Origini del Sumo
Le origini del Sumo non sono certe, ma alcune testimonianze suggeriscono che questa attività possa aver avuto origine in una delle vicine località asiatiche; due stati che sicuramente influenzarono molto il Sumo giapponese furono Cina e Korea.
Anche se attualmente il Sumo è tipicamente giapponese, si pensa che molti aspetti culturali di questo sport derivino comunque da queste due regioni. I giapponesi hanno introdotto in modo denso questa attività/sport nella loro cultura al punto da essere inclusa in moltissime leggende e situazioni nei secoli di evoluzione fino alle origini delle linee genealogiche imperiali e la “razza giapponese” stessa.
Il Sumo è parte integrante della cultura giapponese sin dai più antichi albori della storia del Giappone; nei secoli si è evoluto da rito religioso ad attività militare fino alla connotazione attuale di sport. ha subito moltissime evoluzioni iniziando come intrattenimento per gli dei, si trasforma in attività di intrattenimento per i nobili per poi trasformarsi in spettacolo per le masse popolari.
Periodo Heian (Kyoto)
Attraverso la storia, il Sumo è stato molto popolare come forma di intrattenimento, specialmente alla Corte Imperiale. Una dei primi combattimenti di cui si abbia memoria si pensa che si sia tenuto nel 642 d.c. alla presenza dell’Imperatrice Kogyoku che ha regnato dal 642 al 645. Si dice che sia statà recitatà per i messi della corte Paekche di Korea che erano in visita a quel tempo.
(recitata: inizialmente i combattimenti erano simulazioni di lotta)
Il periodo Heian fù un periodo di particolare successo del Sumo, accumunato dal diverimento sia delle classi nobili che dal popolo, ma era praticato solo a Corte Imperiale e le performance di quel periodo sono poi diventate famose nella storia.
Solo nel vicino VIII sec. sotto il potere dell’Imperatore Shomu (che ha regnato tra il 724 e il 749) i tornei di Sumo hanno iniziato ad avere cadenze regolari.
Furono creati anche tornei viaggianti per tutto il Giappone con il fine di reclutare i migliori combattenti (sumobaito). I lottatori reclutati venivano portati nella capitale dove prendevano parte al ‘festival’ chiamato Sechie, organizzato nei Giardini Imperiali, al settimo giorno del settimo mese di ogni anno. Questi tornei erano particolarmente complessi e non vi si praticavano solo tornei di Sumo ma forme di intrattenimento tipiche della cultura giapponese così come letture poetiche. Le finalità erano principalmente religiose indirizzate alla preghiera a favore di una prosporità nazionale; si può dire che queste occasioni furono lo strumento per organizzare tra le più grandi manifestazioni e tornei di Sumo mai fatti prima. Nel 784 d.c., la capitale fù spostata da Nara a Nagaoka poi ancora quella che era chiamata Heian, attualmente Kyoto. E’ stato durante questo periodo che l’Imperatore Kanmu (al potere 781-806) trasformò l’evento religioso Sechie-Zumo in un evento annuale presso la propria corte. I tornei erano infatti tenuti presso la Residenza Imperiale nel giardino di Shishinden, la costruzione principale di tutto il Palazzo. Questi tornei erano ancora più complessi ed elaborati di quelli tenuti dal precedente imperatore al punto da far pensare che l’Imperatore stesso e l’aristocrazia del tempo cercassero di imitare la grandezza della cultura cinese e dei grandi sfarzi delle cerimonie di corte cinese Sui and T’ang. Fù a questo punto che le tecniche di combattimento del Sumo furono riviste e sviluppate in una forma di gioco elegante e sofisticato per le classi nobili.
Antecedentemente le forme di combattimento erano abbastanza grezze ed erano permessi pugni, calci e colpi la viso – successivamente tali abitudini furono vietate.
Nel 821 fù proclamato l’evento di un importante torneo e, insieme alle due attività ‘classiche’ di torneo d’arco e torneo equestre, il Sumo fù inserito come terza attività di torneo. I lottatori portati a corte venivano suddivisi in due ‘zone’ nella guardia di protezione imperiale, rispettivamente àsinistrà e ‘destrà della guarnigione.
I lottatori venivanò accoppiatì in funzione del loro livello e i combattimenti venivano accompagnatti da musici e danzatori. Non c’era allora un vero e propriòring’ (Dohyo o Dojo), ma combattevano un uno spiazzo senza ostacoli alla presenza dell’Imperatore. Durante questi tornei c’erano, come è sospettabile, feste e banchetti ed altre forme di intrattenimento ludico. Verso la fine del X sec. la ricchezza e la salute generale del paese subì un forte declino e, come si può facilmente prevedere, le spese per organizzare questo genere di tornei furono tagliate; anche l’attenzione generale verso questo genere di attività subirono un tracollo dovuto all’impoverimento generale.I banchetti furono sempre più discontinui fino alla loro cancellazione nel 1185 e il Sumo fù incluso tra le attività di addestramento militare mentre il Sumo, gradualmente, andava verso la totale perdita di importanza ed attenzione. Primo periodo di Edo (1600-1700)
Il primo periodo della città di Edo fu di relativa pace e prosperità dopo essere stato preceduto da guerre e instabilità.
Il periodo Edo (Toyotomi Hideyoshi) ha inizio con il congelamento delle stratificazioni sociali teso ad impedire movimenti tra gli appartenenti alle varie classi sociali.Tale congelamento voleva fermare ed arrestare le tensioni interne che, per desiderio di potere, spingevano a frequenti lotte interne.
Le classi sociali furono definite in modo che i Samurai fossero in cima alla piramide gerarchico-sociale, seguiti da artigiani, mercanti e contadini. Il periodo Edo portò, di contro, un periodo di insicurezza e instabilità proprio per i Samurai (guerrieri) che persero i loro “mestri Daimyo” (quello che in Europa si chiamerebbe “committente”) nell’antecedente Periodo di Guerra (Sengoky Jidai). Senza il loro “padrone” e senza la possibilità dìscendere’ di categoria, le carriere dei Samurai senza padrone (detti Ronin) presero a rovinarsi.
Il Sumo era comunque una delle attività che erano consone ad un Samurai il che condizionò l’attività dei Samurai stessi che vedevano nel Sumo una attività rispettabile e di mantenimento. Alcuni di questìSumo-Ronin’ furono abbastanza fortunati da essere poi “assunti” nelle corti di alcuni “daimyo”, altri invece si trovarono costretti a esibirsi per strada dando così origine al “Sumo da strada”.
Per quanto diventasse incerta la posizione nella società per i Samurai, per i mercantie per ìbracciantì, questo periodo storico fù di grandi cambiamenti; con nuova prosperità e la chiusura del Giappone alle culture circostanti, il divertimento, i giochi e la cultura interna si diffusero anche tra le classi medio-basse della società come mai avvenne nella storia del Giappone. Nacquero quartieri di intrattenimento, teatri, ristoranti e case da bagno e osterie presero popolarità tra la gente comune.
Fù proprio in questo periodo che il Sumo, prima relegato alla sola classe nobiliare, divenne un’arte accessibile al popolo. Con l’introduzione del “Sumo da strada” e la generale espansione dei quartieri di intrattenimento ludico divenne evidente il problema della violenza da strada. Spesso nascevano problemi tra guerrieri senza impiego e questi quartieri divennero veri e propri problemi da risolvere per le autorità a causa delle violente guerre di strada che coinvolgevano anche la gente comune e gli osservatori. Durante questo periodo si era diffusa anche una forma di Sumo chiamata “Kajin-zumo” dedicata ai templi e santuari quale strumento di raccolta di donazioni per mantenere e ristrutturare i templi stessi. Il Sumo divenne così popolarissimo, ma anche in questo caso vi furono dei problemi perchè tale attività divenne talmente redditizia che spesso gli incassi non andavano devoluti per le finalità per le quali gli incontri erano organizzati ma andavano nelle mani di “Sumutori”. Anche in questi casi c’erano un sacco di problemi sociali nell’intorno degli incontri, soprattutto quando la gente stessa era chiamata direttamente dalla folla a partecipare agli incontri. Nel 1648 le autorità presero finalmente posizione ed emisero il seguente decreto:I combattimenti di strada di Sumo non dovranno più essere fattiComattimenti di Sumo per beneficenza non dovranno più essere organizzatiI lottatori che fossero invitati a combattere presso le residenze dei loro superiori non dovranno indossare vestiti di seta ma di semplice stoffa.
Le autorità iniziarono così a definire in modo molto rigido le occasioni nelle quali il Sumo era praticabile permettendo solo qualche performance senza donazioni e la gente astante non poteva partecipare agli incontri. I quartieri d’intrattenimento iniziarono ad essere meglio regolamentati e i combattimenti organizzati dai Daimyo in teatri privati furono posti sotto controllo anche dalle autorità. Questo portò però ad una interruzione dei combattimenti.Come era prevedibile, nonostante il decreto del 1648 i combattimenti di strada continuarono ad essere praticati illegalmente il che portò, nel 1661, al divieto totale di praticare combattimenti di Sumo.
Mentre a Edo il Sumo causava problemi di ordine pubblico, Kyoto e Osaka erano relativamente tranquille. Kyoto aveva organizzato in modo ordinato tornei di beneficenza in larga scala e in entrambe le città venivano tenuti tornei in periodi regolari e con pochi incidenti violenti e disordini. Il Sumo tornò a Edo una ventina d’anni più tardi con l’unione di Samurai-senza-padrone (Ronin) e lottatori professionisti che, grazie ad una petizione, richiedero la possibilità di praticare nelle pubbliche piazze. Il permesso fu concesso organizzando un torneo di 8 giorni nel tempio di Fukugawa Hachiman, nella parte Est di Edo, anche se furono poi adottati dei cambiamenti per evitare problemi di violenze. Uno di questi cambiamenti fu l’introduzione di un ring separato dalla folla in modo da dividere combattimenti e gente. Inizialmente fù disegnato un cerchio e la gente doveva starne fuori.
Un’altro cambiamento proposto da Gondaiyu fù l’introduzione e la semplificazione di alcune tecniche usate nel Sumo. Dal periodo medio-Muromachi fino al tardo XVII secolo, la lista delle varie tecniche di combattimento crebbe fino a 250 e sempre Gondaiyu propose che queste fossero semplificate e divise in 4 gruppi:
Nage o “colpire”, Kake o “fare cadere”, Sori o “strattonare” e Hineri o “far roteare”. Per ognuna di queste furono assegnate circa 12 prese/mosse riducendo il tutto a 48 mosse. Altri gruppi furono poi adottati per assorbire le tecniche rimanenti.
Nel 1684, fù ufficializzato un sistema di gestione dove Gondaiyu prendeva il ruolo di organizzatore agendo da intermediatore tra le autorità e i gruppi di lottatori, un ruole che gli fece guadagnare il titolo di “Toshiyori” o “anziano”. La sua posizione prevedeva lo sviluppo di un “gruppo guidato di lottatori professionisti, capace di organizzare e dirigere le performance a favore del Sumo e di rendere liberi da violenza i tornei”. I “Programmi” (Banzuke) iniziarono ad essere usati nel tardo XVII sec, il primo noto fù un torneo di beneficenza di 7 giorni fatto a Kyoto nel tempio di Okazaki Tenno nel 1699. I primi “Programmi” erano tavole di legno posizionate alle pareti durante i tornei ed elencavano arbitri e lottatori da sinistra a destra. Banzuke di carta furono invece introdotti nel recente XVIII sec. e consisteva in un foglio di carta per ogni squadra. I nomi dei lottatori erano scritti in ordine di ruolo con il più grande (in caratteri) per il più importante in cima fino al menòforte’ scritto in piccolo in basso. Col rientro dell’ufficialità del Sumo, ancora una volta crebbe in popolarità, i Daimyo tornarono a sponsorizzare i lottatori così come facevano prima che fossero vietati. I lottatori furono assunti da potenti nobili e guadagnarono il titolo di Samurai, il che permetteva loro di portare con sè due spade (i lottatori senza padrone non potevano portare le spade se non per cerimoniale). Secondo periodo di Edo (1700-1868) verso la fine della seconda metà del periodo Edo, il Sumo iniziò ad assumere un ruolo organizzato e sviluppato in strutture organizzative concrete. I programmi divennero molto usati e venne in uso la cerimonia dell’ingresso nel ring, vere e proprie ‘scuderie’ di lottatori furono create. Si introdussero anche figure ufficiali nel Sumo così come arbitri ufficiali.
Questa organizzazione permise la trasformazione del Sumo da Kanjin-Sumo (Sumo per beneficenza) a quella che è l’ufficiale organizzazione della lotta del Sumo professionista. Con l’avvento del Kanjin-Sumo, si rinnovò l’interesse dei Daimyo che ancora ricominciarono a sponsorizzare i lottatori. Osaka e Kyoto in particolare sperimentarono un boom di popolarità per il Sumo con grandissimi tornei tenuti da lottatori provenienti da molte diverse province del Giappone. Fù proprio in queto periodo che le due città furono letteralmente invase dalla “moda” del Sumo che le portò all’organizzazione di due grandi tornei due volte l’anno dal 1740.
Grandissime quantità di lottatori venivano da tutto il Giappone per partecipare a questi tornei, e fù per questo grandissimòturnover’ di lottatori diversi che fù introdotta la cerimonia di ingresso e presentazione dei lottatori. La cerimonia serviva appunto come strumento di presentazione dei lottatori al pubblico e per mostrare la loro forza e salute dovute alla bontà del loròpadrone’ senza risparmiare di mostrare ricchezza e bellezza
nell’uso di costumi elaborati e pettinature complesse. Inizialmente questi vestiti si potevano usare durante gli incontri, furono poi limitati all’uso solo durante la cerimonia di apertura e comunque non durante gli incontri. I tornei benefici furono ufficialmente organizzati nel 1761 con la definizione della lunghezza del torneo da 8 a 10 giorni in totale. Si tenevano in uno stadio all’aperto sito in un tempio costruito appositamente per l’occasione.Si trattava di due zone che circondavano il ring capaci di contenere circa 3000 persone. Il ring consisteva in una piattaforma rialzata coperta da un tetto di legno sorretta da 4 colonne nel centro dello stadio che era diviso da grandi accessi laterali.
Tra la fine del 1750 e il 1780, il tempio di Fukugawa Hachiman divenne il tempio più importante dove si tenevano combattimenti di Sumo ma fu rimpiazzato dal tempio Eko-in alla fine del 1780. Molti dei tornei di Sumo alla fine del XVIII sec. si tenevano in questo tempio che ottenne così l’ufficializzazione di Hombasho, ovvero la “residenza ufficiale” del Sumo nel 1833. All’inizio del 18mo secolo la struttura organizzativa del sumo subì un periodo di cambiamenti, iniziati nel 1719 con la regola stabilita dalle autorità di Edo secondo cui soltanto agli organizzatori ed ai lottatorìprofessionistì era permesso prender parte ai tornei di sumo per beneficienza. Ciò spinse i più anziani, coloro che facevano parte del mondo del sumo già dagli inizi del periodo Edo, a fondare delle loro sedi di allenamento per i lottatori più giovani e questo fece sì che un gruppo esclusivo di anziani professionisti fondasse le Heya, o scuole private. Molte di queste scuole sono tuttora attive nell’odierna Tokio e sono state fondate nel periodo compreso fra il 1751 ed il 1781. La figura dei Gyoji, o arbitri, fu codificata in questo stesso periodo, ed i loro doveri di giudici degli incontri furono estesi fino ad includere il ruolo di una sorta di surrogato di sacerdote Shinto per le cerimonie di ingresso sul dohyo. Le due famiglie, gli Yoshida ed i Gojo, stabilirono fermamente le loro posizioni di controllori esclusivi delle licenze dei Gyoji e ciò di fatto confinò tale lavoro ad essere gestito soltanto da queste due famiglie, essendo ereditato ed organizzato a seconda dell’anzianità. Furono inoltre adottati i tradizionali abiti da cerimonia dei samurai e l’uso dei Gunbai-Uchiwa, o ventagli da guerra, usati per dare inizio ai match.
Nel decennio del 1780 ci fu un periodo di sconvolgimenti politici ed economici che sorprendentemente ebbero poco effetto sulla classe dei mercanti dell’epoca. Ad Edo si viveva infatti in un’epoca di prosperità economica e culturale per la classe dei mercanti. Fiorivano i quartieri dei divertimenti, con un grande ritorno di interesse per il teatro Kabuki, l’arte ed il sumo. Per la prima volta nella storia giapponese, la vita ed i valori della gente comune divennero il soggetto principale per l’arte e la letteratura e, con lo sviluppo delle tecniche di stampa, queste forme di cultura divennero accessibili a tutti. Le stampe su legno Ukiyo-e ed i libri che avevano come tema gli eroi popolari dell’epoca – lottatori di sumo, attori e cortigiane – e le fatiche e le tribolazioni quotidiane della gente comune erano ampiamente letti e fruiti da tutti e forniscono tuttora un importante spaccato della società dell’epoca. Fu durante questo decennio che venne formalizzato il ruolo dello Yokozuna. Si trattò del risultato della rivalità fra le famiglie Yoshida e Gojo nella loro lotta per assumere il pieno controllo del mondo del sumo. Nel 1789 Yoshida Oikaze chiese alle autorità “il riconoscimento ufficiale del suo potere di assegnare ciò che lui chiamò, per la prima volta, la Yokozuna Menkyo, o Licenza di Yokozuna.” (Cuyler, 1985, pg 80). La prima cerimonia di ingresso nel dohyo celebrata da uno yokozuna (yokozuna dohyo-iri) fu tenuta nel 1789 presso il Fukuyama Hachiman Shrine dal grande campione ed eroe popolare del tempo, Tanikaze Kajinosuke, e ciò sancì ufficialmente il potere del clan Yoshida nel circuito del sumo. Fino alla fine del 18mo secolo, il sumo aveva goduto di un’ampia popolarità e pubblicità, ma soprattutto nei “quartieri dei piaceri” del famoso “mondo fluttuante” (Ukiyo, termine utilizzato per descrivere uno stile di vita edonistico e votato alla cultura tipico dei quartieri a luci rosse dell’antica Edo, n. d. T.), così quando nel 1791 lo Shogun Ienari chiese di assistere ad un incontro di sumo tra i leggendari Tanikaze ed Onogawa, l’immagine del sumo ricevette un importante “restauro”. Per l’importante occasione le cerimonie formali ed i rituali Shinto furono reintrodotti ed adottati come regole. Il tardo 1700 e’ spesso descritto come l’”Età dell’oro” del sumo, l’epoca in cui lottatori di straordinaria fama e leggendaria abilità illuminarono l’arena del sumo. Tanikaze, grande campione e vincitore di 21 titoli ed Onogawa, vincitore di soli 8 tornei, ma dotato di una tecnica straordinaria che lo rese beniamino del pubblico, furono due fra i più leggendari campioni, oscurati soltando da Raiden Tameimon. Raiden, con la sua incredibile stazza di 197 cm e 170 kg e la sua impressionante abilità e forza e’ “universalmente considerato il più grande sumotori di tutti i tempi” (Sharnoff,1989, pag. 42). Vinse 26 tornei (stando alle dettagliate statistiche pubblicate sul sito chijanofuji.com si tratta di 28 tornei, n. d. T.) in 21 anni, perdendo soltanto 10 incontri durante tutta la sua lunga straordinaria carriera. La presenza di questi eroi determinò un incremento della popolarità del sumo, popolarità che però scemò improvvisamente dopo il loro ritiro, dato che nessun altro lottatore riusciva ad esprimersi agli stessi straordinari livelli imposti da queste leggende. Dopo il ritiro di Raiden nel 1811, le autorità del sumo si trovarono di nuovo costrette a ricorrere a manifesti pubblicitari ed attrattive supplementari per attirare la folla. L’era Tempo (1833-44) si rivelò un periodo relativamente opaco per il sumo, con un rapido declino di popolarità a riflesso dei vari sconvolgimenti politici e sociali dell’epoca e con gravi difficoltà finanziarie per l’organizzazione del sumo Il periodo terminò nel 1868 con il collasso del regime Tokugawa, e con il sumo in gravissima crisi. Periodo Meiji (1868-1912) Durante il periodo Meiji il sumo attraversò una delle epoche più buie della sua storia, quando fu quasi totalmente bandito e disprezzato dai giapponesi, presi dalla loro corsa verso l’occidentalizzazione. Edo fu ribattezzata Tokyo, un cambiamento che portò svariate novità nel modo di agire del governo, deciso a modernizzare ed occidentalizzare il paese il più rapidamente possibile dopo i trambusti degli anni iniziali dell’era Meiji.I Daimyo furono costretti a rilasciare i loro vassalli lottatori in seguito all’abolizione del regime feudale e ciò creò gravi problemi all’organizzazione del sumo, dato che vennero improvvisamente troncati i salari e vennero a mancare le entrate per i lottatori. L’occidentalizzazione fece sì che il sumo venisse considerato fonte di imbarazzo per i giapponesi che lo ritenevano primitivo ed arretrato rispetto alla sofisticata cultura occidentale e si tentò persino di abolirlo. Questi tentativi, in realtà, non andarono mai in porto, ma sono indicativi della minaccia rappresentata dall’occidentalizzazione per la cultura giapponese dell’epoca. Il movimento del sumo, a sua volta, attraversò un periodo di sconvolgimenti, con il ribelle Takasago Uragoro che determinò una scissione nell’associazione. Le sue proteste erano dirette contro la gerarchia ed il dominio di certi gruppi all’interno dell’associazione ed in particolare contro il direttore ed il suo assistente che mantenevano illeggittimamente ed in maniera tirannica posizioni di potere e gestivano le finanze dell’associazione. Nel 1873 Takasago Uragoro fondò per protesta un’associazione concorrente nella regione del Kansai, ma si reintegrò all’associazione di Tokyo dopo 5 anni, grazie ad una serie di importanti riforme finanziarie e della struttura organizzativa dell’associazione.L’interesse pubblico per il sumo rimase piuttosto tiepido fino al 1884, quando l’imperatore Meiji organizzò un torneo di sumo. L’imperatore aveva colto gli effetti negativi dell’occidentalizzazione sulla cultura nipponica e cercava di contrastarli. Il suo tentativo ebbe successo e la popolarità del sumo crebbe via via insiemme all’orgoglio nazionale. L’associazione di Tokyo divenne la Tokyo Sumo Association nel 1889 ed il sumo godette di una rinnovata popolarità, rafforzata dalla vittoria giapponese nel conflitto sino-nipponico, dopo il quale crebbero le pulsioni nazionalistiche ed il popolo giapponese tornò ad essere fiero delle propria, unica, cultura. Da allora il sumo e’ diventato fonte di orgoglio nazionale ed ha goduto di un’immensa popolarità ed oggigiorno si fregia con onore del titolo di sport nazionale giapponese.
(Testi: Nicole Bargwanna – Australian National University, 1996)
(Traduzione: a cura di Julien Buratto e Marco Miceli)