Questa analisi, fatta da un non italiano, non ha né l’intenzione né tantomeno la pretesa di spiegare in maniera esaustiva il “perché” e il “come” della situazione politica dell’Aikido in Italia a partire dalle sue origini. Non è questo il suo scopo. Si tratta piuttosto di uno strumento di lavoro…
La porzione che Morihei ha estrapolato dal Kashima, l’Aikiken, ha la caratteristica di richiedere un approccio poco tecnico allo studio, riducendo i gesti e le azioni a pochi semplici tagli, quasi tutti in risposta ad attacchi di shomen, per privilegiare l’aspetto interiore dell’addestramento, mutuando dal Ken Jutsu (tecniche di sciabola) il Ken Shin (lo spirito della spada).
… “Partendo dalla percezione del corpo, l’aikido ha come scopo la liberazione dello spirito; il mezzo è la pratica da farsi in due: tori è colui che porta la tecnica, e uke, colui che la riceve. Al masssimo livello tori e uke si compenetrano in una’alternanza di ruoli non bene identificabili”…
di Fabio Branno
Pubblicato su ARTI d’ ORIENTE settembre 2000
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