Il tempo esploso
Applicando il principio che sia più utile e costruttivo cogliere e sottolineare le similitudini piuttosto che le differenze tra culture diverse, molti degli aspetti e degli atteggiamenti che esprimono la sensibilità orientale, ci appaiono sorprendentemente vicini e familiari. A questo convincimento sono giunta dalla banalissima osservazione che, per quanto io abbia liquidato, con comprensiva ed affettuosa commiserazione, sapere che in Oriente l’arte calligrafica di un Maestro è oggetto di venerazione perché i tratti di pennello vengono considerati emanazioni dirette del suo spirito, pure, non ho potuto negare che esistono in tutto il mondo esperti poliziotti in grado di inferire dalle caratteristiche grafologiche, informazioni sulla personalità dell’autore dello scritto, fino a giungere ad ipotizzarne l’età, il sesso ed tratti fondamentali della personalità. Nel libro dei cinque elementi Miyamoto Musashi raccomanda, in modo poetico ma categorico, di badare che durante il combattimento “lo spirito non sia troppo da un lato”. Il traduttore, al quale non saremo mai abbastanza grati, ci soccorre spiegando che il senso della frase-immagine è che non bisogna attaccarsi a nulla per parzialità preconcetta, il senso del tempo, per esempio. Durante il combattimento è necessario che il tempo smetta di scorrere in modo lineare e che diventi, invece, un “tempo esploso”. Il tempo, nel senso comune, è il tempo di Newton ovvero una variabile indipendente che è necessario presupporre per ordinare i fenomeni, il tempo esploso apre ad una molteplicità di percezioni simultanee la cui verbalizzazione, anche interiore appare impossibile, quanto superflua. Superato il disagio iniziale, comprendere una simile possibilità, significa, semplicemente, guadagnare una posizione che la scienza e la filosofia dei nostri giorni, conoscono da tempo. Per la scienza, oggi, il tempo non consiste che in un numero determinato di simultaneità o di corrispondenze e questo numero resta lo stesso, qualunque sia la natura degli intervalli che separano le corrispondenze le une dalle altre. Ecco perché è possibile supporre che il tempo possa acquistare rapidità infinita avvicinando passato, presente e futuro. Per Einstein il tempo non può essere misurato direttamente. Ciò che è possibile accertare sono soltanto le contemporaneità tra un evento e l’altro le quali comunque se riferite ad eventi distanti nello spazio, risultano relative al moto dell’osservatore. Dopo Aristotele, per il quale il tempo è il numero, cioè il ritmo, del movimento rispetto al prima e al dopo, già per Sant’Agostino il tempo è il tempo vissuto non misurabile, tempo che Bergson chiama durata. Il tempo di Bergson non è più qualcosa di concettualmente pensato ma qualcosa di vissuto. La sequenza è in realtà un “ordine di significato” in cui il flusso uniforme del tempo fisico viene “animato” a seconda del significato soggettivo degli eventi. Mediante delle spiegazioni causali ordiniamo automaticamente gli eventi nello spazio e nel tempo, la stessa relazione causale è intrinsecamente temporale. Ciò riguarda gli oggetti materiali non i “soggetti”. A questi si rivolgono i principi del diritto, le prescrizioni etiche per le quali il principio si applica senza alcun riferimento ad un luogo o ad un tempo e riguarda solo la situazione del soggetto ed il rapporto che ha con altri soggetti. Nel mondo degli oggetti si aprono delle lacerazioni attraverso le quali cogliere le soggettività ed i campi di azione trascendentali delle altre volontà. La concezione dell’universo come tessuto di rapporti è tipico del pensiero orientale. I buddhisti mahayani parlano di compenetrazione di spazio e di tempo e dicono che, quando ci si rende conto che spazio e tempo si compenetrano, gli oggetti appaiono come eventi piuttosto che come cose o come sostanze. La fisica occidentale del XX secolo ha unificato la meccanica quantistica e la teoria della relatività nella teoria delle particelle del “bootstrap”. Secondo questa teoria la natura non può essere ridotta ad entità fondamentali, concepite come mattoni elementari della materia ma deve essere intesa completamente attraverso la propria coerenza interna. L’universo materiale è visto come un tessuto dinamico di eventi interconnessi. Credo sia una buona “mossa aikidoistica” cercare di ricondurre il tutto verso il “proprio centro”, nel senso di cercare di applicare le proprie conoscenze e categorie mentali a rappresentazioni e concetti che, estranei, potrebbero spaventare e rendere inutile un approfondimento della disciplina che vada al di là della conoscenza della tecnica e del gesto atletico. Bunan, maestro Zen del diciassettesimo secolo scrive:
Mentre vivi
Sii un uomo morto,
completamente morto;
e agisci come ti pare,
e tutto è bene.
Miyamoto Musashi parla nel combattimento di “prendere lo spirito come dormire, perché nel sonno si acquietano i diversi pensieri e le preoccupazioni della vita quotidiana che sono d’ostacolo all’emergere della lucidità nel combattimento. Sant’Agostino dice: ”Ama Dio e fai ciò che vuoi”: Amare Dio significa non avere Io, diventare un “uomo morto”, essere libero dalle motivazioni coattive della coscienza. Quest’uomo è un uomo naturale, ha fame e mangia, viene interpellato e risponde. Il suo inconscio è in comunione diretta con il grande Inconscio, sembrerebbe la descrizione di un monaco Zen, è invece il credo di un uomo di grande cultura ed intelligenza, studioso di Cicerone, morto nel 430 mentre i Vandali di Genserico assediavano la sua città. Il concetto di “tempo esploso” è di fondamentale utilità, nella pratica, nel momento in cui si considera l’attacco di ukè dal punto di vista “temporale” esso rappresenta un vantaggio semplicemente perché accade “prima”. La risposta di tori diventa, allora, una sorta di aggiustamento e di compensazione della rottura dell’equilibrio iniziale, ciò non accade se l’azione viene considerata nella prospettiva della contemporaneità degli istanti capace di avvicinare indefinitamente il passato della azione alla attività nel presente. Non è un discorso ozioso se si tiene conto del fatto che il nostro pensiero a causa della matrice linguistica funziona secondo un principio di consequenzialità e allineamento lineare dei fatti. Ciò costringe alla visualizzazione del movimento e delle azioni secondo un ordine di successione estremamente lento nel momento in cui venga richiesta una risposta-reazione immediata. Ancora una volta la natura spirituale e non razionale dell’Aikido si mostra nella sua più trasparente evidenza. Nel campo delle funzioni proprie dell’essere umano esistono la razionalità e, la comprensione logica, il rapporto di casualità ma anche l’emotività, un tempo ed una dimensione psichica. Come ho detto più volte la ragione allinea i fatti secondo la nostra conoscenza ”classica” del tempo, non così l’emotività. Ogni fatto che abbia un risvolto emotivo ha bisogno di un tempo proprio per essere accettato e dimensionato all’interno della coscienza. Non a caso Freud parla del tempo del lutto che nulla ha a che fare con la comprensione razionale della scomparsa di una persona. Dunque la coscienza vive secondo tempi propri e gli istanti possono essere lunghi o brevi a seconda della loro valenza emotiva. E’ questa la ragione per la quale è necessario che la coscienza ”viva“ a pratica libera dal condizionamento di un tempo ”quotidiano” poiché una giusta percezione temporale, in pratica la trasposizione di ogni istante della tecnica sul piano del “tempo presente” significano l’efficacia e la “vita” della tecnica.
A. D’Alessandro