Reiki e Aikido

Il reiki è considerato, dai suoi sostenitori, una pratica terapeutica alternativa. Col nome reiki Mikao Usui definì il metodo con il quale si armonizza la consapevole connessione tra l’energia vitale universale (rei) e quella parziale (ki) in un individuo. Essi vengono armonizzati a livello del cuore e da lì espressi e manifestati come Reiki o Vibrazione di Luce.  Mikao Usui era un monaco cristiano giapponese e verso la fine del 1800 si dedicò alla ricerca, tra gli antichi testi sacri orientali ed occidentali, degli insegnamenti di guarigione tramandati dal buddismo e dal cristianesimo. Non vi  trovò risposte chiare e convincenti e si ritirò, quindi, in un monastero Zen  per un ritiro spirituale di meditazione che gli permise la consapevole comprensione, il ventunesimo giorno, ricevendo direttamente dal Cosmo l’iniziazione al Reiki e tutte le direttive per poterla incanalare, trasmettere ed insegnarla. Si parla di leggenda in quanto non esistono documenti che possano comprovarlo. Di certo si sa che è stato il primo maestro e che ha iniziato tanti altri, tra cui Chujiro Hayashi, fondatore della prima Clinica Reiki sulle isole Hawaii, in occidente. A Tokio, nel Tempio Saihoji, vicino alla tomba di Usui Sensei c’è scritto: “Colui che si dedica con impegno allo studio e alla meditazione e lavora instancabilmente per migliorare il corpo e la mente allo scopo di diventare una persona migliore è chiamato un uomo dalla grande anima. Coloro che utilizzano questo dono per scopi sociali, ovvero indicare la retta via a molte persone e operare per il bene comune, sono chiamati maestri. Usui era uno di questi maestri. Egli insegnò il Reiki Universale. Innumerevoli persone andarono da lui e gli chiesero di insegnare loro la grande via del Reiki”  La parola reiki, in lingua giapponese, indica l’energia vitale che pervade tutto e si trova ovunque, anche in noi stessi.  REI indica UNIVERSO – KI indica  ENERGIA  quindi REIKI indica ENERGIA UNIVERSALE. Molto semplice, eppure si sono scritti numerosi testi per spiegare cosa realmente significhi. Trovo interessante, ed anche più semplice forse, comprenderne il significato secondo i principi dello Shodo, l’arte della calligrafia giapponese. I due concetti che formano il Reiki vengono espressi con due ideogrammi: REI, inteso come Forza Spirituale, contiene gli ideogrammi rappresentanti in giapponese Pioggia, Bocche e Fare sacrifici; KI, inteso come Forza Interiore nel senso di Energia che scorre nel Corpo, concetto fondamentale nella MTC medicina tradizionale cinese e nelle Arti Marziali, contiene gli ideogrammi rappresentanti Pioggia e Chicco di riso Quindi nel simbolo Rei l’Energia è rappresentata dalla pioggia  originata dalle nuvole in cielo e che discende sotto forma  di gocce d’acqua sulla terra dove le bocche si aprono per riceverla  ringraziando il Cielo per il dono della Vita; l’uomo ringrazia e accoglie dentro di sé l’Energia dell’Universo facendo del proprio corpo un tempio. Materia e Spirito si sono incontrati. Nel simbolo Ki, invece, la pioggia indica la capacità dell’uomo di penetrare in se stesso per incontrare l’essenza della propria identità, qui rappresentata dal chicco di riso, un piccolo seme che va  nutrito affinché possa germogliare, radicarsi e crescere per trasformarsi in nutrimento. Ecco che l’insieme di REI e KI  è il “tutto”, il “soffio di vita”,  il “principio e la sua manifestazione”. Questa è una delle tre diverse versioni date all’ideogramma reiki e può essere intesa anche a più livelli di profondità, secondo la sensibilità personale. È molto importante comprendere bene il concetto del KI , se si vuole praticare il reiki o qualsiasi arte marziale. Esso è un concetto orientale di difficile definizione. In Giappone questo termine è usato quotidianamente da quando si è instaurata la cultura cinese. Nell’antica Cina il ki era visto come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e psicologiche e venne ampiamente utilizzato nella medicina, nelle arti marziali, nella vita militare ed anche in altri aspetti. Il pensiero orientale non considera il corpo e la mente come entità distinte, ed ogni lato della cultura orientale tenta di giungere alla vita universale attraverso una comprensione empirica dell’unione di mente e corpo. Il ki è inteso come Essenza Individuale, quella specifica caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri; è come parlare in filosofia di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche o più semplicemente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità. È un’energia che muove dall’interno del nostro corpo inteso sempre come sistema Mente/Corpo, e permette ad esso di interagire con la realtà, instaurando una relazione reciproca con tutte le cose. Ogni cosa vivente ha la sua energia, ma anche ciò che non è vivente ha la sua energia. Il ki pulsa anche ad altri livelli quali le illusioni, i pensieri, i sogni, livelli considerati secondo la razionalità un mondo a parte. Secondo gli alchimisti e gli antichi saggi cinesi il ki è l’energia che vibra dentro ognuno di noi; se essa è in armonia cellulare crea un moto armonioso in ogni parte del corpo, se, al contrario, è in disarmonia cellulare crea cattiva circolazione, ristagno e squilibrio del flusso dando origine alla malattia. L’ideogramma del ki può anche essere interpretato come il riso e il vapore, oppure la pentola del riso che bolle e il vapore che ne viene prodotto; comunque le diverse analogie rappresentano sempre trasformazione e movimento anche in senso evolutivo fino ad arrivare ad associare il riso al fango ed il vapore al Soffio Divino della creazione. Ancor più interessante è interpretarlo come pentola che bolle associandolo all’asse acqua e fuoco, alla loro interazione e all’indispensabile presenza contemporanea di questi due elementi, concetti di base della teoria dello Yin e dello Yang e della M.T.C. considerando così il ki come una delle cinque sostanze fondamentali, la forza al cambiamento e alla trasformazione: muove – scalda – trasforma – protegge. Etimologicamente la parola energia significa forza che sta dentro ed ogni corpo dotato di massa sembra sia sottoposto a una continua interazione con numerose forze (di gravità, elettromagnetica, cinetica, dinamica, etc). La scienza c’insegna che tutto l’universo è energia in perfetto equilibrio in continuo movimento, regolamentato da Leggi Cosmiche Naturali ben precise. Nell’universo, quindi, tutto è energia che ci appare come una complessa rete di relazioni e scambi energetici tra le varie parti del tutto. L’energia fluisce all’interno del nostro corpo fisico attraverso i meridiani ed i chakra e nel campo energetico che circonda il corpo, detto Aura. Questa energia detta vitale nutre tutti gli organi e le cellule del corpo, permettendo le loro molteplici funzioni; se il flusso si interrompe, può diminuire la funzionalità di uno o più organi e tessuti del corpo fisico. Dunque ogni cosa vivente deriva dal ki, il quale colma  l’universo; il ki individuale ed il ki della natura sono uniti e s’influenzano reciprocamente. Già migliaia di anni fa i tibetani avevano una comprensione profonda dell’essere, dello spirito, della materia e dell’energia. Essi utilizzano queste conoscenze per guarire il loro corpo,  per armonizzare la loro anima e per portare il loro spirito all’esperienza dell’unità. Questa forza è stata protetta e custodita nelle “Scuole dei Misteri” di quasi tutte le antiche culture e nell’antichità era accessibile quasi totalmente solo a pochi adepti. Generalmente erano i sacerdoti o le guide spirituali di una cultura a tramandarla oralmente ai propri allievi. Il ki unifica la stessa base della mente e del corpo ed allo stesso tempo instaura una relazione reciproca con tutte le cose. Il ki non è tangibile, ma attraverso le discipline orientali la mente può aprirsi ad esso avvertendone la presenza. Il reiki, come l’aikido ed altre arti marziali, è da considerarsi come disciplina mente-corpo che si occupa del riequilibrio energetico e della guarigione fisica e mentale di chi lo pratica, ma rappresenta anche un percorso di crescita personale e di evoluzione spirituale. Il maestro di Arti Marziali, se lo specchio della sua anima è molto chiaro, vede tutto senza vederlo, distinguendo con esattezza senza distinguere. O-Sensei Ueshiba diceva: “Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un colpo, devi già essere in movimento.  Dopo che l’hai visto muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua è fuori luogo, perché il colpo del tuo avversario è quasi mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo, si deve sentire l’intenzione dell’avversarlo. Ma, in realtà, non è questione di usare la mente, ci si deve muovere naturalmente, senza pensarci.  Quando raggiungerai questo stato, riuscirai a muoverti simultaneamente con l’ordine. Se pensi troppo all’inizio del colpo dell’avversario, non ti renderai conto dei suoi movimenti. Solo quando la tua mente è tranquilla come una pozza d’acqua e sei fisicamente all’erta, potrai renderti conto dei movimenti dell’ avversario e della sua respirazione naturale. In questo stato sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario”. Attraverso la respirazione il Ki si accumula e riempie tutte le parti del corpo. Ma viene emanato solo quando corpo e mente sono sereni e distesi. Nell’Aikido o nel Taijiquan ogni gesto è un movimento di energia, nel Karate, nel Judo, nel Ju Jitsu non è importante la forza muscolare quanto l’abilità di gestire e direzionare il Ki. Il Maestro Shingeru Egami nel suo libro Karate-Do Nyumon dice:“Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l’allargamento e la purificazione di se stessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una cosa sola con il vostro avversario” Il concetto del reiki è lo stesso di quello delle arti marziali, è la consapevolezza della propria energia interiore, propria sin dalla nascita, utilizzata per il raggiungimento di un’armonizzazione interiore tale da ottenere un benessere fisico e mentale. È acquisire la conoscenza di essere parte dell’Universo, proprio come un’onda fa parte dell’oceano. È energia tutto ciò che è. Il reiki come pratica si esegue appoggiando le mani dell’operatore sul ricevente e lasciando fluire liberamente l’energia di guarigione. Nessun bisogno, quindi, di dover possedere poteri particolari, nessuna necessità di aderire o di rinnegare le proprie credenze religiose, etiche o politiche, ma una connessione diretta con l’energia vitale universale, una connessione che si sperimenta immediatamente e chiaramente attraverso i propri sensi, tatto soprattutto, dopo aver preso la prima iniziazione di reiki. Infatti dopo la prima iniziazione si diventa “Canali” nei quali l’Energia inizia a scorrere.

Esistono tre livelli reiki:
il primo livello reiki è il livello fisico, quello del corpo rendendolo ricettivo tale da accogliere e rendere possibile la circolazione energetica della forza vitale.
il secondo livello è il livello che corrisponde alla mente e presuppone un grado di approfondimento e responsabilità maggiori del praticante di reiki, in quanto provvede ad incrementare la frequenza vibratoria dell’energia così da agire non solo a livello corporeo ma anche a livello emozionale e mentale.
il terzo livello o livello del Maestro corrisponde al livello spirituale e rende il discepolo Maestro. È un’iniziazione molto potente in quanto rende a sua volta il discepolo capace di usare determinate e antiche tecniche tibetane per aiutare gli altri ad accumulare energia. E’ la scelta di accettare completamente il reiki, di essere fino in fondo strumenti e canali di guarigione e di poter insegnare  ed iniziare gli altri al reiki. Presuppone il dedicare completamente la propria vita ed il proprio cuore a questa Via. Il lavoro di Maestro non termina con la sua iniziazione ma inizia proprio in quel momento. Una volta aperti i canali energetici non si richiudono più e la connessione con l’energia universale rimane attiva per tutta la vita. Il reiki stimola vitalità e difese naturali dell’organismo. La persona che riceve il trattamento tende quindi a liberarsi in modo spontaneo di tutto ciò che ne ostacola il naturale stato di salute; prova un profondo rilassamento psicofisico, una sensazione di benessere totale, una maggiore energia nell’affrontare la vita.  A volte, però,  può anche andare incontro ad un fenomeno, noto come crisi di guarigione, consistente in una fase di autodepurazione dell’organismo in cui i sintomi sembrano peggiorare in un primo tempo per poi sparire del tutto. Col reiki non si fanno diagnosi ma ci si limita a fornire aiuto. Sarà il reiki a fluire là dove ce n’è bisogno, spontaneamente, trattando sempre, quando è possibile, l’intero corpo. Il reiki agisce in modo naturale e nel rispetto dell’interezza dell’individuo ricerca la “causa prima” che ha determinato l’insorgere della malattia. Essa viene considerata secondo sei leggi principali:

Consapevolezza- Il Sintomo è il conflitto reso visibile.

Responsabilità – La Causa è sempre dentro.

Verità – Il Sintomo rende l’uomo autentico.

Purificazione – Il Sintomo è la manifestazione dell’Ombra.

Crescita spirituale – La malattia è la via della guarigione.

Crescita interiore – Il dolore indica la distanza da se stessi.

Chi vuole guarire deve essere disposto a guardare il film della propria vita.Il corpo alimentato di nuova energia libera i blocchi riportando alla consapevolezza le cause della sofferenza. Il processo di guarigione avviene con il continuo e progressivo afflusso di informazioni sotto forma di sentimenti, situazioni, ricordi, pensieri che dal corpo affluiscono agli strati superiori della coscienza. Qualunque disturbo fisico e qualunque problema dell’esistenza hanno una ragione di esistere, che occorre comprendere se si vuole liberarsene. Il reiki favorisce la fiducia in se stessi, aiutandoci a essere più sereni e ottimisti. Il reiki aiuterebbe attraversando le parti interessate della nostra aura, caricandole d’energia positiva, innalza il livello vibratorio all’interno ed intorno al corpo fisico, dove sono bloccati i pensieri negativi. Migliorare significa imparare ad amarsi, onorarsi e rispettarsi. Il reiki non è una religione perchè non impone una divinità da adorare, non è una filosofia o una scienza perchè non pretende di spiegare o dimostrare attraverso la ragione, al contrario sensibilizza la persona alle energie sottili che ci circondano.  Ho intrapreso questo percorso solo da qualche anno, ma ogni giorno ne constato con forza l’alto valore potenziale. Come praticante di arti marziali, del resto, mi rendo conto che il quotidiano lavoro su se stessi porta alla vera comprensione di questi concetti. Allenarsi sul tatami, o praticare trattamenti reiki, ricorda molto il monaco zen che spazza il giardino: importante è prima di tutto come il monaco spazzi. Nel reiki non è sufficiente conoscere le posizioni delle mani, i simboli, o le tecniche da usare; ugualmente, nelle arti marziali, non è sufficiente conoscere le tecniche e le posture. In entrambi i casi bisogna osservare innanzitutto in se stessi. La consapevolezza e la comprensione si raggiungono in un processo continuo il cui sforzo mira a penetrare il proprio ki, che è un qualcosa che ci perviene dalla nascita, e non è nulla di astratto. Non si tratta di dimostrare, quindi, la percezione delle posture, né di conoscere bene, e solo, la teoria perchè in entrambi i casi si rafforza unicamente il proprio ego, precludendosi immancabilmente la consapevolezza dell’unità mente-corpo.

Nel praticare reiki, “Prima di tutto devi decidere che vuoi liberarti della sofferenza e del dolore. Senza questa volontà, niente altro può funzionare”, poiché “Lo scopo della vita è vivere con serenità, amando tutto ciò che ti circonda e conoscere chi sei veramente.” (H.W.L. Poonjaji).

Così, nel praticare aikido, “Se il cuore è aperto e puro, non c’è spazio per il danno; e al livello più profondo, amore e volontà sono una cosa sola”. O’Sensei Morihei.

Ringrazio i miei Maestri:

master reiki Susi Scorza per avermi iniziato in questo cammino, maestro Luigi Branno per avermi consentito di assistere alle sue lezioni e giungere alla consapevole comprensione dei miei studi sul ki.

Elvira Acampora



2 commenti

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    Bellissimo Articolo!!! Complimenti ..
    Un saluto Aiki
    Michele Giaconi insegnante di Aiki e Jujutsu
    Master Reiki!!! A presto

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