Auguri dalla redazione di Aikido e dintorni Magazine

“Diversamente che un tempo considerava ora gli uomini, con minore orgoglio, con minore intelligenza, e perciò con tanto maggior calore, curiosità e interesse. Quando traghettava i soliti viandanti, uomini- bambini, mercanti, soldati, donnette del popolo, questa gente non gli riusciva più così estranea come un tempo: li comprendeva, comprendeva la loro vita guidata non da pensieri e intuizioni, ma unicamente da impulsi e desideri, e si sentiva simile a loro. Sebbene egli fosse vicino alla propria fine, e sopportasse ormai la sua ultima ferita, pure gli sembrava che questi uomini-bambini fossero suoi fratelli; le loro vanità, le loro cupidigie, le loro piccolezze perdevano il ridicolo, diventavano comprensibili, diventavano degne di compassione, perfino di rispetto. Il cieco amore d’una madre per suo figlio, lo sciocco, cieco orgoglio d’un padre presuntuoso per il suo unico figlioletto, il cieco, istintivo gusto di adornarsi e di farsi guardare con ammirazione da occhi maschili, in una donnina giovane e vana, tutti questi impulsi, tutte queste fanciullaggini, tutti questi stimoli e questi appetiti, semplici e stolti, ma smisuratamente forti, pieni  di vita, intensamente efficaci, non erano più per  Siddharta fanciullaggini: egli vedeva gli uomini vive re per loro, li vedeva per loro compiere sforzi smisurati, intraprender viaggi, far guerre, sopportare fatiche e sofferenze infinite, e proprio per questo ora poteva amarli, vedeva la vita, il principio vitale, l’indistruttibile, Brahma in ognuna delle loro passioni, in ognuna delle loro azioni. Degni d’amore e d’ammirazione erano questi uomini nella loro cieca fedeltà, nella loro forza e tenacia altrettanto cieche. Che cosa mancava loro, che cosa aveva più di loro il saggio, il filosofo, se non un’unica inezia, un’unica, piccola, meschinissima cosa: la coscienza, il pensiero consapevole dell’unità di tutta la vita? E spesso Siddharta dubitava perfino se di questo sapere, di questo pensiero fosse poi proprio da far sì alto conto, o non fosse poi magari anch’esso una fanciullaggine degli uomini-filosofi, dei filosofi-bambini. In tutto il resto gli uomini del mondo erano pari ai saggi, anzi, spesso erano loro di gran lunga superiori, così come anche le bestie, in molti casi, con la sicurezza infallibile dei loro atti guidati dalla necessità, possono sem brare superiori agli uomini. Lentamente fioriva, lentamente maturava in Siddharta il riconoscimento, la consapevolezza di ciò che realmente sia saggezza, qual fosse la meta del suo lungo cercare. Non era nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di pensare in qualunque istante, nel bel mezzo della vita, il pensiero dell’unità, sentire l’unità e per così dire respirarla.( Siddharta - Hermann Hesse ) …….Auguri



One Comment

  1. mirella wrote:

    notevole citazione di riflessione!!
    nel ringraziare la redazione auguro un Felicissimo 2011 a tutti!

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