Systema, come arte marziale, nella forma in cui ora esiste è stata concepita essenzialmente per l’applicazione nella vita reale, funziona per situazioni imprevedibili (come più avversari, varie armi, terreni irregolari, scarsa illuminazione, spazi ristretti, ecc.) per i militari professionisti, le forze dell’ordine e della sicurezza, per chi si trovasse a combattere mentre fosse inabile o ferito o dovesse proteggere una donna o un bambino, per qualcuno che fosse anziano oppure in cattive condizioni fisiche.
La porzione che Morihei ha estrapolato dal Kashima, l’Aikiken, ha la caratteristica di richiedere un approccio poco tecnico allo studio, riducendo i gesti e le azioni a pochi semplici tagli, quasi tutti in risposta ad attacchi di shomen, per privilegiare l’aspetto interiore dell’addestramento, mutuando dal Ken Jutsu (tecniche di sciabola) il Ken Shin (lo spirito della spada).
Oltre allo spionaggio vero e proprio, costoro erano esperti di sabotaggio, tortura, ed appunto, l’eliminazione fisica degli avversari (omicidio mirato), azioni tipiche dei commando. Praticavano le arti marziali ai livelli più eccelsi. Erano, in breve, polivalenti. Non di rado, avevano còmpiti di polizia per il mantenimento dell’ordine pubblico, oppure costituivano una specie di servizio segreto alle dipendenze dello daimyo locale.
Non esisteva arma che un NINJA non sapesse costruire ed usare, non esisteva forma di combattimento in cui non eccellesse, non esisteva nulla che potesse intimidirlo al punto di farlo rinunciare ai suoi obiettivi perchè, sin dalla prima missione, s’era abituato a varcare la sottile soglia tra la vita e la morte… e ne era tornato sorridente. Ora cavalcava la Tigre, uomo tra gli uomini, eppure in qualche modo diverso da loro.
Lo Yoga comporta un radicale cambiamento di atteggiamento psico-emotivo e spirituale nei confronti della vita in generale e del ruolo di ognuno di noi in particolare, di solito inconciliabile con il modo di vivere peculiare dell’ Occidente, e, ai nostri giorni, anche di gran parte dell’Oriente. Il mutamento dell’atteggiamento spirituale di chi pretende di diventare yogin differisce radicalmente dallo Zen, con il quale condivide parte dei mezzi e l’obiettivo finale che è l’illuminazione suprema
Le origini del Sumo non sono certe, ma alcune testimonianze suggeriscono che questa attività possa aver avuto origine in una delle vicine località asiatiche; due stati che sicuramente influenzarono molto il Sumo giapponese furono Cina e Korea.
Anche se attualmente il Sumo è tipicamente giapponese, si pensa che molti aspetti culturali di questo sport derivino comunque da queste due regioni. I giapponesi hanno introdotto in modo denso questa attività/sport nella loro cultura al punto da essere inclusa in moltissime leggende e situazioni nei secoli di evoluzione fino alle origini delle linee genealogiche imperiali e la “razza giapponese” stessa.
Il sumo è un combattimento tipico del Giappone e ha origini antichissime. Inizialmente era praticato come rito della religione Shinto, tanto che in alcuni templi esistono delle rappresentazioni nelle quali un lottatore “combatte” con un’entità spirituale e gli dèi venivano invocati affinché concedessero abbondanti raccolti. Le tracce di questa religiosità si possono ritrovare nella copertura del ring, simile a quella di un santuario, e nell’usanza di gettare sale a terra per purificare il ring.
“Qual è la relazione tra la Kashima-Shinryû e gli altri stili di arti marziali che usano il nome Kashima come: Kashima-ryû, Kashima Shintô-ryû, Kashima Shin-ryû, etc.”
La si porta infilata nella cintura (OBI) con il filo verso l’alto; queste caratteristiche rendono possibile una nuova maniera di sguainarla, effettuando il primo attacco con intendimento di uccidere l’avversario prima che possa mettersi in guardia.Viene in tal modo modificato il combattimento che si era svolto sino ad allora fra contendenti in guardia con le spade già sguainate.
Antica quanto l’arte dell’arco e delle frecce, e forse ancora di più, era l’arte del bastone e di altri strumenti spuntati più o meno simili. Quest’arma, che per dimensioni e forma andava dalla tipica clava al modello allungato dell’asta di lancia, è vecchia quasi quanto I’umanità, e vi sono molti indizi che il bushi giapponese la conoscesse bene e vi si esercitasse assiduamente.
Nel 1870 giunse a Tokyo dalla cittadina di provincia Hyogo, ove risiedeva con la sua famiglia, il giovinetto Jigoro Kano per continuare la sua formazione scolastica in Istituti d’Istruzione della Capitale. Essendo di piccola statura, e desiderando di irrobustirsi nel fisico piuttosto gracile praticò intensamente l’educazione fisica ed alcuni sport occidentali, fra cui il baseball. Successivamente, dal 1877, anche per rintuzzare la rudezza dei suoi compagni di scuola, si interessò alle “arti marziali”
Le origini del Ju-Jitsu si perdono nella notte dei tempi. In Giappone si deve risalire al 230 Avanti Cristo per trovare tecniche di combattimento analoghe e, fra le varie ipotesi che sono state sviluppate per cercare di capire l’esatta provenienza di quest’ Arte Marziale, una delle più attendibili è che dopo varie fasi che sono durate secoli, il monaco Bodhai Darma avrebbe rielaborato l’arte greca che poi si sarebbe diffusa in Cina col nome di “Kung-Fu” e in Giappone, attraverso l’isola di Okinawa e con ulteriori sviluppi e modifiche, con il nome di Ju-Jitsu.
“il jujitsu è specificatamente la tecnica di un particolare modo di lotta, il judo è piuttosto la filosofia su cui questa tecnica si fonda”
E’ molto difficile poter parlare di Kendo senza considerare la storia e l’evoluzione della cultura Giapponese. Potremmo dire con sicurezza che l’evoluzione di tale disciplina ha seguito l’evolversi di momenti storici diversi. Il Giappone è l’ultimo dei paesi asiatici che si sia conformato ad uno stile di vita prettamente occidentale, per contro però è tra i paesi “occidentalizzati” uno dei più attaccati alle proprie tradizioni.
Il T’ai Chi Ch’uan è un antico sistema di esercizi il cui obiettivo é di conseguire una perfetta fusione di spirito e corpo in modo da consentire il più armonioso flusso di energia vitale quindi l’equilibrio del corpo e delle sue funzioni nel contesto ambientale in cui si trova a vivere.
Questa definizione emerge dalla stessa denominazione di questa serie di esercizi. T’ai Chi significa l’essenza suprema e la sua rappresentazione è costituita da un cerchio diviso equamente in due parti che esprimono le due polarità dell’energia di cui tutto l’universo è costituito: lo Yin e lo Yan.
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