraccia in sé molte altre forme d’arte, l’architettura, il giardinaggio, la tessitura, la calligrafia, la disposizione dei fiori e la cucina oltre ad altre antichissime arti arcane , come la scultura con la cenere e la costruzione di un bel fuoco. Una certa disposizione della cenere sulla quale si mette la carbonella, può richiedere anche 2 ore di preparazione. In Giappone c’è una storia su tre Maestri del Tè che avevano una magnifica sala da tè con uno straordinario allestimento. Un giorno la sala prese fuoco e i tre Maestri corsero per salvare tutto ciò che potevano. La prima cosa che salvarono era la cenere.! Ciò che questa storia vuol dire è che a tutto ciò che è coinvolto nella cerimonia del tè si dà un’assoluta attenzione dal punto di vista estetico, persino alla cenere. Andare ad una cerimonia di alta qualità può essere, in tutto e per tutto, un’esperienza estetica come andare a visitare un museo a andare a teatro.La terza dimensione del tè è la dimensione religiosa, ma è facoltativa. Si potrebbe paragonare ad un pasto in una moschea, una sinagoga o una chiesa. La mentalità religiosa, frequentemente trasportata nella cerimonia del tè è quella del Buddismo Zen. Nello Zen si dice che si può incontrare un intero universo, bevendo una tazza di tè, questo avviene dal darti totalmente al qui ed ora e dal partecipare totalmente alla cerimonia con un cuore libero da sentimenti di egoismo. Si dice, comunque, che anche se seguaci di Zen sono interessati al tè e persone del tè sono interessate allo Zen, il tè è il tè e lo Zen è lo Zen. Si potrebbe, facilmente, trasportare una mentalità cristiana o anche islamica, nella cerimonia del tè e, a dire il vero, Soshitsu Sen XV, l’odierno Gran maestro, incoraggia molto questa possibilità. Darsi completamente al qui ed ora con un cuore libero dall’egoismo, è un pensiero che può essere condiviso da tutte le più grandi religioni del mondo. Il tè è per tutte le nazioni, tutte le culture, e tutte le tradizioni religiose.
a me il tè fa male, ma mi piace tantissimo prepararlo offrendolo agli amici e seguendo tutto un mio rituale che somiglia, un pochino!, alla cerimonia giapponese. dopo questa lettura sarà ancor più bello il prepararlo! grazie.
serena
p.s. peccato non si riesca a vedere il filmato.