Gradi aikikai, saldi fine serie…..

In verità il training lo abbiamo fatto giusto, puntuale, completo, da marines.

Ultima prova? Bossi che lancia anatemi contro chi, a sua insaputa, gli ha pagato la ristrutturazione della villa.

Un leggero malessere, un senso di vomito…

…poi basta. Siamo allenati.
Dunque perché scandalizzarsi e perdere due parole e qualche minuto del prezioso tempo per piccole operazioncine di marketing, innocue, comprensibili…grado più alto: più allievi in palestra e più allievi agli stages!…


…ma vivi e lascia vivere, accade di peggio.

Ed invece no! Perché ciò che accade non riguarda solo chi ha bisogno di allievi e di sostegno per un ego barcollante, se fosse così basterebbe non inscriversi alle federazioni che consentono una compra-vendita di competenze e talento a buon mercato…per lo più a scatola chiusa, basterebbe tenersi lontani da certa gente che in pochissimo tempo accumula gradi aikikai salvo poi imporre agli altri tempi e sofferenze differenti, ed il gioco è fatto.

Non è così perché ciò che accade e che riesce ad esserci indifferente distrugge interi mondi e dimensioni. L’Aikido è una disciplina dalle enormi potenzialità perché prevede un lavoro che interessa corpo e mente, perché può produrre un cambiamento, perché meglio dello specchio ci presenta noi stessi, eppure rimane una disciplina di nicchia, poco conosciuta, poco praticata. Non c’è da stupirsi: il panorama non convince, la confusione è totale.

Si riconosce, in qualunque contesto, maggiore competenza ad “un titolo più elevato”: dal primario ci si aspetta maggiori capacità ed esperienza di un medico, dal professore universitario una preparazione culturale diversa dallo studente…da un sesto dan diversa attitudine che un primo.

 

Il grado aikikai dovrebbe sancire un percorso compiuto con uno shihan e da questi riconosciuto, comprarlo con raggiri di corridoio significa truccare la partita, svuotare di significato ogni cosa, manipolare il mercato, orientare con la frode le nuove leve, dare ad un baro


la possibilità di svolgere la nobilissima funzione dell’insegnante con la faccia sporca, con l’anima nera.
E’ necessario in qualunque contesto una moralizzazione dei comportamenti perché l’abitudine alla frode, al furto, all’inganno ha rovinato e rovinano l’intera nazione e noi ne paghiamo ogni giorno le conseguenze, non solo economiche, ma psichiche perché è stressante vivere ogni giorno rapporti improntati alla menzogna, tra gente di cui non si conosce il vero volto.

E’ necessario prendere posizione e sanzionare quegli insegnanti il cui percorso è evidentemente improntata alla frode,

c’è da domandarsi dei meccanismi di certe promozioni, riconoscimenti spediti per posta da Tokyo al migliore offerente ed indignarsi e scandalizzarsi ed allontanare da se certi comportamenti e certe scelte. E’ giusto che il giovane allievo sappia come stanno le cose e renda deserti gli stages e i “dojo” di certi miracoli ambulanti. Il meglio può venire solo da noi stessi, dalla nostra capacità di indignarci, di reagire, di fare delle scelte

nella speranza che nel frattempo qualcuno si vergogni…e rimetta i propri gradi e cominci a fare affidamento su se stesso, sul proprio percorso probabilmente onorevole prima che certe scelte sporcassero una bella esperienza di lavoro…

Cosa ci può salvare? Il comune senso del pudore!…

Luigi Branno

 

Cosa scrivono su questo argomento:
“Accattatevi il grado! Gradi freschi freschi di giornataaa! Signora, si muovono ancora!!!!”

AikidoCard FREE, discussioni sul Web e la paura di un martello

Gradi Aikikai: Il Tramonto Di Un’Era

 



6 commenti

  1. Augusto Guarino wrote:

    Ho letto con attenzione l’intervento del M° Branno e gli altri due linkati. C’è da restare sconcertati. Però vorrei essere sicuro di capire il meccanismo: l’aikikai di Tokio riconosce un grado a un praticante su segnalazione di uno Shihan (oltre che dietro pagamento)? Se è così, anzitutto sono da biasimare gli Shihan che segnalano praticanti non meritevoli. Però facendo così non si rendono conto di “star tirando la corda con cui si impiccano”. Nel senso che questo inflazionamento di gradi può produrre qualche vantaggio economico a breve termine ma svilisce tutto l’ambiente.
    L’impressione, comunque, è che negli ultimi tempi in Italia (e forse anche altrove) ci sia una generale sopravvalutazione. Sarò io diffidente, ma tanti VI e VII dan in giro mi sembrano un po’ troppi.
    Però oggi la gente è più matura, anche perché ci sono tanti strumenti di informazione. Alla fine poi agli allievi interessa relativamente se il proprio maestro è III o VI dan (anche perché ormai non si capisce più la differenza). Scusate l’approccio un po’ semplicistico. Il problema è grosso, e non credo possa risolversi. Forse invece si può superare (che è altra cosa).

  2. Hahahaha…è stupendo tutto ciò! La domanda è: coloro che possono “permettersi” il grado aikikai di Tokyo e saltare da un secondo ad un sesto sono più o meno fortunati di chi come me a stento riesce (di questi tempi) a pagarsi l’assicurazione? C’è un dato di fatto sul tatami di aikido dopo 20 anni di pratica ho imparato che siamo tutti uguali, non abbiamo la stelletta sul braccio che indica il grado!
    Insegno ai miei allievi a relazionarsi, la tecnica è solo un mezzo! Preferisco il mio piccolo dojo in cui ci si prepara a relazionarsi alla vita e non solo al praticante che in quel momento rappresenta la mia vita.
    La tristezza è che nella frode partecipa lo Hombu che invece dovrebbe mantener vive queste tradizioni e diffondere il fatto che l’aikido non è il grado! Io dovrei prepararmi per il 4° dan, ma sono invece un umile shodan che questa sera praticherà con i suoi allievi il musubi attraverso katate tori gyakuhanmi…i sesti dan mi ridano pure sulle spalle ma preferisco che sorridino con me sul tatami quando ci incontreremo! Mi viene solo da dire…bravi! Comprare uno o più dan, spendere 2400 € per avere cosa? una stelletta? no! I capelli biondi? no! I superpoteri? no! Una diversa preparazione sul tatami? no! Caffè gratis al bar? no! Bravi idioti! Spogliami pure del grado…ma non potrai mai spogliarmi della capacità di relazionarmi…

  3. D.R. wrote:

    Io credo che il vero danno, in tutta questa faccenda, se lo stia procurando l’Hombu dojo, perché finirà col perdere sempre più credibilità.
    Intanto è importante vigilare e denunciare tutte le storture. L’avesse fatto qualche italiano in più, forse ci saremmo risparmiati qualche caso Lusi di troppo, tanto per dire.
    Personalmente, mi sono reso conto che ogni qual volta supero un esame (che sia universitario, automobilistico o aikidoistico) mi sento enormemente responsabilizzato e lavoro sodo per cercare di mantenere la mia dignità. In fondo, se ti compri la patente ma non riesci a far partire la macchina, bé, sono problemi tuoi – e se causi incidenti, paghi. O dovresti pagare. Così, se hai l’hakama ma non riesci a schivare un atemi, bé, peggio per te: io da uke sono abituato a non far sconti alle hakama. Se posso andar piano con un grado kyu e assicurarmi di non colpirlo, il pugno a un maestro lo tiro quanto più sinceramente mi riesce. Per rispetto al grado, se non altro.
    Il vero problema che si viene a creare con questa compravendita di gradi e titoli riguarda la possibilità di qualcuno di raggirare aikidoka inesperti o aspiranti aikidoka. Tuttavia questo raggiro rimane quello che è: un raggiro e una frode, appunto. Se poi qualcuno vuol comprarsi un grado per sentirsi più figo, bé, allora il raggirato è lui: anzi, credo che si possa dire vittima di una vera e propria circonvenzione d’incapace, perché in questo caso vuol dire che l’aikidoka in questione è proprio incapace di capire cosa sia l’aikido.
    In generale, credo che alla fin fine la ricerca stessa di un avanzamento prematuro in aikido sia dimostrazione di pochezza – quantomeno – spirituale. Ho sempre evitato di seguire persone plurititolate per i soli titoli, in ogni campo: quando ascolto qualcuno parlare, non mi domando se sia il rettore dell’università o il verdummaio sotto casa ma cerco solo di capire se dice cose intelligenti o meno. Così, credo che dovrebbe essere lo stesso in aikido. Forse mi perdo la possibilità tutta politica di fare il lacchè con le persone che contano – ma francamente mi interessa poco. Preferisco, quando mi confronto con qualcuno, avere qualcuno con cui confrontarmi, da cui apprendere eventualmente qualcosa, a cui eventualmente dare qualcosa di mio. Altrimenti, non riesco proprio a capire cosa farsene di un confronto.
    Non so come andrà a finire, sicuramente bisogna aspettarsi che, più l’aikido si diffonderà, più si corromperà. Forse sarà anche necessario creare qualcosa di nuovo, pur di mantenere intatto lo spirito originario. Quando una disciplina, o una forma d’arte che sia, si impantana nella politica e nella burocrazia, si museifica, si mummifica e – insomma – muore. Ma per fortuna lo spirito si sarà nel frattempo trasfuso in qualcosa di apparentemente diverso, si sarà rinnovato e vivificato e avrà dato vita a qualcos’altro. Basho parlava di “Fueki ryūkō” (“attuale immutabile”) e diceva: “Non leccate mai la bava degli antichi. Tutto si rinnova nel modo in cui si evolvono le quattro stagioni”. Ecco, magari basta non andare a leccare la bava di nessuno, tantomeno di qualche panciuto signore che si spaccia per superman. E nemmeno la bava, ancorché dorata, dell’Hombu. Preferisco sempre qualcuno che mi faccia invece sudare sul tatami e che mi insegni qualcosa di interessante – senza bisogno di bave o titoli…

  4. gabriele wrote:

    Buon giorno,

    frequento l’aikikai da 12 anni e personalmente non ho avuto sentore di quanto sopra. Ho partecipato a numerosi stage e ho praticato con gente seria e preparata. Ogni esame che ho dato è stato frutto di lavoro e impegno. E’ più facile essere rimandato all’anno successivo per dare un esame che venga regalato qualche cosa. Ad ogni esame mio o di qualche amico aikidoka ci sono state chieste tutte le tecniche d’esame e anche quelle degli esami passati.

    Cordiali Saluti

  5. Walter wrote:

    Caro Gabriele,
    permettimi di iniziare con un caro…
    Dici di frequentare l’Aikikai ma ti ovviamente ti riferisci all’Aikikai d’Italia che è un’associazione privata italiana gestita in una maniera rispettabilissima. L’articolo è riferito all’Aikikai di Tokyo che è un’altra associazione privata, e le due, molto distinte tra di loro,non vanno confuse. Ti ricordo che il termine “Aikikai” è coperto da copyright© per cui, per essere precisi, sarebbe più corretto se scrivessi “frequento l’aikikai d’Italia da 12 anni”

    • gabriele wrote:

      Caro Walter,
      non avevo capito che l’articolo era riferito a l’Aikikai di Tokio pensavo, visto che si parlava di “riconoscimenti spediti per posta da tokyo” si riferisse a l’Aikikai d’Italia. Rileggendo poi l’articolo ma soprattutto i Post a seguire è evidente che si parlava dell’Aikikai di Tokyo.
      Non posso far altro che prendere atto di ciò che scrivete senza esprimere parere dal momento che non sono a conoscenza di quanto accade a Tokyo.
      Colgo l’occasione per farvi i complimenti per il Vostro lavoro sul web che è fonte per mè di spunto, lettura e approfondimenti molto importanti per il proseguo della mia pratica dell’aikido. Spero un giorno di venirvi a trovare per poter praticare insieme.
      Grazie e Buon Natale a tutti.
      Gabriele

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