m° Tissier ? Ecco cosa penso…

Il 2 e 3 Marzo, rispettivamente a Napoli e a Roma il maestro Christian Tissier, 7° dan e docente all’Honbu Dojo, ha tenuto come fa da qualche anno i suoi seminari primaverili in Italia.

Non sono iscritto all’UISP e, da esterno, sono stato sollecitato dal mio amico Luigi Branno, a manifestare le mie impressioni, riguardo alla pratica col maestro Tissier.

Devo dire subito che non conoscevo affatto il maestro e che qualche anno fa, proprio il mio dojocho, avendolo appena visto su una cassetta, mi ha stimolato ad incontrarlo. Dopo di allora, ho cercato di non mancare, almeno alle occasioni che vedevano il maestro Tissier insegnare in Italia.
 
Sono stato subito notevolmente impressionato da molteplici elementi.
 
Al primo posto metterei una didattica veramente eccezionale; direi proprio che il maestro Tissier parla come esegue ed esegue come parla. L’essere europeo ed in specie francese e cartesiano, lo dota di una chiarezza di eloquio che, come la sua lingua madre, espone le argomentazioni in modo chiaro e progressivo, lasciando precisamente percepire l’itinerario, col quale pervenire a concetti ed espressioni più raffinate e sottili. Il tutto appare come una scala lungo la quale, gradino per gradino, è possibile salire da livelli elementari e basilari, alle vette della pratica, che lui attinge in maniera assolutamente indiscutibile.
 
Quest’unità di parola ed azione, oltre a connotarne in maniera lusinghiera la personalità, che trapela schiettezza e ricchezza di contenuti, consente l’espressione di una dimensione che, a mio giudizio, è il cavallo vincente della concezione aikidoistica di Christian Tissier e del livello che lui ha attinto. 
 
Già prima di incontrarlo, la mia metafora basilare per dire l’aikido era: “L’arte che parlando il linguaggio del conflitto, conduce alla relazione”. Christian Tissier, esprime consapevolmente e palesemente come pochi tale percorso, il tutto condito da un’espressione di contenuta, sana ironia.
 
Infatti, se lo spirito addita i significati e le dimensioni energetiche, la psiche esprime come rapportarsi a tutto ciò e promuove la nostra trasformazione.
 
La finezza psicologica del maestro Tissier, si manifesta innanzitutto con l’attenzione e l’insistenza alle posture aperte del corpo. Le spalle dritte e rilassate aprono il petto alla pienezza del respiro. Respirare in modo pieno e naturale, ci consente psicofisicamente di dare il meglio di noi stessi, ci dispone a riconoscere “sul campo” i nostri atteggiamenti pregiudiziali, i complessi nei quali proprio un’arte di difesa, vissuta in una torpida unilateralità, può indurre ad arroccarci. 
 
Per non cadere in questa trappola, che al fondo può vanificare lo scopo essenziale della nostra pratica aikidoistica, il maestro Tissier esplicita come occorra superare il gesto di difesa, che sia mera negazione dell’altro.

La mano che per riflesso condizionato contrasta l’aggressione, viene formata e rafforzata dalla pratica fino a diventare, come lui stesso dice, la “mano del rifiuto”. Se ci si attesta su tale posizione, ci si chiude in una corazza infelice e nient’affatto al sicuro dall’essere scardinata.
 
Occorre rischiare, incontrando e superando le proprie paure, e passare da una concezione isolazionista e neghittosa, ad una dimensione che si apre consapevolmente alla verità dell’incontro con l’altro, potendo assumere tutte le connotazioni sia positive che negative. Un’espressione magnifica del “qui ed ora”, che a livello filosofico e spirituale, esprime la pienezza della vita, a cui, marzialmente, non ci si “rifiuta” in nessuna occasione.
 
Questo è sicuramente il messaggio illuminato di O-sensei, che travalica il suo essere giapponese e quindi isolano e potenzialmente isolazionista, come qualcuno dei suoi connazionali continua, purtroppo, a portarsi addosso.
 
Da europeo e, mi pare, felice di esserlo, il maestro Tissier si è dapprima forgiato ai livelli più alti della pratica e mantenendo il legame con la sua tradizione culturale, nell’abbinare così oriente ed occidente, esprime magnificamente l’universalità dei contenuti dell’aikido e l’autentica possibilità di amore.
 
Nell’ambito del budo, aikido è non esporsi inermi, inconsapevoli dell’ombra, ma potersi aprire nonostante l’ombra, integrando l’ombra, che è innanzitutto la nostra e cogliendo l’occasione per amare la vita.

Questo livello di lavoro raccoglie pienamente la sfida lanciata da O-sensei, di fare del mondo una famiglia, in cui magari si litiga, ma non si disconosce la necessità che l’altro ci sia.
 
L’aikido è uno strumento raffinatissimo di trasformazione e individuazione, ma che può ritorcersi contro il praticante, lasciandolo disorientato e deluso, se non attuato con rigore ermeneutico ed insegnato con consapevolezza profonda di tutte le sue implicazioni. Sebbene i gesti dell’aikido rimontino al medio evo, non avrebbe senso, se non in un aspetto solo filologico, al di là di una momentanea inconsapevole esaltazione, una pratica che non fosse traducibile nella vita di tutti i giorni e capace di offrire un’ opzione migliore. Come tale l’aikido impone un fardello di coerenza, non facilmente sopportabile da chicchessia e, chi lo insegna, si assume una responsabilità che travalica il normale commercio delle cose umane.
 
Il maestro Christian Tissier ne è più di altri consapevole e garantisce, col suo esempio, la percorribilità di tutte le strade e tutti i livelli che l’aikido offre.

avv. Angelo Armano



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