Napoli 1999, cronaca di uno stage

 

Riportare il maestro Christian Tissier a Napoli significava non solo avere la possibilità di allenarsi sotto la guida di un maestro con sette dan e rivedere tanti amici che per motivi logistici, non riusciamo ad incontrare spesso, ma anche riaffermare l’esistenza di un numero considerevole di praticanti campani del gruppo ADO-UISP .

E’ comprensibile, dunque, il nostro impegno affinché fosse ineccepibile l’ospitalità offerta agli amici, e che risultasse ineccepibile l’organizzazione dello stage agli occhi di chi, timoroso ma incuriosito, si affacciava per la prima volta su una realtà aikidoistica diversa. Non credo sia questa la sede per parlare della magnifica performance del M° TISSIER sia dal punto di vista tecnico che didattico, prima di tutto perché ho sempre detestato gli articoli che propongono una mera “lista della spesa al supermercato” e poi perché penso che possano risultare più interessanti alcuni squarci sullo background dello stage.

Ero immerso nel profondo dei miei sogni, nel tepore delle mie coperte, avvolto nella penombra rotta solo da qualche freddo raggio della prima alba che riusciva, qua e la, a filtrare dalla finestra, quando, fragoroso ed imponente come un tuono di Zeus, irruppe nella mia stanza mio padre :”Fabio svegliati, hai appuntamento fra 30 (dico trenta) minuti in albergo con il m° Tissier. Sbrigati !!!”Con un aspetto più simile ad uno zombie che ad un essere umano e con una fermezza caratteriale pari a quella di Paperino provai a far valere le mie ragioni: ” Io ??!! Ma se non capisco neanche una parola di francese!! Per carità sai l’imbarazzo! Io e Christian Tissier in macchina, da soli, nel silenzio più totale?!! Assolutamente NOO!! Non ci andrò mai!!” Purtroppo non sono mai stato una persona molto decisa e cosi eccomi, trentadue minuti dopo, in macchina con a fianco una delle figure più rappresentative dell’ Aikido mondiale, senza capire un accidente di ciò che mi stava dicendo. Fra sorrisini forzati e goccioline di sudore che tradivano il mio imbarazzo e la mia totale ignoranza di francese cercai un diversivo accendendo la radio ma, ahimè nella foga mi sintonizzo su radio DEEJAY (24 ore al giorno solo musica da discoteca)! Il maestro mi lanciò, dal profondo dei suoi occhi azzurri, uno sguardo che in un primo momento pensai di sdegno, poi iniziò, con mio grande stupore ad agitare le mani, i piedi e la testa a tempo di musica: Christian Tissier, al mio fianco, STAVA BALLANDO!!! Esterrefatto,  lasciai il maestro alla palestra e al suo stage, con più di 130 partecipanti delle più svariate associazioni. Alla sera, spossati dall’allenamento e assolutamente decisi a goderci il meritato riposo e ristoro, siamo andati tutti insieme in uno di quei ristorantini in periferia a conduzione famigliare, specializzato in cucina a base di pesce, il cui cuoco poteva vantare un bel 3° dan nella nobilissima “arte della cucina napoletana”. Non vi dico la felicità impressa sul volto del proprietario quando, da un momento all’altro, un’orda di 40 PAC-MAN affamati, pronti a divorare l’impossibile, gli hanno invaso il locale con il KI proiettato all’unisono verso un unico obiettivo: CIBO!! E lui per la verità non ha deluso le nostre aspettative: ha dato vita ad una cena luculliana a 10 portate che ha placato perfino l’immenso appetito delle migliori forchette del gruppo (e non faccio nomi !!). Alla fine del pasto, poi, si abbassano le luci ed ecco entrare il cuoco con una megatorta per festeggiare il compleanno dell’attonito M° Tissier che, riservatissimo come sempre, aveva fatto di tutto per non far trapelare la notizia. Ma ecco, d’ un tratto, dall’angolo più buio della nostra tavolata, Margherita, una simpaticissima praticante esperta di musica tradizionale partenopea, tira fuori, nessuno sa da dove, una “TAMMORRA”, strumento tipico napoletano, magistralmente occultato fino a quel momento. E’ il caos totale. L’intera tavolata, composta da praticanti di tutta Italia ha iniziato a cantare ed a ballare ,dando vita a scene a dir poco memorabili: maestri di Torino che cantavano in dialetto napoletano, terzi dan che ballavano la tarantella al centro della sala e responsabili della commissione tecnica che si esibivano in una “mossa” degna di Marisa Laurito.  Ad un certo punto, l’intera sala si è unita alle nostre danze circondando un sempre più stupito M° Tissier che, trascinato dal vortice dei festeggiamenti ,si è unito ai cori di “FUNICULI  FUNICULA ” E’ ovvio che, il mattino seguente, l’atmosfera sul tatami fosse totalmente diversa : il distaccato formalismo aveva lasciato il posto ad una frizzante complicità senza, però intaccare il profondo rispetto reciproco che contraddistingue il vero Budo. Allo stage, insomma, non abbiamo imparato solo la corretta maniera di eseguire questa o quella tecnica, ma, soprattutto che un buon Aikido non può che nascere da una sincera armonia tra i praticanti. Personalmente, dunque, non vedo l’ora di rincontrare gli amici di Torino, Brescia,  Roma, magari a casa loro, per fare, insieme ,un buon Keiko e cantare allegramente “O MIA BELLA MADUNINA” davanti ad bel piatto di polenta calda.

Fabio Branno

 

 

 



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