Giustizia per Marco e la famiglia Federico
NAPOLI 24-12-11 17,30 – Svolta nelle indagini sulla morte di Stefano Federico, il giovane 32enne di Capri trovato morto il 16 gennaio nell’area doganale del porto di Napoli. Con l’accusa di concorso in omicidio preterintenzionale aggravato sono stati fermati e condotti in carcere quattro addetti alla sicurezza dell’area portuale: secondo gli inquirenti aggredirono il giovane, che si aggirava in una zona del porto chiusa ai non addetti ai lavori, causandone la morte dopo quello che la procura definisce ”incredibile pestaggio, una azione violenta di gravita’ e vilta’ disarmanti”. Al provvedimento cautelare, emesso dal gip di Napoli su richiesta della procura, si e’ giunti attraverso l’esame delle riprese effettuate dai sistemi di videosorveglianza; un contributo decisivo alle indagini e’ venuto dalle dichiarazioni di un operatore marittimo presente in zona il giorno della morte di Federico. In un primo momento la morte del giovane fu attribuita a un malore che lo avrebbe colpito dopo essere stato fermato dai vigilantes nell’area off limits del porto, a un centinaio di metri circa dall’imbarco dei traghetti dove Federico si sarebbe dovuto imbarcare per rientrare a Capri. I familiari non si sono rassegnati a questa versione e hanno insistentemente chiesto la verita’ sulla morte del 32enne.
Sconcerto e dolore a Capri per la notizia dell’arresto di quattro vigilantes. I familiari di Stefano si sono battuti in questi mesi – con l’aiuto del penalista Fabio Greco, nominato per seguire la vicenda – per fare chiarezza sulla morte del loro congiunto, ritenendo non attendibile la prima versione, quella di una morte provocata da un malore dopo un alterco con i vigilantes. Il fratello della vittima, Marco Federico, di professionale avvocato, ribadisce la piena fiducia nella magistratura: “Non appena la linea giudiziaria avrà risvolti più definitivi ci costituiremo parte civile nel processo”.
Stefano Federico era un appassionato di cultura orientale ed in particolare del Giappone, dove aveva soggiornato a lungo, imparando perfettamente la lingua, che parlava come altre quattro lingue straniere. Lavorava a Napoli nella reception dell’Hotel Vesuvio ed in precedenza era stato alle dipendenze di alcuni grandi alberghi di Capri, dal Quisisana al Capri Palace per poi trasferirsi a Parigi, a Londra ed in Giappone, dove aveva imparatato l’arte marziale dell’Aikido che praticava con altri giovani capresi. Il 16 gennaio doveva appunto viaggiare da Napoli e Capri per una lezione di Aikido.
DA: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/12/24/visualizza_new.html_18222877.html
Uccidere un valente giovane e con esso un’intera famiglia in una maniera cosi barbara e vigliacca è inconcepibile e assurdo.
Un abbraccio filiale e tutta la solidiarità a Marco che con cipiglio marziale ha saputo combattere per la verità e la giustizia.
Luigi Branno
Ho saputo tardi la notizia, io (con l’affetto che da anni mi lega a Marco) ed il mio dojo, siamo vicini alla famiglia…non è possibile che si viva ancora in un mondo così!