Aikido e Professionismo

A seguito dell’articolo: “Professionismo in Aikido?” e di questo sondaggio

Si è accesa una violenta discussione sul forum:

fabiobranno

“…L’aikido non è un’istituzione necessaria, come le poste e telecomunicazioni. Si fa per amore, perchè ne torni amore. Se qualcuno vuol porre rimedio alla disoccupazione, creando posti di lavoro con l’aikido o cercandosene, lo sta uccidendo.

https://www.aikidoedintorni.com/Articoli/Professionismo_in_aikido.htm

Alvaro

L’aikido è dura pratica, duro esercizio e in greco la parola che corrisponde a esercizio è “ascesi”. C’è una forma di ascesi nello sport e nelle arti marziali anche oggi. Ma il professionismo non è atto a conservare alla vita degli sportivi (se non in qualche caso eccezionale) un carattere ascetico….

 

Gianmario

Ritengo l’Aikido un messaggio molto importante che va oltre la pratica,chi ha il coraggio e la possibilità di dedicarsi come unico scopo dalla propria vita non andrebbe ostacolato ma aiutato.La qualità dell’insegnate è ben visibile sul tatami e la scelta di un maestro o di un altro dipende esclusivamente da ciò che l’allievo ricerca in quel momento(questo è un ostacolo in più per il professionista).
L’importante è che chiunque (in possesso di qualifica)possa insegnare e non solo i “professionisti”.
Gianmario

 

pioli mauro

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
“…L’aikido non è un’istituzione necessaria, come le poste e telecomunicazioni. Si fa per amore, perchè ne torni amore. Se qualcuno vuol porre rimedio alla disoccupazione, creando posti di lavoro con l’aikido o cercandosene, lo sta uccidendo.

ogni arte in se e slegata dal fattore economico, anche se spesso, per motivi di sopravvivenza non può farme a meno.
nella giusta misura, anche l’
aikido, può contribuire a creare posti di lavoro.
la cosa essenziale, è che possa rimaner salvo l’amore per l’arte, e la trasmissione di questa.
https://www.aikidoedintorni.com/Articoli/Professionismo_in_aikido.htm

 

nino

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
“…L’aikido non è un’istituzione necessaria, come le poste e telecomunicazioni. Si fa per amore, perchè ne torni amore. Se qualcuno vuol porre rimedio alla disoccupazione, creando posti di lavoro con l’aikido o cercandosene, lo sta uccidendo.

sciocchezze… l’aikido lo uccide una considerazione elitaria per cui se uno vi si

dedica totalmente è uno speculatore.
se lavora con i bambini uno che mistifica il messaggio tecnico di O sensei.
se porta l’
aikido nelle situazioni di disagio e nel mondo della scuola sta pensando al proprio tornaconto…
continuiamo a farci del male.

naruto79

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
“…L’aikido non è un’istituzione necessaria, come le poste e telecomunicazioni. Si fa per amore, perchè ne torni amore. Se qualcuno vuol porre rimedio alla disoccupazione, creando posti di lavoro con l’aikido o cercandosene, lo sta uccidendo.

Ciao a tutti. Sono nuovo del forum e non conosco molto bene le regole.
Comunque.
Mi interessa questa discussione… Ho letto il nuovo sondaggio e sono rimasto francamente perplesso: cosa significa “quale influenza ha il profesisonismo sulla pratica dell’aikido“? Andrebbe almeno precisato se si parla di influenza positiva o negativa. Altrimenti manca un’informazione fondamentale per chi deve votare. Mi ricorda tanto i sondaggi fatti da Berlusconi per dimostrare di avere la maggioranza dei voti degli italiani, nonostante la sconfitta elettorale…
E poi un’altra cosa. Da quel che leggo qualcuno ritiene il professionismo negativo per l’
aikido: al Maestro Tissier questo l’avete detto? L’avete detto a tutti i maestri giapponesi che in questi anni hanno portato avanti l’aikido in Italia e non solo, avendo la pratica e il dojo come unica fonte di sostentamento?
O forse, siccome non sono italiani, quei maestri che tutti riconosciamo come i nostri riferimenti non sono da considerarsi professionisti? Bizzarro.
E ancora.
Sbaglio o lo stesso Maestro Ueshiba mandava i suoi migliori uchideshi in occidente senza alcuna particolare risorsa economica, affinchè questi potessero concentrare le loro energie nella pratica dell’
aikido e vivere DEL e PER l’aikido?
Allora direi che, fortunatamente, qualcuno ha la CAPACITA’ di vivere dell’
aikido… perchè anche il dato economico non va dimenticato: chi vive praticando arti marziali è perchè ha le capacità per farlo.
Forse sarebbe meglio lasciar perdere discussioni fini a sè stesse e cominciare a lavorare seriamente per prendere ciò che di buono viene per l’
aikido. da qualunque parte arrivi.

 

Luna

Trovo invece singolare il tuo di atteggiamento…Specificare se l’influenza è di natura negativa o positiva sarebbe stato dare un taglio al discorso che invece mi sembra improntato alla massima tranquillità…che tu non hai…Non è inoltre opportuno fare riferimenti diretti a persone …Tissier o chi per lui…un sondaggio come un referendum non funziona così…prende in considerazione il fenomeno da un punto di vista generale …contestualizzandolo possibilmente ad ambienti e società…oggi rintracciabili…il santone lacero che arriva in missione dall’oriente oggi non è più che una favoletta .Non sempre chi ha capacità di vivere su qualcosa e di qualcosa è degno di plauso…vedi maghi e Vanna Marchi…

 

fabiobranno

è indubbio che essere professionisti della pratica, può influenzare la pratica in molti modi.
non in maniera unicamente positiva o negativa, sia chiaro!
Personalmente penso che essere professionisti possa dare molto spazio alla ricerca, in merito al tempo a disposizione, ovviamente.
Allo stesso modo credo si possa facilmente finire con l’essere vincolati da obblighi e clichè che non si possono non rispettare.
Io, come altri, appartengo alla categoria peggiore: quella del semiprofessionista…passo tutte le sere sul tappeto, spendo un bel pacco di soldini ogni anno per la formazione, mi accollo gli oneri organizzativi, ma allo stesso tempo non ho praticamente nessun rientro economico….FB

naruto79

citazione: Messaggio inserito da Luna
Trovo invece singolare il tuo di atteggiamento…Specificare se l’influenza è di natura negativa o positiva sarebbe stato dare un taglio al discorso che invece mi sembra improntato alla massima tranquillità…che tu non hai…Non è inoltre opportuno fare riferimenti diretti a persone …Tissier o chi per lui…un sondaggio come un referendum non funziona così…prende in considerazione il fenomeno da un punto di vista generale …contestualizzandolo possibilmente ad ambienti e società…oggi rintracciabili…il santone lacero che arriva in missione dall’oriente oggi non è più che una favoletta .Non sempre chi ha capacità di vivere su qualcosa e di qualcosa è degno di plauso…vedi maghi e Vanna Marchi…


La confusione è segno di massima tranquillità. La mancanza di professionismo è segno di amore per le cose. Fare nomi per cercare di chiarire in concreto di cosa stiamo parlando non è opportuno.
Ho conosciuto un mago, un tempo. Prediceva grandi cose senza nemmeno voler essere pagato. A lui bastava sapere di poter manipolare la mente delle persone…
Buona continuazione.

 

nino

citazione: Messaggio inserito da Luna
Trovo invece singolare il tuo di atteggiamento…Specificare se l’influenza è di natura negativa o positiva sarebbe stato dare un taglio al discorso che invece mi sembra improntato alla massima tranquillità…che tu non hai…Non è inoltre opportuno fare riferimenti diretti a persone …Tissier o chi per lui…un sondaggio come un referendum non funziona così…prende in considerazione il fenomeno da un punto di vista generale …contestualizzandolo possibilmente ad ambienti e società…oggi rintracciabili…il santone lacero che arriva in missione dall’oriente oggi non è più che una favoletta .Non sempre chi ha capacità di vivere su qualcosa e di qualcosa è degno di plauso…vedi maghi e Vanna Marchi…

 

bene…
e adesso mi si paragona a vanna marchi in quanto professionista…
bene… bene…

signori allora vi chiedo coerenza, poiche pensate che i professionisti uccidono l’aikido vi chiedo di non essere complici, evitate di praticare in qualunque dojo dove, per praticare, paghiate un corso poichè, udite udite, l’insegnante di quel corso molto probabilmente percepirà qualcosa della vostra quota. non ne facciamo una questione di cifra ma di proporzione e vedrete che per le ore che materialmente insegna non vi sarà molte differenza economica tra chi svolge quel ruolo professionalmente e chi invece lo svolge ad altro titolo… per ascendere… ad esempio.
siete coerenti e non andate a praticare in uno stage dove l’insegnante riceva un compenso o sarete complici dell’uccisione del’
aikido.
Questa discussione è ideologica e preconcetta e inoltre molto inutile se affrontata in questo modo.
in quanto al sondaggio, piano con le parole, un sondaggio che si basa su un centinaio scarso di contatti… piuttosto si tratta di una scarna consultazione che come sondaggio non ha nessun valore, tanto meno scientifico, al massimo vi si rileva un valore molto peloso, il voler dimostrare qualcosa…
Non permetto a nessuno di insultare il mio lavoro per il quale pago le tasse, non permetto a nessuno di metter in dubbio la mia passione e la mia serietà.
Non permetto a nessuno di dire che in quanto professionista potrei farmi condizionare dal fatto di dover risultare simpatico agli allievi. io non sono simpatico.
NOn permetto a nessuno di continuare su questi toni.

volete parlare di professionismo? allora cominciate con il dire che in francia, dove molti sono i professionisti, ci sono 50mila praticanti,
volete parlare di professionismo? allora cominciate con il dire che se non si trovano persone disponibili ad andare a promuovere la disciplina nelle scuole e tra i giovani gli stessi giovani preferiranno scegliere attività che nella scuola hanno conosciuto per la prima volta.
voltete parlare di professionismo? allora cominciate con il dire che grazie a dei professionisti vi è la possibilità di svolgere progetti che toccano il sociale… io ad esempio per 8 anni (non due settimane) ho collaborato con il gruppo abele di torino svolgendo corsi di aikido in attività di recupero… praticando i valori dell’aikido e non solo blaterandone
volete parlare di professionismo? allora pensate a considerarlo una risorsa e non un problema.
qualcuno uccide l’
aikido? cercate da altre parti e non annoiatemi o peggio.

 

ps: la formula
“Quanto può incidere, nei professionisti di
aikido, la componente “denaro” nel loro indirizzo tecnico-organizzativo-comportamentale?”

o non significa nulla o significa pure troppo. di certo non è neutra.

Hildai

salve a tutti. pure io sono nuovo di questo forum.
questa discussione mi interessa assai, visto che come “fabiobranno” anche il mio maestro ha le stesse spese e problematiche e devo dire pur’io… anche se non insegno, spendo molto per stage tra Francia con il buon Riondet (che consiglio vivamente) ed in giro per l’italia.
se c’è qual’cuno che riesce a mantenersi insegnando
aikido, buon per lui. consiglio vivamente a tutti di non limitarsi a praticare aikido solo in palestra o sul tatami, ma anche nella vita comune come insegna il mio master…
“Quando riuscirai a portare lo stesso spirito dell’
aikidonella vita comune, di fonte al capo ufficio, con gli amici, in famiglia e con le donne/uomini. allora puoi dire di praticare l’aikido in ogni sua forma… ma devi studiare molto!!!”
saluti…

 

marco

Il professionista è solo un insegnante, ma a differenza dei normali insegnanti “amatori” deve rispondere di quello che fa, altrimenti non mangia. Dunque le sue proposte dovranno essere credibili, professionali e improntate all’onestà. Viceversa dovrà trovarsi un altro lavoro. Ergo “il professionismo” non può che far bene all’Aikido. Io sono un semplice insegnante “amatore” che non potrebbe seguitare a migliorare senza usufruire del lavoro dei professionisti. W i Professionisti. E per quanto riguarda l’amore, gli insegnamenti cerco di prenderli dalla vita non dall’aikido.
Approfitto per salutare tutti gli utenti, visto che è il mio primo post in questo forum.

 

Silvano

cari amici
di solito non entro mai in polemica con nessuno e nemmeno ora vorrei che il mio dire venga mal interpretato.
Devo dire che sono pienamente d’accordo con Nino e Naruto.
Nel mio caso pratico
aikido da quasi 40 anni e il mio curriculum assomiglia a quello di molti di voi: stage su stage, in giro per l’Europa a dormire in tenda o sul tatami, per il mangiare molti panini.
da 32 anni gestisco un dojo, i primi anni per pagare l’affitto avevo il contributo di mia madre, gli allievi non bastavano.
Ora mi va bene,ho persone , e non sono poche, che frequentano da 30 anni i miei corsi sono sempre pieni.
Ho smesso d’insegnare a scuola e passo tutto il tempo nel dojo ( a preparare lezioni o ad organizzare la parte burocratica)
Come mi devo sentire? un appassionato? un semi professionista? un ripetitore? o che altro?
Se fossi chiamato professionista non mi riconosco in quelli che hanno ucciso l’
aikido.
D’altro canto mi ribello sempre nel sentire le varie definizioni che le persone non so da dove le abbiano prese.
Mi sono sentito dire da uno che frequentava il mio dojo che non era giusto che un italiano facesse il professionista d’aikdo.
( per fortuna se ne è andato)
In 10 anni di studi un giovane può diventare medico, ed io in 40 che pratico cosa sono diventato?
Naturalmente non mi riferisco a quelli che i curricula se li sono in parte inventati ( tanto agli allievi puoi raccontare quello che vuoi)
Che sono corsi dietro alle cinture,che hanno praticato
aikido per due orette massimo tre la settimana dopo gli impegni di lavoro.
Ho avuto più volte occasione di parlare con Alessio che stimo molto.
Da quello che so Alessio è sempre in palestra, e quando c’è del tempo libero va ad uno stage.
A lui auguro di avere tanti allievi e sono sicuro che anche se lo chiamerete priofessionista in futuro, l’
aikido non lo ucciderà.
Comunque come dico sempre : il tempo è galantuomo e credetemi se uno non vale non decolla e gli allievi li conterà sempre sulle dita.
Mi chiedo anch’io perchè taluni non vadanono da quelli che ritengono i loro maestri e non commentino con loro la posizione del professionista
Per quanto riguarda me io cerco durante le mie lezioni di insegnare ad insegnare, e sarò felice che dalla mia scuola esca più avanti un nuovo professionista
Un caro saluto a tutti e non me ne vogliate
Silvano

 

fabiobranno

il nocciolo della questione risiede in una frase venuta fuori durante un colloquio: “A Kashima nessun insegnante può vivere del budo che insegna. E’ tassatorio che esso non sia la fonte di sostentamento perchè l’insegnamento non venga contaminato dalla necessità di guadagno”.
Io frequento stage tenuti da professionisti, e di professionisti mi avvalgo per gli appuntamenti di formazione nella mia associazione.
Nella mia esperienza ho imparato a fare distinzione tra chi guadagna facendo
aikido e chi fa aikido per guadagnare.
Ho letto nell’intervento di Nino molta suscettibilità sull’argomento. E’ la prima volta che lo vedo così coinvolto in una discussione!:D
Mi piacerebbe che ci raccontasse (Nessuno a mio avviso meglio di lui!) come ha scelto di diventare professionista e cosa questo ha cambiato nella sua maniera di vedere e vivere la pratica.
E’ bene, imho, avere sempre due campane per fare informazione correttamente. L’antiprofessionale l’abbiamo letta,lasciamo parlare chi invece ha avuto esperienze molto differenti!
ciao
FB

PS: Aikido e Dintorni ha circa 2000 contatti newsletter. Solo quelli sono suffcienti, credo io, a fare delle statistiche in un mondo come l’aikido che a stento conta 8000 praticanti in Italia.

Luna

Cara Vanna
(sei tu che ti sei sentito chiamato in causa stravolgendo completamente il senso ed il contenuto della frase)…nessuno mette in dubbio la qualità del TUO lavoro,nessuno ha mai pensato di mettere in dubbio il TUO impegno e la bontà del TUO animo(anche se hai ritenuto utile farci sapere del tuo impegno benefico con il gruppo abele di Torino….rassicurante…)la discussione ha lo scopo di capire insieme i tratti fondamentali del fenomeno….mi raccontano che è prassi comune presso la classe medica non dare immediatamente al paziente il farmaco risolutivo ,prescrivendo prima qualcosa per diminuire i sintomi,assicurandosi quindi un certo numero di visite…..PAGATE….perchè è scandaloso pensare che qualcuno…bada qualcuno,cara Vanna,non TU…faccia lo stesso trascinando gli allievi per anni sul tatami senza dare gli elementi per un percorso più veloce e soddisfacente?E’ solo un modo per indagare certi ambienti ,certi stages fantasiosi in cui ciò che conta non è far si che il praticante torni a casa con qualche certezza in più…ma al contrario ,con qualche certezza in meno.Non tutti i politici sono ladri ma un De Magistris o una Forleo hanno sicuramente un loro perchè…i tempi dell’inquisizione sono finiti,le Sacre Scritture si possono leggere,commentere,indagare senza avere paura di finire sul rogo….non sei tu sul banco degli imputati…non c’è nessun processo…meglio conoscere il problema proporre soluzioni,organi di controllo all’interno delle associazioni…e come al solito meglio fare informazione…parlando…in modo che i professionisti seri nel tempo vengano premiati e quelli troppo legati al proprio tornaconto puniti.Comunque dialogo e discussione….dai tempi della antica ,civilissima Grecia non hanno mai fatto male a nessuno…speriamo non ne facciano a noi…

 

nino

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
il nocciolo della questione risiede in una frase venuta fuori durante un colloquio: “A Kashima nessun insegnante può vivere del budo che insegna. E’ tassatorio che esso non sia la fonte di sostentamento perchè l’insegnamento non venga contaminato dalla necessità di guadagno”.
Io frequento stage tenuti da professionisti, e di professionisti mi avvalgo per gli appuntamenti di formazione nella mia associazione.
Nella mia esperienza ho imparato a fare distinzione tra chi guadagna facendo
aikido e chi fa aikido per guadagnare.
Ho letto nell’intervento di Nino molta suscettibilità sull’argomento. E’ la prima volta che lo vedo così coinvolto in una discussione!:D
Mi piacerebbe che ci raccontasse (Nessuno a mio avviso meglio di lui!) come ha scelto di diventare professionista e cosa questo ha cambiato nella sua maniera di vedere e vivere la pratica.
E’ bene, imho, avere sempre due campane per fare informazione correttamente. L’antiprofessionale l’abbiamo letta,lasciamo parlare chi invece ha avuto esperienze molto differenti!
ciao
FB

PS: Aikido e Dintorni ha circa 2000 contatti newsletter. Solo quelli sono suffcienti, credo io, a fare delle statistiche in un mondo come l’
aikido che a stento conta 8000 praticanti in Italia.

 


Non sono più coinvolto di altre volte sono semplicemente molto adirato. Coloro che svolgono attività professionale in
aikido in Italia non sono molti, non sono certo che arrivino a 15 tanto meno a 20.
dire che la pratica professionale dell’
aikido… DI QUESTO SI PARLA … uccide la disciplina Aikido è un esercizio retorico squallido che colpisce nel suo insieme queste 15/20 persone.
Se permetti reagisco.
Se io affermassi che la classe degli avvocati è composta da persone che non nutrono amore per il diritto, poichè molto più interessati al puro guadagno, ritengo che andrei diritto verso ad una reazione che mi porrebbe dei problemi. Non lo affermo (mia moglie è pure avvocato!!!) e non lo scrivo neppure su un forum di avvocati firmandomi magari 5° dan di Aikido…

Se a kashima dubitano che la necessità di guadagno “contamini” l’insegnamento è un problema loro, non mio. Mi preoccupano di più gli asceti che si sentono in diritto di disporre dei loro allievi come meglio credono, di “guidarli” di essere per loro “Maestri”… Non ne conosciamo nessuno?

A proposito del raccontarmi, ti chiedo scusa ma non è questo il modo nel il luogo, non si può raccontare brevemente la storia personale di una persona e per raccontarla lungamente bisognerebbe avere motivazioni più forti e magari di un contatto personale. il mio ego (enorme per altro) non si soddisfa scrivendo la mia biografia.
Chi vuol conoscermi può farlo e non sono pochi quelli che già mi conoscono.

Mi dispiace, poi, dirti che ad un sondaggio per essere fondato su una base seria, non bastano i contatti di una news letter. sono sufficientemente formato nella metodologia delle scienze sociali per potertelo dire.
Posso anche dirti che la formulazione di un quesito non è neutro, mai.
Allora: se posso accettare una votazione per capire se in un gruppo indefinito ma ristretto, ristrettissimo, sia preferibile il jo o il ken, rifiuto che anologa operazione si compia su un tema che tocca altre dimensioni della pratica dandole un valore statistico.
Quelli che fate non sono sondaggi, punto. ditelo, chiaritelo, valgono il tempo che trovano.
Non amo i sondaggi, di ogni genere, neppure quelli costruiti su base scientifica figuriamoci un coacervo di un centinaio di voti. ma poichè non intendo aprire una discussione sulla neutralità della scienza qui mi fermo.

nino

citazione: Messaggio inserito da Luna
Cara Vanna
(sei tu che ti sei sentito chiamato in causa stravolgendo completamente il senso ed il contenuto della frase)…nessuno mette in dubbio la qualità del TUO lavoro,nessuno ha mai pensato di mettere in dubbio il TUO impegno e la bontà del TUO animo(anche se hai ritenuto utile farci sapere del tuo impegno benefico con il gruppo abele di Torino….rassicurante…)la discussione ha lo scopo di capire insieme i tratti fondamentali del fenomeno….mi raccontano che è prassi comune presso la classe medica non dare immediatamente al paziente il farmaco risolutivo ,prescrivendo prima qualcosa per diminuire i sintomi,assicurandosi quindi un certo numero di visite…..PAGATE….perchè è scandaloso pensare che qualcuno…bada qualcuno,cara Vanna,non TU…faccia lo stesso trascinando gli allievi per anni sul tatami senza dare gli elementi per un percorso più veloce e soddisfacente?E’ solo un modo per indagare certi ambienti ,certi stages fantasiosi in cui ciò che conta non è far si che il praticante torni a casa con qualche certezza in più…ma al contrario ,con qualche certezza in meno.Non tutti i politici sono ladri ma un De Magistris o una Forleo hanno sicuramente un loro perchè…i tempi dell’inquisizione sono finiti,le Sacre Scritture si possono leggere,commentere,indagare senza avere paura di finire sul rogo….non sei tu sul banco degli imputati…non c’è nessun processo…meglio conoscere il problema proporre soluzioni,organi di controllo all’interno delle associazioni…e come al solito meglio fare informazione…parlando…in modo che i professionisti seri nel tempo vengano premiati e quelli troppo legati al proprio tornaconto puniti.Comunque dialogo e discussione….dai tempi della antica ,civilissima Grecia non hanno mai fatto male a nessuno…speriamo non ne facciano a noi…


io ho un nome ed un cognome. facilmente rintracciabile da sempre sul mio profilo. Tu chi sei?
dai tempi della civilissima grecia è uso che una conversazione seria si basi su almeno un dato minimo, nome e cognome.

fabiobranno

In qualità di moderatore del forum vi invito a tenere i toni su un livello colloquiale e meno provocatorio.
Sottolineo che l’impegno di ogni utente ad esprimere opinioni che siano proprie e che non rappresentano l’orientamento del nostro forum, non significa che si possa trascendere in battibecchi sterili e puerili.
FB

Luna

Le regole non si cambiano durante il gioco..non ho scritto il mio cognome perchè non tutti lo fanno e di conseguenza non ho creduto fosse conditio sine qua non….spero non sia necessario che io indichi,a supporto delle mie opinioni, il mio orientamento sessuale…Sono molto avvilita M° Dellisanti …Lei che dovrebbe essere fulgido esempio di quanto l’Aikido possa contribuire alla formazione di esseri umani migliori,nell’animo,nel cuore e nella mente…Lei professionista….Lei a difesa strenua(inutile perchè non richiesta e non provocata) del suo orticello non esita ad usare parole dure pronunciate con tutto l’astio e l’antipatia possibile ,nei confonti di una bella iniziativa, una delle tante ,..interessante e stimolante …che Lei sa bene nasce dalla buona volontà ed intelligenza del M° Branno che nessuno ha,tra le altre cose, mai pensato di ringraziare per tutto il lavoro svolto per anni nella pratica e nella diffusione dell’Aikido attraverso il suo bellissimo sito .Certo un sondaggio conosce altri numeri…ma queste cose vogliono essere lo spunto per parlare insieme tra vecchi amici….già… vecchi amici….Si calmi M°Dellisanti..si calmi e si guardi allo specchio..sono sicura che ciò che vedrà…non Le piacerà….Ancora una volta non Le scrivo il mio cognome…e sa perchè?Perchè non desidero conoscerLa….

Alessio

Ragazzi davvero una discussione animata.
Innanzitutto un saluto ai nuovi arrivati ed un saluto particolare all’amico Silvano.

Ho conosciuto tantissimi insegnanti in questo mio cammino e ringrazio per l’esistenza di molti di loro.
Se non esistessero gli amatori non esisterebbe nemmeno la diffusione delle pratiche marziali: Karate, Aikido e Judo sarebbero restai ko ryu, cioè quelle piccole scuole di 7/8 persone più l’insegnante.
Gli amatori sostengono l’attività, donano passione pura e divertimento.
Però al giorno d’oggi ancora non comprendo perchè si avverte l’esigenza di tornare ai “bei valori di una volta”; ma quali sono questi valori?
I professionisti sono sempre esistiti, in tutte le epoche, in tutti i continenti.

Sulla natura del professionismo avete già espresso molto, non resta gran chè da aggiungere.
Scrivo solo che io (come Fabio) mi avvalgo dell’esperienza di alcuni appartenenti alla categoria che hanno un valore aggiunto rispetto ad altri.
Personalmente poi ringrazio anche i professinisti italiani che hanno creato un settore così particolare.

P.S. conosco ene il M° Riondet, è stato il mio DT quando frequentavo l’Aikido Buikukai, prima di passare al modello Aikikai del M° Tissier.

P.P.S. ma un pianista può essere un professionista? E un pittore? Uno scultore?

 

nino

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
In qualità di moderatore del forum vi invito a tenere i toni su un livello colloquiale e meno provocatorio.


esattamente come sto facendo.

la questione è un’altra, continuo ad essere adirato poichè si afferma nell’incipit di questa discussione che il professionismo in aikido lo uccida.
opinione rispettabilissima se personale, ma in modo altrettanto rispettabile affermo che sia una sciocchezza: in primo non cerca distinguo e coinvolge un insieme di persone che in primo luogo sono mosse dalla passione. In secondo luogo le figure professionali sono una risorsa per coloro che svolgono attività di insegnamento della disciplina a partire dal loro impegno nel tempo, prezioso, libero dal lavoro primario, i cosidetti amatori. risorsa per la promozione e diffusione.
Allora mi chiedo, e la domanda è secca: tu Fabio pensi che un professionista uccida l’
aikido? si / no

e chiedo ancora, e bada che parliamo di categoria in generale: il denaro lo condiziona diversamente da come condiziona qualunque essere umano? si / no

per il resto sono solo chiacchere e nick name

marco

Per quel che riguarda il professionismo mi sono già espresso..per me è una risorsa e anche importante. E mi auguro che prima o poi il governo italiano regoli per legge questa materia come già avviene in Francia, a quel punto i professionisti saranno tanti e forse anche l’Aikido avrà un bell’impulso.
Ma a mio avviso il problema/la domanda è un’altra: “vediamo l’
aikido come una religione o come una “semplice” attività/disciplina?”
Nel primo caso sicuramente il professionismo e il vile denaro la snatureranno, come è successo e succede nelle religioni;
nel secondo la professionalità e la concorrenza porteranno un miglioramento e un evoluzione positiva alla disciplina.
Io personalmente non rivesto l’Aikido di alcuna aurea mistica, teologica, integralista etc. etc. e quindi non posso che essere felice di una sua evoluzione. Non ho una visione del Maestro come Maestro di vita, ma semplicemente come insegnante e quindi mi interessa la sua professionalità e non certo la sua simpatia ne tantomeno mi interessa la sua vita. Al massimo posso pretendere la sua onestà, ma in carenza di leggi specifiche l’unica cosa che posso fare è …cambiare insegnante.
Con questo non voglio dire che sbaglia chi vive l’
aikido spiritualmente, ma semplicemente che non è il solo modo di viverlo e che non è possibile, o quantomeno difficile, trovare una sintesi tra i diversi approcci.

Alessio

Ottimo scritto quello di Marco.
Devo dire di capire anche l’intensità del tono di Nino, il quale ha toccato con mano questo alvoro andando a formarsi da coloro che sono da tempo professinisti di calibro internazionale; il punto è: come reagiremmo se dicessimo che il nostro lavoro è dannoso?
E nella fattispecie si hanno anche le prove del contrario…

D’altra parte vale anche la pena di considerare quale approccio si ha avuto con i profssionisti.
Vi sono quelli delusi dai professinisti nipponici in quanto hanno scoperto che anche nel paese del Budo, del sushi e del Sol Levante si pensa al portafoglio.
Vi sono quelli delusi da professionisti occidentali non nazionali perchè troppo esosi.
Vi sono quelli delusi da professinisti indigeni che non affrontano i propri limiti ed inventano trucchetti per ammaliare la platea.
A tal proposito so per certo di professionisti italiani che traggono ispirazioni da video cassette e/o che inventano stage a partire da una piccola variazione di un kata di uno Shihan.
Ed il bello è che la gente è contenta…ma ricordiamo che il pubblico ha sempre ragione, sempre.

 

fabiobranno

concordo pienamente con Marco.L’Aikido è un’attività umana e come tutte le attività umane è continuamente a rischio corruttibilità.E questo risponde alle domande di Nino.
A mio avviso la necessità di guadagno può facilmente condizionare il professionista che ha arrestato la sua crescita,che non ha a sua volta altri riferimenti.
Allo stesso modo credo che insegnare per professione possa condizionare la ricerca di chi insegna: si può essere obbligati in maniera meno negoziabile ad insegnare ciò che la gente vuol vedere piuttosto che ciò che piace davvero.
Non direi dunque che il professionismo danneggia la disciplina. Direi piuttosto che un professionista ha la possibilità di apportare GRANDI benefici a tutto il sistema
aikidoistico, così come può più facilmente essere tentato dall’apportare GRANDI danni.
Come sempre una definizione netta non esiste:tutto dipende dall’uomo.
ciao
FB

angelo orientale

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
concordo pienamente con Marco.L’Aikido è un’attività umana e come tutte le attività umane è continuamente a rischio corruttibilità.E questo risponde alle domande di Nino.
A mio avviso la necessità di guadagno può facilmente condizionare il professionista che ha arrestato la sua crescita,che non ha a sua volta altri riferimenti.

Allo stesso modo credo che insegnare per professione possa condizionare la ricerca di chi insegna: si può essere obbligati in maniera meno negoziabile ad insegnare ciò che la gente vuol vedere piuttosto che ciò che piace davvero.
Non direi dunque che il professionismo danneggia la disciplina. Direi piuttosto che un professionista ha la possibilità di apportare GRANDI benefici a tutto il sistema
aikidoistico, così come può più facilmente essere tentato dall’apportare GRANDI danni.
Come sempre una definizione netta non esiste:tutto dipende dall’uomo.
ciao

FB


scusatemi posso in punta di piedi dire la mia?
grazie

personalmente, visto che sono stato cresciuto dai miei genitori a pane e mortadella e non con pesci crudi, ritengo che la animosità di questo topic sia dovuta da un vizio di fondo. il vizio è il sondaggio per come è stato costruito e lanciato (e dire questo non significa non aver rispetto del lavoro fatto da luigi branno anzi quando le critiche sono costruttive sono benefici. è stare zitti, per una forma errata di rispetto, che si fanno i danni al lavoro svolto). perchè mai dobbiamo meravigliarci che esistono i professionisti nell’aikido? per quale oscura ragione? io senza di loro non potrei andare avanti esattamente allo stesso modo senza il mio maestro (che non percepisce neanche un euro) non saprei mettere i piedi uno dopo l’altro. anzi sogno il giorno in cui anche il mio maestro non solo diventi un professionista ma che possa anche arricchirsi con l’aikido. perchè so che darà il massimo allo stesso modo in cui lo da adesso. perchè so che mi darà quello che a me serve e non solo quello che a lui piace. su ogni cosa, su ogni attività bisogna essere professionali. o pensate che un voontario della croce rossa solo perchè è volontario può non essere professionale? quindi se c’è gente che vive con l’aikido e fa bene il proprio lavoro è giusto e sacrosanto che possa vivere e avere i miei stessi diritti come quello di costruirmi una casa, una famiglia ecc. ecc. ecc.

 

nino

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
concordo pienamente con Marco.L’Aikido è un’attività umana e come tutte le attività umane è continuamente a rischio corruttibilità.E questo risponde alle domande di Nino.
A mio avviso la necessità di guadagno può facilmente condizionare il professionista che ha arrestato la sua crescita,che non ha a sua volta altri riferimenti.
Allo stesso modo credo che insegnare per professione possa condizionare la ricerca di chi insegna: si può essere obbligati in maniera meno negoziabile ad insegnare ciò che la gente vuol vedere piuttosto che ciò che piace davvero.
Non direi dunque che il professionismo danneggia la disciplina. Direi piuttosto che un professionista ha la possibilità di apportare GRANDI benefici a tutto il sistema
aikidoistico, così come può più facilmente essere tentato dall’apportare GRANDI danni.
Come sempre una definizione netta non esiste:tutto dipende dall’uomo.
ciao
FB

 


mi dispiace ma questo non risponde.
se tutto dipende dall’uomo non esiste categoria che possa ritenersi al di sopra delle altre per moralità etc. etc. etc.
dal fisioterapista che invece di due sedute ne fa tre
al panettiere che usa una farina di scarsa qualità

Qui si parla di attività che l’uomo svolge. un’altra cosa, quindi.
l’attività del fisoterapista è mossa e condizionata dal denaro o questo è un rischio peculiare in aikido?
l’attività del panettiere prescinde dall’amore per il proprio lavoro a dal piacere di saper che il proprio prodotto piace e nutre?

la risposa è: si o no,
senza se, senza ma…

esistono comportamenti non corretti. ci sono se e ma… allora fuori i nomi.
esiste una categoria professionale a cui rivolgersi e che può occuparsi di questi comportamenti e personaggi.
sparare nel mucchio serve solo a far si che dall’altra parte si risponda allo stesso modo.

dopo di che per me finisce qui, la mia voglia di mediare è terminata.

Alex

Ho letto con interesse la discussione nata riguardo all’attività professionale nell’insegnamento dell’Aikido….beh, vorrei che professionisti ce ne fossero di più…professionisti ben pagati e soddisfatti del loro tornaconto economico. Chi di voi lavora bene se non è soddisfatto della propria paga o questa non basta per vivere dignitosamente? Tanto più che un buon insegnante deve studiare aggiornarsi, provvedere al dojo, ecc…
Troppo spesso le buone iniziative falliscono per mancanza di denaro….

Saluti, Alessandro

 

fabiobranno

Cos’è che impedisce al panettiere di usare farina di scarsa qualità?Cosa impedisce a me come fisioterapista di fare 5 minuti di rieducazione anzichè 20?
Un organo superiore che si occupa di controllo, ovviamente.
e nell’
aikido qual’è quest’organo superiore? La federazione di appartenenza, ari-ovviamente.
In tutte le aree in cui esiste il professionismo, deve necessariamente esistere un controllo qualità, che garantisca a chi paga l’esistenza di un servizio.
Laddove una federazione-associazione si occupa di gestire i professionisti di cui si avvale come consulenti, siano essi commercialisti, avvocati o
aikidoka, in modo da ottenere sempre il meglio per gli associati, allora essi sono una categoria indispensabile.
Ciò obbliga il consulente a comprendere le esigenze dell’associazione.
A volte invece vediamo il contrario: le associazioni che promuovono le esigenze dei professionisti. Ed è chiaro che tutto ciò che ne consegue è perverso.
Partendo dall’articolo, però, lo spunto della discussione doveva essere un altro:
Tutto ciò che nelle attività umane viene fatto per diletto, richiede alle spalle un’organizzazione estremamente professionale.
Nel suo diffondersi l’
aikido ha dovuto avvalersi di figure professionali di vario genere: maestri, presidenti, consulenti e consiglieri vari. Perchè essi potessero dedicarsi pianamente al “divertimento” degli altri è necessario che potessero trarre sostentamento dall’attività. Quanto queste figure professionali si sono adattate alla disciplina e quanto invece la disciplina stessa è cambiata grazie alla loro presenza?
ciao
FB

marco

E allora caro Fabio, parlando papale papale, visto che l’aikido è insegnato nel 95% dei casi da non professionisti, se esiste un problema non viene dai professionisti, ma da tutti gli altri. E quindi chi sta uccidendo l’Aikido non è il professionismo, ma tutti quelli che non lo sono. Quindi e mi ripeto, l’unica soluzione è una bella legge alla francese. Anche perchè il fine delle associazioni non è il controllo, ma la promozione e l’offerta di servizi agli associati. Gli associati, nel caso, controllano che i servizi e le proposte siano congruenti alle loro aspettative. I consulenti non devono comprendere le esigenze dell’associazione, devono fornire una consulenza professionale, sarà poi l’associazione, sulla base del ritorno che avrà dagli associati, a decidere se avvalersene ancora oppure no.

 

nino

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
ps: parlando, come dicono i giapponesi, papale papale, IMHO ciò che uccide l’aikido non sono affatto i professionisti, quanto la mancanza di professionalità.

 

questo mi soddisfa.

ciao

 

nino

citazione: Messaggio inserito da marco
E allora caro Fabio, parlando papale papale, visto che l’aikido è insegnato nel 95% dei casi da non professionisti, se esiste un problema non viene dai professionisti, ma da tutti gli altri. E quindi chi sta uccidendo l’Aikido non è il professionismo, ma tutti quelli che non lo sono. Quindi e mi ripeto, l’unica soluzione è una bella legge alla francese. Anche perchè il fine delle associazioni non è il controllo, ma la promozione e l’offerta di servizi agli associati. Gli associati, nel caso, controllano che i servizi e le proposte siano congruenti alle loro aspettative. I consulenti non devono comprendere le esigenze dell’associazione, devono fornire una consulenza professionale, sarà poi l’associazione, sulla base del ritorno che avrà dagli associati, a decidere se avvalersene ancora oppure no.

 


… e qui sono perfettamente d’accordo
ciao

 

naruto79

Cos’è che impedisce al panettiere di usare farina di scarsa qualità?Cosa impedisce a me come fisioterapista di fare 5 minuti di rieducazione anzichè 20?
Un organo superiore che si occupa di controllo, ovviamente.
e nell’
aikido qual’è quest’organo superiore? La federazione di appartenenza, ari-ovviamente.
In tutte le aree in cui esiste il professionismo, deve necessariamente esistere un controllo qualità, che garantisca a chi paga l’esistenza di un servizio.
Laddove una federazione-associazione si occupa di gestire i professionisti di cui si avvale come consulenti, siano essi commercialisti, avvocati o
aikidoka, in modo da ottenere sempre il meglio per gli associati, allora essi sono una categoria indispensabile.
Ciò obbliga il consulente a comprendere le esigenze dell’associazione.
A volte invece vediamo il contrario: le associazioni che promuovono le esigenze dei professionisti. Ed è chiaro che tutto ciò che ne consegue è perverso.
Partendo dall’articolo, però, lo spunto della discussione doveva essere un altro:
Tutto ciò che nelle attività umane viene fatto per diletto, richiede alle spalle un’organizzazione estremamente professionale.
Nel suo diffondersi l’
aikido ha dovuto avvalersi di figure professionali di vario genere: maestri, presidenti, consulenti e consiglieri vari. Perchè essi potessero dedicarsi pianamente al “divertimento” degli altri è necessario che potessero trarre sostentamento dall’attività. Quanto queste figure professionali si sono adattate alla disciplina e quanto invece la disciplina stessa è cambiata grazie alla loro presenza?
ciao
FB

ps: parlando, come dicono i giapponesi, papale papale, IMHO ciò che uccide l’aikido non sono affatto i professionisti, quanto la mancanza di professionalità.

Fantastico!
Adesso è tutto chiaro e la discussione è definitivamente conclusa!
E chi sa ha già capito… Anzi, forse solo io non avevo ancora capito dove si volesse andare a parare, o forse si ma non ci volevo credere.
Ok.
Solo un appunto: non ho mai sentito parlare di ordini professionali dei panettieri, eppure ho amici panettieri che fanno un pane squisito e, al contrario, ho ben sentito parlare di ordini degli avvocati, degli ingegneri, dei farmacisti, ecc. ecc. e conosco avvocati che gonfiano le parcelle, ingeneri che costruiscono edifici orrendi e traballanti, farmacisti che consigliano medicinali inutili.
Ne deduco che non è l’Ordine che porta il panetterie a fare del buon pane o l’avvocato a tenere comportamenti corretti. Anzi, dirò di più.
Di solito chi lavora bene, mettendoci tutta la sua passione e la sua professionalità (il che implica anche la ricerca di utile… è tra le fragilità umane) viene portato in palmo di mano dal proprio Ordine perchè così facendo consente proprio al suo Ordine di potersi far lustro di suoi successi e delle sue capacità.
Purtroppo gli Ordini “illuminati” di questo tipo sono pochissimi. I più restano in mano a gente di poco valore, che preferisce attaccarsi a futili discussioni, cercando di sminuire il lavoro di altri perchè incapaci di raggiungere risultati in proprio. E così l’Ordine, che dovrebbe essere uno stimolo per migliorare i molti, diventa un limite alla crescita generale.
E’ sempre la solita vecchia storia. Meno male che in aikido possiamo godere di Organizzazioni così forti ed eque da garantire lo sviluppo anzichè trovare il sistema per soddisfare il livore di alcuni.

Alessio

citazione: Messaggio inserito da naruto79
Ne deduco che non è l’Ordine che porta il panetterie a fare del buon pane o l’avvocato a tenere comportamenti corretti. Anzi, dirò di più.
Di solito chi lavora bene, mettendoci tutta la sua passione e la sua professionalità (il che implica anche la ricerca di utile… è tra le fragilità umane) viene portato in palmo di mano dal proprio Ordine perchè così facendo consente proprio al suo Ordine di potersi far lustro di suoi successi e delle sue capacità.


A parte l’ultima e utopica (purtroppo) affermazione, lo scritto di Naruto è interessante.
Scrivo questo perchè di professionisti ne ho conosciuti un bel po e di ordini ne so qualcosa.
Gli ordini hanno alcuni compiti ben definiti, talvolta fungono più che altro da tramite per la cassa pensionistica, altre volte hanno funzioni di sindacato (controllando la congruenza della parcella con il lavoro e regolando i rapporti deontologici “tra” professionisti dello stesso Ordine).
Nessuna attività di promozione, al max di protezione.
Per questo negli USA utilizzano frequentemente la parola lobby.

Per quanto riguarda il resto del mondo non dedito al professionismo i meccanismi di controllo sono vari, e si interfacciano con le varie realtà che li identificano: federazioni di consumatori, sindacati, confindustria, confartigianato, ecc…

Per quanto riguarda il professionismo nelle AM il controllo può benissimo avvenire da parte dell’Ente/Federazione cui aderisce, per quanto compete ovviamente: su cosa può davvero controllare?
Sulla deontologia professionale, sul resto non vi è controllo effettivo.
Quindi ritorniamo a parlare di professionalità: che (se non l’avete capito) è il punto che accomuna tutti.
Tra l’altro non vedo nemmeno una separazione d’opinione tra Nino e Fabio come può apparire.

Nino, noi viviamo in una dimensione dove il professionisti (a partire da te) apportano un plus alla pratica; altri professionisti regnano in una dimensione di superficialità che non fa altro che stagnare.

Considerando l’ultimo intervento di Fabio direi che concordo con lui: questa discussione poteva condurre in una direzione diversa, per che non percorrerla?
La globalizzazione di un sistema (marziale nella fattispecie) crea mutamento nel sistema stesso: aumento dimensionale con conseguente crearsi di nuove connessioni richiede una struttura come già espresso da Fabio.
La struttura a mio avviso deve avere talune connotazioni professionali: queste connotazioni devono fare riferimento alla “risposta professionale” a talune sollecitazioni esterne.
Quindi possibilità di formazione tecnico/amministrativa, nonchè pratica.

Silvano

citazione:

Coloro che svolgono attività professionale in aikido in Italia non sono molti, non sono certo che arrivino a 15 tanto meno a 20.
dire che la pratica professionale dell’
aikido… DI QUESTO SI PARLA … uccide la disciplina Aikido è un esercizio retorico squallido che colpisce nel suo insieme queste 15/20 persone.


Quest’affermazione di Nino mi ha colpito molto e mi sento di essere ancora una volta completamente d’accordo con lui.
Non credo che ci siano 15 professionisti che insegnano aiikido in Italia ma è vero che affermazioni così generiche colpiscono poi tutti in modo indifferente.
Le persone che non hanno pratica di arti marziali, quelle che nel nostro mondo si affacciano per la prima volta, quelle che sono di un’altra città , non possono avere un giusto spirito critico ,ne avere una pallida idea (per esempio) di una realtà locale.
Viste le premesse del mio discorso si dovrebbero sempre fare nomi e cognomi delle persone che non si ritengono idonee ( naturalmente con il dovuto garbo) all’insegnamento.
Nel passato sono stato personalmente vittima di una affermazione generica , raccontata in un forum, la persona che aveva scritto il commento ( alle mie rimostranze) mi ha liquidato dicendomi che se non mi sentivo di essere io quello di cui si parlava non avevo il minimo motivo di risentirmi.
Devo dire che la cosa mi ha dato molto fastidio e non essendo ancora del tutto rincretinito mi ha anche offeso.
Sarebbbe quindi giusto che non si usasse , in taluni casi , il forum per polemizzare o comunicare le proprie rabbie nemmeno espresse in modo velato.
Cosa volete che io ne sappia di come gestisce il dojo Alessio , di come insegna( lo saluto caramente) a Salerno.
Mi piace leggere del suo entusiasmo e benchè sia dell’aikikai e a Salerno ho molti amici, non voglio ascoltare pettegolezzi di nessuno.
Naturalmente se qualcuno lo criticasse facendo nome e cognome avrei la possibilità ed il desiderio di chiedergli conferma di quello che è stato detto.
Non mi piace nemmeno che si usino termini come “quelli che conosciamo, i soliti ” ecc. è successo .
Vorrei credere che nel forum non ci siano persone che sappiano chi sono i soliti a cui ci si riferisce e che, se lo sapessero , con lealtà andassero a chiedere…….ho sentito dire………perchè?
Le campane sono due e la posta è talvolta la nostra dignità di insegnanti.
Trovo inoltre utile che chi critica non lo faccia anonimamente , in questo modo tutti possono avere le tessere per poter interpretare meglio i fatti. ( visto che sono proposti a tutti)

citazione:

A proposito del raccontarmi, ti chiedo scusa ma non è questo il modo nel il luogo, non si può raccontare brevemente la storia personale


A questo proposito sopra forse ho ecceduto nel raccontarmi, me ne scuso, ma mi sembrava di dare un attimo più valore alla mia posizione di professionista .
Ancora una volta non sarei intervenuto se la critica fosse stata più circoscritta.
Non vorrei avervi seccato ( un piccolo dubbio mi è venuto) soltanto il mio amico Alessio ha fatto cenno a quello che avevo scritto
Saluto tutti facendo gli auguri di Natale

Silvano

angelo orientale

citazione: Messaggio inserito da fabiobranno
….Un organo superiore che si occupa di controllo, ovviamente.
e nell’
aikido qual’è quest’organo superiore? La federazione di appartenenza, ari-ovviamente.

 

siamo certi di questo? esempi per smentire la tua tesi ne sono cosi tanti da poter riempire almeno 3 pagine del forum. ma per tornare all’aikido tutte le cosidette “federazioni” sono solo libere associazioni che si autoregolamentano e, anche da noi, nel recente passato abbiamo potuto toccare con mano che esistono quelli che sono più uguali tra gli uguali quindi ….

citazione:

In tutte le aree in cui esiste il professionismo, deve necessariamente esistere un controllo qualità, che garantisca a chi paga l’esistenza di un servizio.

si ed esistono anche gli enti che rilasciano le varie certificazioni di qualità (poi chi controlla l’operato di questi enti? basta guardarsi intorno e ci facciamo un sacco di risate su molti che hanno avuto l’iso 9000 ecc. ecc. ecc.).
e nell’aikido quale ente può fare il controllo di qualità e rilscia i certificati? la federazione? non credo. l’associazione? non credo. quindi chi? da questo punto di vista secondo me solo lo shihan di riferimento. ma visto che di shihan, per nostra fortuna, ce ne sono tanti potrebbe capitare che la certificazione di x avendo altri criteri diversi dai tuoi x rilasciare la “certificazione di qualità” a te può sembrare che non siano di qualità. e il discorso a questo punto ricomincia.

citazione:

Laddove una federazione-associazione si occupa di gestire i professionisti di cui si avvale come consulenti, siano essi commercialisti, avvocati o aikidoka, in modo da ottenere sempre il meglio per gli associati, allora essi sono una categoria indispensabile.
Ciò obbliga il consulente a comprendere le esigenze dell’associazione
.


dal mio punto di vista il tuo approccio è sbvagliato. secondo me è la struttura che dice esattamente cosa vuole, quando lo vuole, da un professionista. quindi non è il consulente che deeve capire l’esigenza dell’associazione, ma è esattamente il contarrio. è l’associazione che deve in maniera precisa e puntuale quali sono le proprie esigenze e da questo far discendere il lavoro del professionista.


citazione:

A volte invece vediamo il contrario: le associazioni che promuovono le esigenze dei professionisti. Ed è chiaro che tutto ciò che ne consegue è perverso.


concordo. ma ci fai qualche esempio concreto?

Luigi Branno

La Grecia antica orbitava attorno alle idee, il Medioevo attorno alla fede, il periodo moderno attorno alle possibilità – che oggi sappiamo sopravvalutate – della ragione. Oggi il paradigma è il mercato. “Consumo, quindi esisto” e per consumare si ha bisogna di denaro. Da utile mezzo è diventato fine, da servo si è fatto padrone, crediamo di maneggiarlo ed invece ci manipola, crediamo di usarlo ed invece ci usa, crediamo di muoverlo ed invece ci fa muovere, anzi trottare, crediamo di possederlo ed invece ci possiede. Inoltre, considerato globalmente, il denaro ha raggiunto un tale stratosferico volume e lo abbiamo caricato di tali aspettative che, prima o poi, gonfiato a dimensioni oniriche, imploderà con conseguenze devastanti.
I teologi, cristiani e mussulmani, sono sempre rimasti impressionati dalla capacità di possessione del denaro e dalle devastazioni che può compiere nell’animo umano. Più laicamente i marxisti più ortodossi l’hanno dannato perché sarebbe lo strumento per appropriarsi del lavoro altrui. Gli psicoanalisti lo apparentano allo sterco, per il piacere che se ne trae sia nell’espellerlo che nel ritenerlo. Ma se è sterco è uno sterco molto speciale, trascendente e metafisico: è, per dirla con Lutero, lo sterco del Demonio. Il denaro non aumenta di nulla la ricchezza del mondo, perché può acquistare unicamente ciò che c’è già, può trasferire solo la titolarità della proprietà delle cose. Può spostare ricchezza, non è esso stesso ricchezza.. Il denaro raggiunge la sua perfezione e la sua purezza quanto più si smaterializza, perché il denaro in quanto tale non esiste in natura: è un’astrazione. Infatti in qualsiasi forma si presenti (moneta-merce, oro, monete metalliche, cartamoneta, banconote, azioni, obbligazioni, registrazioni in conto corrente, impulsi elettronici, tacca con cui il barista segna che gli devo un caffè) il denaro è una promessa. Funziona da intermediario nello scambio non perché è un valore materiale ma in quanto è una promessa.
Altrimenti si tratterebbe di un baratto, di un semplice scambio di cosa contro cosa. Chi detiene il denaro è in possesso di una promessa che qualcuno, per il momento indefinito, farà qualche cosa per lui (gli fornirà una merce, un servizio, eccetera). La moneta invece è il segno dell’esistenza di questa promessa. Il denaro quindi, separandosi dalla moneta, assume la forma del credito. Acquista quindi un’esistenza del tutto autonoma, staccata dalle specifiche merci e, pur non possedendo più alcun valore intrinseco, diventa a sua volta merce in quanto denaro. La lunga premessa ha lo scopo di evidenziare l’enorme potenza generativa del denaro in termini di aspettative, promesse e l’infida sua costituzione interna. Persa la materialità esso si insinua con maggiore facilità finendo per determinare la natura delle relazioni tra gli esseri umani. Inevitabile l’equazione: più denaro=maggiore qualità, maggiore desiderabilità, più valore aggiunto in termini di immagine ed illusione di appartenenza ad una categoria di persone definite” di successo”. Non è facile per la famiglia, la scuola e la religione proporre ai bambini e ai giovani i valori etici, in una società che venera il denaro e chi lo ostenta. Il mercato si occupa di formare, da subito, giovani compratori e criteri di valutazione, da subito, diventano il costo, il prezzo in denaro ed il plus valore in termini di affettività e di rafforzamento dell’ego che il prodotto riesce a fornire. Questo sistema di orientamento viene, poi, automaticamente utilizzato in qualunque contesto, per qualsiasi genere di relazione. Il rapporto insegnante-allievo presenta una notevole complessità nell’indagine per il semplice fatto che, ovviamente, esso è un rapporto a due termini. Tale relazione non è di natura neutra poichè caratteristiche e modificazioni di uno dei termini può incidere pesantemente sui modi e le peculiarità dell’altro.

Corretta definizione di professionalità :
1)il carattere professionale di un ‘attività, cioè il fatto che chi la esercita ne tragga un guadagno continuativo.
2)capacità professionale, competenza, serietà e rigore nell’esercitare un’attività
(Dizionario Garzanti della lingua italiana).

E’ probabilmente contenuta in questa ambivalenza la maggiore difficoltà riguardante il primo termine (insegnante professionista) poichè non fornisce alcuna indicazione sulla natura dello stesso. Un insegnante competente, scrupoloso, serio e rigoroso che non trae guadagno dalle sue lezioni può essere definito professionista così come, traendo un guadagno continuativo dall’attività di insegnante, si è automaticamente insignito della qualifica di professionista. Viene da se che l’essere un professionista nel primo caso non può che essere un fatto positivo per la scuola e l’
aikido in generale, mentre nel secondo caso, compromessi e realistici aggiustamenti possono essere necessari. Un esempio su tutti: realizzare stages alla cui partecipazione sono ammessi tutti i gradi, (dan, kyu e spesso appartenenti ad altre discipline) pur avendo lucida coscienza di dover strutturare la lezione, in fin dei conti, a discapito di tutti.
Abbiamo parlato di una relazione a due termini: all’allievo spetta la sua quota di responsabilità sull’andamento della relazione. L’
aikido ha pochi allievi rispetto ad altre arti marziali in quanto è un qualcosa che difficilmente si può possedere velocemente e senza sacrifici. L’allievo crede di poter risolvere, in funzione della sua mentalità figlia dei nostri tempi, ogni cosa attraverso il medio rappresentato dal denaro: regolarità nella frequenza, applicazione e qualità dell’apprendimento, attività ed impegno nella vita e per la vita della scuola. Tutto ciò si traduce in mancanza di competenza, mancanza di riflessione scelte spesso in linea con le seduzioni del mercato: è desiderabile ed è di qualità ciò che ha un costo elevato, quindi uno stage costoso (in rapporto al grado del maestro di turno) è sicuramente un buon investimento. L’allievo non si domanda se ciò che va a praticare è in linea con l’impostazione del proprio insegnante, se il tema dello stage troverà una collocazione armonica nell’ambito del proprio personale percorso di crescita, cose non significative se ciò di cui si ha bisogno sono suggestioni ed atmosfere. E forse, spesso, si cerca solo questo….

naruto79

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
Un insegnante competente, scrupoloso, serio e rigoroso che non trae guadagno dalle sue lezioni può essere definito professionista così come, traendo un guadagno continuativo dall’attività di insegnante, si è automaticamente insignito della qualifica di professionista.


A me pare che la definizione data in precedenza sia chiara: in senso allargato il termine “professionista” indica una persona che svolge la propria attività in modo serio e scrupoloso, senza necessariamente percepire un guadagno. Nel secondo caso non è l’insegnante che percepisce denaro ad essersi “automaticamente insignito” del titolo di professionista, ma è la lingua italiana a definirlo tale.

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
Viene da se che l’essere un professionista nel primo caso non può che essere un fatto positivo per la scuola e l’aikido in generale, mentre nel secondo caso, compromessi e realistici aggiustamenti possono essere necessari. Un esempio su tutti: realizzare stages alla cui partecipazione sono ammessi tutti i gradi, (dan, kyu e spesso appartenenti ad altre discipline) pur avendo lucida coscienza di dover strutturare la lezione, in fin dei conti, a discapito di tutti.


E chi ha deciso che una simile equazione “viene da sè”?! Significa forse che tutti gli insegnanti di
aikido che non hanno guadagni (ma è poi davvero così? io non ho ancora sentito parlare di corsi di aikido gratuiti!) sono da considerarsi professionisti e quindi figure positive? Non credo proprio. E dove li mettiamo tutti quelli che non solo non percepiscono un guadagno, ma non insegnano nemmeno con scrupolosità e correttezza? Cosa fanno loro per l’aikido? O forse questa categoria non esiste? Qual’è allora la categoria che presenta davvero i difetti peggiori? O il denaro è l’unica scriminante possibile?
Mi è già stato detto di non fare nomi, ma non ne vedo il motivo, quindi torno a chiedervi: qualcuno l’ha detto al Maestro Tissier che deve essere, suo malgrado, inserito nella categoria dei professionisti che hanno la necessità di scendere a “compromessi e realistici aggiustamenti”, di coloro che sono costretti a “strutturare la lezione, in fin dei conti, a discapito di tutti”?
Lo chiedo perchè mai come in questi anni mi sembra che gli stage del nostro Maestro siano frequentati da praticanti di gradi diversi e non solo… molte sono le presenze registrate di appartenenti ad altri gruppi. Ho amici dell’Aikikai che ne sono l’esempio più evidente. Non per questo mi pare che gli stage del Maestro Tissier siano di qualità inferiore rispetto a qualche anno fa.
E non venitemi a dire che lui non è nominabile, o quanto meno spiegatemi il perchè.
Perchè si ammettono gli interventi di chi si permette di fare voli pindarici, somministrandoci generalizzazioni improponibili, e poi si precisa che non si può invece portare a conclusione tali generalizzazioni come appare più naturale?


citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
L’allievo crede di poter risolvere, in funzione della sua mentalità figlia dei nostri tempi, ogni cosa attraverso il medio rappresentato dal denaro: regolarità nella frequenza, applicazione e qualità dell’apprendimento, attività ed impegno nella vita e per la vita della scuola. Tutto ciò si traduce in mancanza di competenza, mancanza di riflessione scelte spesso in linea con le seduzioni del mercato: è desiderabile ed è di qualità ciò che ha un costo elevato, quindi uno stage costoso (in rapporto al grado del maestro di turno) è sicuramente un buon investimento.


Eh si. “Non ci sono più i giovani di una volta”. Lo dice sempre anche mia nonna.
Pensavo che lamentarsi dei tempi grami, della gioventù sciocca e dissennata, del male del denaro, della corruzione, dell’entropia dell’universo, fossero esercizi retorici da utilizzare per riempire il tempo e l’aria di parole. In estate, al bar, in ascensore… prendo atto che è esercizio necessario anche sui forum.

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
L’allievo non si domanda se ciò che va a praticare è in linea con l’impostazione del proprio insegnante, se il tema dello stage troverà una collocazione armonica nell’ambito del proprio personale percorso di crescita, cose non significative se ciò di cui si ha bisogno sono suggestioni ed atmosfere. E forse, spesso, si cerca solo questo….


Caspita! E’ proprio un allievo sconsiderato! Davvero un cattivone. Siamo davvero sicuri che però questi soggetti rappresentino la maggioranza? E se invece discutessimo della possibilità che alcuni allievi non si pongano il problema della linea tecnica perchè, stringi stringi, nemmeno il loro istruttore sa che via sta percorrendo?!

 

marco

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
Un insegnante competente, scrupoloso, serio e rigoroso che non trae guadagno dalle sue lezioni può essere definito professionista…


No, perchè gli manca il carattere professionale dell’attività, come dice il Garzanti da te citato. Può essere un ottimo insegnante, anche meglio di un professionista, ma non un professionista.
Così come un professionista, senza competenza, sarà un professionista fasullo.
Ma io ti domando: “perchè, essere insegnante professionista di qualsiasi cosa che non sia l’Aikido, non crea nessun problema? Perchè il “vil denaro” lo è solo se si parla di Aikido?
Perchè un insegnante di Aikido dovrebbe spendere il suo tempo senza essere ricompensato?
Crediamo di essere dei missionari dell’aiki?
O dei gran Maestri di chissà che religione?”
Io mi reputo un semplice insegnante e allievo a mia volta.
Reputo l’
aikido e l’insegno come una semplice attività fisica e relazionale. Prendo un compenso(poco) e non me ne vergogno, ma ho un lavoro che me lo permette. Sono abituato a rispettare il lavoro degli altri e così rispetto chi ha scelto l’insegnamento dell’aikido come professione.
Dovremmo contestare piuttosto tutti i preti che prendono uno stipendio per quello che fanno, visto che in quel caso di religione si parla, ma chissà come mai questo non sconvolge nessuno.
Mi cito:
“Ma a mio avviso il problema/la domanda è un’altra: “vediamo l’
aikido come una religione o come una “semplice” attività/disciplina?”

angelo orientale

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
…..Un esempio su tutti: realizzare stages alla cui partecipazione sono ammessi tutti i gradi, (dan, kyu e spesso appartenenti ad altre discipline) pur avendo lucida coscienza di dover strutturare la lezione, in fin dei conti, a discapito di tutti….


quindi consigli di non venire il prossimo 23 febbraio allo stage di tissier perchè tanto è aperto a tutti e quindi sarà a discapito a tutti

 

nino

citazione: Messaggio inserito da Luigi Branno
La Grecia antica …..


Scusa Luigi ma l’incipit del tuo intervento, per quanto fascinoso, denuncia solo un disfattismo nel pensiero e nell’azione, su ogni pensiero e su ogni azione presente e futura.
Sostanzialmente una riflessione poco utile… il denaro era presente in grecia come oggi: re Mida non è il personaggio di un romanzo di Camilleri e la potenza negativa del denaro è conosciuta da sempre.
Se poi vogliamo citare la psicanalisi dovremmo almeno dire che una potenza simile va anche attribuirla alle categorie del “potere” e del “sesso”… vogliamo parlare del fatto che l’ambiente delle arti marziali non è escluso e senza sostanziali differenze tra ambiente professionistico e amatoriale? Se dovessi usare una citazione biblica ricorderei il “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e otterremmo che neanche una mosca volerebbe nel timore di essere confusa con una pietrolina che darebbe qualche illusione di purezza.
Possiamo anche fare esercizio di filosofia da salotto ma non servirebbe alla filosofia e soprattutto non serve a noi.
La questione è sostanzialmente diversa è rimane su un piano diverso.
Possiamo condire ogni nostro pensiero e azione di sovrastrutture ideologiche, dalla teologia al materialismo storico con incursioni sulla psicoanalisi ma la sostanza è che il professionismo in
aikido (fenomeno piuttosto marginale) viene equiparato alle piaghe d’egitto.
Il passo in più che tu compi è affermare che gli allievi sarebbero dei mentecatti incapaci di pensiero proprio e succubi del dio denaro e, quindi, complici nell’assassinio dell’
aikido.
Posso domandare quale cosa accada nei dojo da giustificare tutti questi alibi?
Chiudendo ancora una riflessione: ho sempre pensato che il fatto di avere principianti e avanzati sullo stesso tappeto e insieme nella pratica fosse il “plus” dell’
aikido e non un elemento critico.
Ho sempre pensato che qualunque fosse la motivazione (e la professione) dell’insegnante egli avrebbe cercato di “sentire” le domande dei propri allievi per indirizzare la propria azione in senso più utile avendo ben chiara la differenza tra percorso e finalità.
Ho sempre pensato che un insegnante dovrebbe cercare di farsi domande e di non dare risposte, confidando nelle qualità degli individui di apprezzare il metodo di indagine e applicarlo a loro volta…
Vedo che si affermano cose molto diverse… pazienza, libero pensiero, ma non cercate di farlo divenire dogma.

Alessio

Davvero stimolante questa discussione, sta progredendo in maniera evolutiva, toccando tutti gli aspetti dell’argomento.

Quoto per intero l’ultimo scritto di Marco, e trovo intelligenti talune considerazioni di Nino.

Non concordo su questa informazione del M° Branno: “L’allievo non si domanda se ciò che va a praticare è in linea con l’impostazione del proprio insegnante, se il tema dello stage troverà una collocazione armonica nell’ambito del proprio personale percorso di crescita, cose non significative se ciò di cui si ha bisogno sono suggestioni ed atmosfere. E forse, spesso, si cerca solo questo….”
E’ decisamente un sottovalutare le capacità di un allievo.
Come una volta scrisse Fabio: l’allievo è solo un neofita, non un *****.
Certo per la definizione della sua personalità marziale sono necesari taluni requisiti da considerare: qualità personali (sensibilità, capacità, intelligenza mentale e motoria), qualità ambientali (insegnante capace e sensibile a sua volta, compagni di lavoro) ed opportunità (stage, altri insegnanti, orari comodi).

Negli ultimi anni ho assistito a considerazioni fatte da alcuni allievi prima e dopo uno stage, prima e dopo una lezione o semplicemente dopo aver visto un video; considerazioni che mi hanno lasciato piacevolmente stupito per la maturità delle stesse.
Maturità che una volta non era così a portata.
Gli allievi hanno preferenze, coscenza e crescita…e formulano anche scelte.

marco

citazione: Messaggio inserito da Alessio
Gli allievi hanno preferenze, coscenza e crescita…e formulano anche scelte.


…E se cominciassimo a chiamarli compagni di pratica e gli consentissimo libertà di parola e azione ..troppe sorprese avremmo.

Luna

citazione: Messaggio inserito da Alessio
Davvero stimolante questa discussione, sta progredendo in maniera evolutiva, toccando tutti gli aspetti dell’argomento.

Quoto per intero l’ultimo scritto di Marco, e trovo intelligenti talune considerazioni di Nino.

Non concordo su questa informazione del M° Branno: “L’allievo non si domanda se ciò che va a praticare è in linea con l’impostazione del proprio insegnante, se il tema dello stage troverà una collocazione armonica nell’ambito del proprio personale percorso di crescita, cose non significative se ciò di cui si ha bisogno sono suggestioni ed atmosfere. E forse, spesso, si cerca solo questo….”
E’ decisamente un sottovalutare le capacità di un allievo.
Come una volta scrisse Fabio: l’allievo è solo un neofita, non un *****.
Certo per la definizione della sua personalità marziale sono necesari taluni requisiti da considerare: qualità personali (sensibilità, capacità, intelligenza mentale e motoria), qualità ambientali (insegnante capace e sensibile a sua volta, compagni di lavoro) ed opportunità (stage, altri insegnanti, orari comodi).

Negli ultimi anni ho assistito a considerazioni fatte da alcuni allievi prima e dopo uno stage, prima e dopo una lezione o semplicemente dopo aver visto un video; considerazioni che mi hanno lasciato piacevolmente stupito per la maturità delle stesse.
Maturità che una volta non era così a portata.
Gli allievi hanno preferenze, coscenza e crescita…e formulano anche scelte.

Sulle considerazioni del Sig.Nino stendiamo un velo pietoso …. a quanto pare, mentre per il resto dell’universo conosciuto le cose hanno sicuramente aspetti positivi ed altri negativi…a quanto pare non esiste un solo aspetto negativo, se non altro logicamente, razionalmente, realisticamente possibile del fattore denaro nel mestiere “insegnante di aikido“….è fantastico…avevamo “il perfetto, il sublime sotto gli occhi e non lo avevamo scorto….per ciò che riguarda le parole di Alessio….mai vista una simile accozzaglia di ipocrisie…se tutto fosse così meraviglioso, gli allievi così brillanti ed accorti, consapevoli e critici e lucidi….il panorama aikidoistico italiano avrebbe un’altra faccia e non solo i soliti Fabio Branno e famiglia, tu Alessio e pochi altri…..Non si tratta di definire gli allievi degli *****…ma solo invitarli a riflettere e fare meglio…ma tanto uno che al momento giusto…è Natale, si ammanta di bontà e si mette l’aureola …si trova sempre…auguri a tutti….

marco

citazione:
Gli allievi hanno preferenze, coscenza e crescita…e formulano anche scelte.


E se cominciassimo a chiamarli compagni di pratica e gli consentissimo libertà di parola e azione ..troppe sorprese avremmo.

….La seconda che hai detto…

 

angelo orientale

citazione: Messaggio inserito da Luna
Sulle considerazioni del Sig.Nino stendiamo un velo pietoso …. a quanto pare ,mentre per il resto dell’universo conosciuto le cose hanno sicuramente aspetti positivi ed altri negativi…a quanto pare non esiste un solo aspetto negativo ,se non altro logicamente,razionalmente,realisticamente possibile del fattore denaro nel mestiere “insegnante di aikido“….è fantastico…avevamo “il perfetto,il sublime sotto gli occhi e non lo avevamo scorto….per ciò che riguarda le parole di Alessio….mai vista una simile accozzaglia di ipocrisie…se tutto fosse così meraviglioso,gli allievi così brillanti ed accorti,consapevoli e critici e lucidi….il panorama aikidoistico italiano avrebbe un’altra faccia e non solo i soliti Fabio Branno e famiglia,tu Alessio e pochi altri…..Non si tratta di definire gli allievi degli *****…ma solo invitarli a riflettere e fare meglio…ma tanto uno che al momento giusto…è Natale ,si ammanta di bontà e si mette l’aureola …si trova sempre…auguri a tutti….


caspita avevamo il massimo della conoscenza dell’arte e delle persone su questo forum e non ci siamo mai accorti? questa perla di saggezza dovrebbe essere valorizzata, fatta conoscere, ascoltarla e assimilare tutto quello che dice. dovremmo portarla in spalla in una religionissima processione.

 

Alessio

citazione: Messaggio inserito da Luna
per ciò che riguarda le parole di Alessio….mai vista una simile accozzaglia di ipocrisie…se tutto fosse così meraviglioso,gli allievi così brillanti ed accorti,consapevoli e critici e lucidi….il panorama aikidoistico italiano avrebbe un’altra faccia e non solo i soliti Fabio Branno e famiglia,tu Alessio e pochi altri…..Non si tratta di definire gli allievi degli *****…ma solo invitarli a riflettere e fare meglio…ma tanto uno che al momento giusto…è Natale ,si ammanta di bontà e si mette l’aureola …si trova sempre…auguri a tutti….


E meno male che è Natale….se era Pasqua che scrivevi?

Se siamo arrivati a definire ipocrisia uno scritto, presumo sia arrivato il momento di chiudere la discussione.
Mi sa che non hai capito la mia opinione, ma non è importante credo…

 

fabiobranno

Richiamo l’utente “Luna”, che è evidentemente poco pratico non solo del nostro forum ma anche di netiquette.
Cortesemente chiedo toni pacati e discussioni che non tocchino le sfere personali.
E’ l’ultimo richiamo prima di chiudere il topic.
FB

 

Luna

Mio Caro Fabio
in effetti l’utente Luna è poco pratica…non è abituata ad aggressioni inutili e strumentali,a discorsi di parte ,alla mancanza di sincerità ,alla critica a tutti i costi ,che riesce addirittura a fare a meno del senso letterale del discorso…ignorandolo completamente.Questo mi ha fatto perdere la pazienza e mi spiace di aver avuto toni poco piacevoli.Non parlo il vostro linguaggio,meglio salutare…chi resta…e rinnovare gli auguri.

 

AgoDan

Buon Natale e felice anno nuovo a tutti, il 2008 sarà un anno bellissimo.

dopo aver letto tutti i post, mi sono fatto una domanda molto semplice.

Quando si va ad uno stage di un maestro Giapponese, Francese o Italiano, le tasse italiane loro le pagano?

Baci a tutti

 

Alessio

Bella domanda.
Ti rispondo al volo per quanto riguarda l’Italia.
Gli stage sono al nero; normalmente le tasse si pagano in relazione al reddito certificato.
E chi è che va a certificare uno stage?

 

AgoDan

Allora vi faccio una domanda molto semplice.
I grandi maestri Tada, Tissier, Endo, Asai, Fujimoto etc…..
Sono professionisti secondo voi?
O praticano l’
aikido per amore?
Per andare ha uno stage di Tada devo minimo fare 20 ore di staordinario e non posso scaricalo nel 740.
Se questi maestri non sono professionisti perchè hanno raddoppiato
o triplicato la quota dei loro stage?
Non dico di venire gratis, ma per l’amore dell’
aikido o per divulgarlo, non possono ridursi la parcella visto che non pagano le tasse?

 

Alessio

Aspè Ago…..lo stage di Tissier o di Fujimoto non costa più di tanto.
E poi ti aggiungo riflessioni personali: se lo stage in questione non fosse di AM, ma di danza classica o musica, quanto lo valuteremmo?
Quanto valuteremmo un fine settimana con uno dei più grandi artisti del mondo?
E poi, la valutazione secondo quale parametro la vogliamo effettuare?
Al dan?
Al piacere di stare in un certo posto con certe persone a praticare?
O a quanto riusciamo a portare a casa tutte le volte?
Se fosse solo sulla base dell’ultima valutazione, a Tissier dovrei dare un 2-300 euro ogni fine settimana che l’ho visto.
Invece caccio solo 40 € al max.

 

AgoDan

Hai perfettamente ragione Alessio
mi hai letto nel pensiero, gli stage di Aikido sono un modo per incontrarsi tutti insieme.
Tissier è l’unico che riesce a richiamare hai suoi stage quasi tutte le federazioni esistenti in Italia.
Il mio pensiero va a quelle persone che non lavorando o studiano e devono sudare per venire agli stage.
Tissier quando l’ho conosciuto faceva pagare agli stage 25000£ ora sono quasi 80000£ (in lire italiane).
Per vedrelo spenderei 100 Euro, ma il mio stipendio non e raddoppiato o triplicato.

Alessio

non tocchiamo l’argomento euro…sono molto sensibile al riguardo.

 

 



6 commenti

  1. Nando wrote:

    Normalmente non partecipo a forum ma il tema è abbastanza intrigante. In Giappone vi sono stati grandi maestri come Shirata ed Hikitsuchi che ritenevano sconveniente fare dell’aikido una professione. Pare che anche O sensei non volesse toccare i soldi ma li facesse posare sul kamiza. Li prendeva la moglie. Oggi mi sembra che le realtà convivano abbastanza in maniera non conflittuale. Sicuramente si può fare un cattivo uso della propria professione, anche nell’aikido. Ma sicuramente ci possono essere realtà “amatoriali” che fanno soldi e danni. Basta farsi un giro su youtube per farsene un’idea. Il tema potrebbe però essere anche un’altro: ” i dilettanti” (quelli che fanno un’attività per diletto) possono fare un lavoro buono quanto quello dei professionisti per la diffusione dell’aikido? Io credo onestamente di si. Prevengo una facile confutazione e cito l’unico nome che mi sembra sia stato citato. Conosci dei dilettanti bravi come Tissier? La risposta potrebbe essere duplice: Si, ho conosciuto in Giappone degli insegnanti che erano bravi come e più di Tissier e non facevano dell’aikido una professione. No, se parlo della realtà italiana che conosco. Ma per questo non conosco nessun professionista italiano che sia bravo come Tissier. Il problema è se essere bravi coincida sempre con l’essere bravi insegnanti. Io credo che lo sforzo doveroso di un insegnante debba essere quello di essere appunto uno che insegna. Che è dotato degli strumenti non solo tecnici per trasmettere quella che è a tutti gli effetti un’arte e non uno sport, dove normalmente si sa chi è il più bravo. Quindi amore e didattica, passione e metodologia dell’insegnamento.Questo deve essere patrimonio di tutti gli insegnanti, poi se ci si guadagna da vivere così che c’é di male ?

  2. Silvio wrote:

    Ne parlavamo giusto ieri ad allenamento: io sono un professionista della musica, mi faccio pagare per dare lezioni. Non trovo sbagliato che si paghi qualcosa per compensare un minimo il docente e per fare un piccolo rimborso spese viaggio e cibo, eventualmente alloggio.
    Ma pagare 50 euro per delle lezioni collettive mi pare francamente troppo!!! Io pagavo 45 euro per delle lezioni INDIVIDUALI con grandissimi maestri di musica!!! Se poi il gruppo diventa numeroso allora è proprio un furto…

  3. Angelo Armano wrote:

    A distanza di un bel pò di tempo mi sono imbattuto nel blog conseguente al mio articolo sul professionismo. Qualche cosa, non molto, ha attratto la mia attenzione.
    No, l’Aikido non è una religione, anzi “…è la religione della non religione” diceva il petulante vecchietto giapponese che l’ha inventato, aggiungendo pure che grazie all’Aikido lui cooperava con gli 8 milioni di dei e che poteva sentire il divino ovunque si trovasse. La componente spirituale pare innegabile, sprovvista pure di integralismi religiosi e faziosità. O è solo il delirio della demenza senile…come sfacciatamente sostiene qualche capoccione dell’Aikido?
    Nino lo conoscevo di vista agli stage di Tissier, e l’impressione che avevo tratto dalla sua persona e dal suo Aikido, me lo aveva fatto stimare spontaneamente. L’estate scorsa abbiamo praticato insieme e ci siamo parlati. Sono bastate due battute per fugare, ritengo, ogni equivoco. Chi fa bene ciò che gli piace, compreso il lavoro, non ha motivo di sentirsi toccato. Rifletta però se e quanto è avido e ce ne sono in giro. Ognuno soppesi nel suo intimo qual’è il prezzo a cui è disposto a vendere l’Anima o se quest’ultima per lui è la cosa più importante. Per Osensei lo era.
    Ogni eccezione ha la sua regola, diceva Totò.
    Il tentativo di amplificazione della questione fatto da Luigi mi pareva serio e non meritava di essere liquidato con troppa sufficienza. La componente spirituale, senza la quale non c’è neanche il nome della nostra disciplina, chiede approfondimento e non metafore del tipo:
    “…l’Aikido è nient’altro che…”
    Angelo Armano

  4. Ciao a tutti.

    Come tanti miei colleghi svolgo la libera professione, amo il mio lavoro che mi da tante soddisfazioni, e mi fa guadagnare i soldini per vivere decorosamente.
    Insegno AIKIDO da pochi anni appena 7 , e lo faccio per una grande passione, nonostante le mie due ernie al disco ed un ginocchio distrutto.
    Se praticassi per puro lucro, credo che queste condizioni mi sarebbero di impedimento; ma grazie alla suddetta grande passione, tutto diventa relativo.
    Insegnare per il vil denaro mi farebbe sentire (scusate il volgare esempio) non come una donna che lo fa… per puro piacere, bensì come una delle tante mercenarie che non provano nulla, ma lo fanno solo per denaro.
    Naturalmente questo un mio pensiero non intende turbare coloro che fanno dell’AIKIDO un professionismo, e ciò non toglie che questi amino la nostra disciplina, lo è d’esempio il mio vecchio maestro di Bari F.R che è un professionista e pratica con una bravura ed un amore a dir poco fuori dal comune.

    E’ un fatto puramente personale.

    Ciao.

  5. Luca Mancini wrote:

    E’ proprio grazie ai professionisti dell’Aikido che esso è ancora un’arte marziale e una nobile via. Come può uno che pratica Aikido nel tempo libero allenarsi e allenare gli altri decentemente? Il maestro Tada è un professionista dell’Aikido, lo era anche il nobile Hosokawa e lo sono molti loro allievi. Che significa ciò? che stanno uccidendo l’Aikido? Il mio maestro, e altri come lui, allievi di Tada, sono professionisti dell’Aikido ma non mi sembra che facciano nulla di male o distruggano un’arte marziale nobile… piuttosto, con il loro lavoro quotidiano aggiungono nobiltà alla nobiltà, contribuendo il diffondersi di certi valori all’interno di una società che sembra aver perso i propri…
    come possono dei fornai, degli insegnanti, degli avvocati, dopo are e ore di duro lavoro passato ad una scrivania andare ad allenare e allenarsi senza arrivare col fiatone dopo la centesima caduta? Tutti possono fare 50 ukemi, il punto è che un maestro dovrebbe farne 300 in più dei suoi allievi. E dovrebbe dedicare molte più ore alla sua preparazione di quelle che gli dedicano i suoi allievi… Come e dove può un dilettante trovare il tempo di fare ciò? Dopo otto ore di scrivania o di cantiere ci si mette l’hakama e ci si allena per 6 ore? Con quali energie? MA non scherziamo…
    Se i samurai si allenavano e non lavoravano c’era un motivo: dedicare tempo ed energie a qualcosa in cui credevano. Tutti possono praticare Aikido, intendiamoci, il punto è che per INSEGNARE ED ALLENARE bisogna dedicare tempo ed energie solo a quello, altrimenti lo si farà male. Il dramma dell’Aikido non sono i professionisti, sono i troppi dilettanti che pretendono di insegnare!!!

    Un professionista va pagato perché il suo tempo è denaro e perché trasmette degli insegnamenti che un dilettante non può trasmettere!!!
    Se gli AVVOCATI vengono pagati per le loro consulenze e i praticanti degli studi legali invece no… ci sarà un motivo… gli avvocati sono professionisti e i praticanti no…
    L’Aikido non è un’istituzione necessaria, proprio per questo siamo liberi di scegliere da chi praticare e come e io personalmente non sceglierei mai di praticare da un dilettante perché non avrebbe senso pagarlo. Per cosa poi? Pagare 50 euro al mese un professionista significa pagare poco; pagare 20 euro al mese un dilettante significa pagare tanto!

    saluti e arrivederci
    L.

  6. Marco wrote:

    Se devo dire la mia, con tre amici ho comprato i tatami anni fa (circa)e dopo tre anni rinunciammo a fare i conteggi di rientro.
    L’aikido dona tante belle cose e io ho avuto la fortuna di conoscerlo,praticarlo e poter donare. Questo ha guidato la mia pratica da oltre 25 anni. Ma la mia è solo fortuna.
    Marco di Genova

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