L’aikido e… lo sguardo

Da sempre sono stato affascinato dalla nozione di equilibrio. Mi ricordo che da bambino mi piaceva da morire starmene per ore a posizionare i miei pupazzi in figure impossibili, al limite del crollo, per vedere fin dove potevo spingere un forma non classica, sottoponendole a forze e vettori bilanciati, senza mai valicare il limite del tonfo.

Oggi lavoro con gli equilibri tutto il giorno: li ripristino quando mi occupo di rieducazione posturale e li mino, giocandoci, ancora un pò bambino, quando insegno Aikido.

E’ buffo vedere come struttura e destruttura trovino ponti in comune sempre più visibili quando si tratta di esseri umani.

L’Uomo è una figura irregolare che trova la sua base d’appoggio nello spazio tra i piedi e che sviluppa le proprie geometrie intorno ad un asse che è la sua colonna vertebrale.

La colonna è costituita da 32-34 ossa, dette vertebre, che si articolano tra loro grazie alla presenza di cuscinetti spugnosi detti Dischi intervertebrali.

Essa si costituisce di 4 porzioni specifiche, a mobilità discendente, da quella a maggiore spettro, la cervicale, a quella quasi immobile, la sacrale, passando per il tratto dorsale e quello lombare, che hanno praticamente lo stesso range di movimento.

Alla colonna si interfacciano tre strutture che ne utilizzano e ne stimolano la capacità dinamica.

In dettaglio, la testa, che si interfaccia con la porzione cervicale, le spalle, che agiscono sincronicamente con la porzione dorsale ed il bacino, che invece, si serve del tratto lombare.

Una delle cose più interessanti di tutta la struttura è che i muscoli che avviluppano la spina dorsale, i paravertebrali, pur essendo nettamente divisi gli uni dagli altri, si comportano come se fossero un muscolo unico. Quello che, dunque, succede su un tratto della colonna, non resta vincolato a quel tratto, ma modifica  SEMPRE l’assetto dell’INTERO rachide.

Questo vuol dire che è impossibile muovere un tratto della colonna senza che gli altri modifichino le  loro posizioni.

Dal punto di vista clinico, per esempio, una patologia vertebrale, per esempio cervicale, non dovrebbe mai essere trattata senza preoccuparsi di risistemare l’assetto degli altri tratti, in modo da accertarsi bene che la porzione sofferente non poggi su una struttura instabile.

In Aikido, invece, una pressione sulle spalle, e dunque sul rachide dorsale, può essere bilanciata da un bascula mento del bacino, e dunque lombare: un tratto bilancia uno squilibrio di un altro tratto.

Si chiama “compenso” e in una situazione di equilibrio ortostatico dovrebbe essere assente per evitare una deformazione posturale.

All’interno della spina dorsale si inserisce il più importante sistema di controllo corporeo: il Sistema Nervoso Centrale. (SNC).

Esso è formato dall’ Encefalo e dal Midollo Spinale, che si inserisce direttamente nei corpi vertebrali, per quasi metà della sua lunghezza.

Ogni singolo segmento midollare controlla specifici riflessi.

Ecco perché una lesione midollare cambia la propria sintomatologia a seconda di dove essa avviene.

Il posizionamento del corpo nello spazio circostante si basa essenzialmente su tre tipi di informazioni:

Tattile, Uditiva e Visiva.

La pianta del piede è un radar che informa il cervello sul piano d’appoggio. Qualità del pavimento, quantità di sostegno, Quantità di pendenza e irregolarità del suolo sono solo alcune delle informazioni che ci arrivano dal basso.

Le arti marziali si imparano a piedi nudi proprio per amplificare ed educare al massimo questa tipologia di afferenze.

In tutti i taisabaki lavoriamo sempre con i piedi che sfiorano il suolo, in modo da riconoscere immediatamente tutte le variazioni di appoggio senza cercare sempre la conferma visiva.

Inoltre, la porzione della pianta che è a contatto col tatami varia a seconda della quantità del nostro affondo sulle ginocchia. Da terra prendiamo il feedback del lavoro di caviglie, ginocchia e bacino.

Le orecchie, invece, reagiscono come un accelerometro. All’interno del nostro orecchio, minuscole sfere galleggianti(otoliti) ci informano costantemente dell’inclinazione del nostro capo.

Tutti i movimenti di oscillazione della testa sono correlati ad un controllo dell’udito.

Ecco il motivo per cui inconsciamente, anche un bambino, ascoltando della musica(stimolo uditivo positivo), oscilla il capo (risposta dinamica del controllo).

In Aikido tutte le Yoko ukemi, come le cadute su Iriminage, sono correlate ad un sistema otolitico.

Quando si proietta un uke in Iriminage, la sua caduta verrà influenzata dalla sua capacità uditiva. Dunque Tenergli una mano su un orecchio, o poggiargli un orecchio sulla nostra spalla, gli impedirà di controllare perfettamente l’oscillazione del capo, quindi delle cevicali, quindi di tutti i tratti del proprio asse.

Ma il punto più interessante di tutto lo studio è sicuramente quello visivo.

Gli occhi sono il segnale prioritario per definire il proprio posizionamento nello spazio circostante.

Essi, tramite la retina e la capacità di visione periferica, Sono il controllo ed il motore dei movimenti che più interessano noi Aikidoka: le rotazioni del corpo.

La visione periferica è la capacità di ampliare al massimo il campo visivo. In momenti di forte stress emotivo essa è amplificata al massimo e segue in maniera istantanea i punti di attenzione della nostra mente.

Un riflesso di difesa ancestrale, che ci porta a preparare immediatamente la rotazione del capo, e delle strutture ad esso collegate (cevicali,dorsali,lombari, spalle e bacino), se volgiamo di scatto lo sguardo di lato, crea un sistema di rapporti che si chiamano Oculo Cefalici.

Questo vuol dire che se in momenti di stress qualcosa, come un rumore fuori campo, attira la mia attenzione, immediatamente il campo visivo si sposta per catturarlo, gli occhi si muovono di scatto ed il corpo si prepara a ruotare in quella direzione.

Il sistema nervoso centrale, nella fattispecie il Midollo, congiunge l’encefalo alla prima metà della colonna.

Gli occhi sono l’organo sensoriale più vicino al cervello e dunque in comunicazione più immediata.

Uno stimolo che richiama l’immediata attivazione dei muscoli oculomotori fa reagire immediatamente il controllo del Sistema Nervoso, che prepara tutta l’energia Potenziale di cui dispone per attivare i riflessi Centrali, innestati nella colonna e reagire con un movimento rotatorio più o meno ampio.

Fisiologicamente, dunque, la vista , con la mobilità oculare, è un organo che ha ripercussioni su tutta la capacità di organizzare e preparare un movimento nello spazio, in special modo quelli di rotazione dell’asse corporeo.

Dal punto di vista Aikidoistico potremmo trarre due interessanti conclusioni :

1: Didatticamente parlando, un taisabaki si completa quando il corpo intero partecipa all’azione, sia nella parte esterna (gambe, braccia, spalle) che in quella interna (muscoli ed articolazioni). E perché quest’ultima sia partecipe, la colonna tutta deve seguire la rotazione. Dunque gli occhi devono partecipare al movimento e, dove è possibile, generarlo.

Un attacco in Shomen, per esempio, può immediatamente diventare uno Yokomen se lo sguardo cambia obbiettivo.

2: Dal punto di vista energetico, sistema nervoso carica di energia le fibre muscolari laddove il movimento diviene una necessaria possibilità di protezione.

Un meccanismo che può essere attivato dalla consapevolezza della pericolosità dell’attacco e dalla ricerca di spazi vuoti, in cui potersi muovere, piuttosto che di spazi di pericolo, di oppressione, in cui le meccaniche diventano l’irrigidimento per preparare il corpo ad un impatto.

Iriminage, per esempio, può diventare un’azione di attivazione nel momento in cui con lo sguardo cerco lo spazio in cui devo muovermi, piuttosto che il corpo di uke che mi tiene inchiodato al suolo.

Sono considerazioni che possono sembrare ovvie in alcuni casi. In genere, però, credo sia un bene che ognuno di noi metta a disposizione le proprie ricerche per la crescita della comunità. Indipendentemente da stile e federazione di appartenenza.

Conoscere è potere. La padronanza empirica di una meccanica ci permette di  sentire se essa è possibile o meno.

La conoscenza profonda di essa ci consente di ricrearne i presupposti, di tramandarla e di modificarla in funzione delle nostre esigenze.

Conoscere significa prendersi la responsabilità della propria crescita.

Fabio Branno.



10 commenti

  1. elvira wrote:

    eccellente.
    molto interessante anche per il mio lavoro come terapeuta, e chirurgico per l’azienda in cui lavoro.
    buon 2009!

  2. Gabriele wrote:

    Lo sguardo è’ un punto che non ho mai sottovalutato, e intendo lavorarci in maniera più approfondita. E’ necessario, secondo me, ad un livello più alto del singolo praticante (che necessita di aver bene inglobato la tecnica nel cervello) cambiare la prospettiva visiva, ampliando le possibilità di decisione e azione. Diversamente, come scrivi tu, si sarà sempre impediti negli schermi, non capendo esattamente qual’è la priorità del problema.

  3. beno wrote:

    è sicuramente un bene che si parli di aikido anche in questi termini.
    grazie.

  4. Professor WEB wrote:

    Caro Fabio,
    un articolo incredibile, intenso e ricco di nozioni importanti e preziose per ciascun praticante.
    I complimenti in questi casi sono superflui, lo so, ma sento il bisogno di farteli con tutto il cuore.
    Mi permetto di aggiungere qualcosa sull’importanza dello sguardo nell’Aikido ma sotto un altro aspetto: la comunicazione. Del resto, cos’è l’Aikido se non un Arte di Comunicazione?
    Sull’importanza dello sguardo esiste una scienza l’Oculesica che studia il comportamento dell’occhio, del contatto attraverso gli occhi, e la funzione del comportamento dell’occhio.
    Del resto, di tutti gli aspetti della faccia, gli occhi sono probabilmente i più importanti nel processo di comunicazione umano.L’occhio umano, infatti, è capace di rispondere ad un milione e mezzo di segnali simultanei.Il contatto iniziale tra le persone è abitualmente basato sul contatto oculare e, addirittura, se tale contatto non è piacevole ad uno dei due, è probabile che l’incontro non prosegua.
    L’Oculesica, inoltre, distingue tre importanti funzioni nel comportamento dell’occhio:
    la prima è chiamata “salienza” ovverosia il fatto di renderci visibili agli altri, la seconda è l’incredibile capacità degli occhi di stimolare eccitazione: è praticamente impossibile, infatti, non provare un qualche grado di eccitazione quando guardiamo un’altra persona, la terza è chiamata “coinvolgimento”.
    Nella nostra cultura, fra l’altro, è difficile stabilire contatto con qualcuno senza interagire con lui difatti il tipo e l’ammontare di sguardo può anche rivelare la natura stessa di una relazione interpersonale.
    E’ da notare infatti come due persone che conversano con status differente, usualmente mostrano differente comportamento visuale…
    …ma non voglio divagare… voglio solo dire che il tuo articolo, caro Fabio è straordinario ed è il punto di partenza ideale per tantissimi spunti di riflessione.

    Prof.

  5. carlo wrote:

    Interessante, come sempre.
    Complimentoni!

  6. FB wrote:

    Al di la dell’importanza degli organi sensoriali in una pratica corporale, cosa di per sè non solo ovvia, ma banale, il mio scritto si rivolge alle conseguenze meccaniche delle reazioni riflesse conseguenti allo stimolo sensoriale.Tutti gli insegnanti parlano di Metsuke. Guardare come “prestare attenzione” o come “concentrazione continua”(zanshin).
    Il punto è sensibilmente differente.
    Se l’awase è la fusione con l’attaco assecondandone i movimenti e le INTENZIONI dei movimenti, esiste un movimento visibile ed uno interno e nascosto.
    Laddove uno Yokomen si manivesta in un’azione di Irimi ,seguita da un piazzamento delle anche in abozzo di tenkan, è semplice assecondarlo ruotando all’interno dell’attacco.
    Lo stesso squilibrio, però, si ricrea quando su un attacco di shomen, u ruota lo sguardo, magari attirato dalla risposta di tori, in direzione del proprio asse di movimento.
    Pur non avendo ripiazzato il propri corpo in un taisabaki rotatorio, la colonna ha comunque preparato quella rotazione e il disequilibrio può avere effetto con la stessa incisività.
    Spero di aver chiarito l’intento, giacchè mi sono ritrovato sui vari forum a discutere di quanto guardare fosse importante in Aikido e di come il discorso fosse improponibile in casi di non vedenti.
    Per i non vedenti la situazione NON CAMBIA. Attratti dai rumori circostanti, gli occhi si spostano cumunque nella direzione del “pericolo”, pur non trasmettendo le immagini al cervello.
    LA QUESTIONE NON è SULLA VISIONE, MA SULL’OCULOMOTRICITà.
    Con Stima,
    FB

  7. Sakura85 wrote:

    Wow!

  8. Alessandro wrote:

    Un articolo estremamente chiaro ed interessante.
    Per un praticante alle prime armi, come il sottoscritto, è davvero illuminante, da un senso ad ogni più piccolo gesto fatto durante la pratica.

    Grazie.

  9. Che dire… Sei un grande!!!

  10. Daniele Martucci wrote:

    Veramente bello… E’ un argomento molto interessante che aiuta a comprendere il perchè di molte cose che noi facciamo in modo del tutto spontaneo…

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