Arti marziali oggi? Vi racconto una mia esperienza…
L’1 e il 2 novembre 2003, si è tenuta a Napoli il F.I.M.E.S., importante manifestazione sportiva, che ormai da molti anni viene ospitata nella nostra città e sentita con enorme seguito ed interesse; raduno che racchiude ogni sorta di disciplina: dallo Yoga alla Fit-boxe, dall’aerobica al pugilato, dal ballo latino americano all’Aikido, dall’esposizione scultorea dei praticanti di body building alle sequenze più avanzate di spinning, ed altro ed altro ancora.
Nel percorrere gli enormi saloni dove vi erano disposte caoticamente le varie discipline ed attrazioni, sembrava di sfilare su di una passerella di top model e maschioni iper dopati tutti pettorali e dorsali; mi sentivo come se fossi all’interno del telefilm Baywatch.
Durante la mia curiosa visita ai vari padiglioni, venni colpito fortemente da un soggetto, il quale tentava di effettuare un massaggio, apparentemente rilassante, ad uno spettatore (sventurato) che assisteva, come tanti, a quello spettacolo “veramente….interessane”.
Dopo una brevissima (ma sicuramente intensa) respirazione che denotava un’alta concentrazione, il “maestro” si accingeva a mettere in pratica tutto il suo sapere sul corpo del giovane spettatore, sudato e visibilmente impaurito, quando ad un certo momento, gli amplificatori che circondavano il tatami di esibizione, cominciarono ad emettere note (se così si possono chiamare) di musica house e tecno, la quale musica scandiva il tempo dei movimenti “armoniosi” del “gran maestro”.
Dall’espressione del giovane volontario si trapelavano sensazioni non piacevoli, anche perché dall’esterno, più che un massaggio rilassante, dava l’impressione di una vera e propria esibizione di un percussionista, il quale utilizzava la schiena del giovane come tamburo.
Purtroppo, ad andare a tempo con quella musica assordante, non erano solo i massaggi, infatti sul tappeto adiacente si stava svolgendo l’esibizione di arte marziale – Karate – la quale sfoggiava, dinanzi un pubblico gremito, l’esecuzione di forme di base a tempo di musica tecno.
Ormai il grande padiglione si era trasformato in una vera e propria discoteca, con tanto di luci psichedeliche e di dj.
Fui attratto improvvisamente da un urlo che, nonostante la musica assordante, colpì la mia attenzione; mi voltai e trovai alle mie spalle l’esibizione di Tae Kwon Do, che ormai sempre a ritmo della stessa musica assordante, mostrava l’invincibilità delle sue tecniche di gamba ad un pubblico a questo punto sempre più stordito e assuefatto.
Attraverso spettacolari calci volanti presentarono la consueta rottura di tavolette di legno, ma anche alla straordinaria distruzione di candele di cera, mele, sigarette, ed infine anche una banana, la quale si sfracellò tra il pubblico.
Terminata questa esibizione, restammo tutti in attesa dell’ultima dimostrazione della serata: quella di Kung-fu.
Fortunatamente, per qualche oscuro motivo a noi sconosciuto, cambiarono la musica e dal genere house passammo ad una musica che rievocava l’antica Cina, trasmessa volutamente per l’esibizione di lì a poco presentata.
Il tutto cominciò con le consuete esecuzioni di forme da parte del Maestro e successivamente piccole simulazioni di combattimenti da parte degli allievi, stranamente tutti campioni italiani ed europei.
Poi ritornò al centro del tatami il Maestro che fece sfoggio della sua abilità attraverso l’utilizzo delle armi, facendole roteare in area ad una velocità decisamente scenografica. Dopo ancora, non contento, decise di chiamare un volontario dal pubblico, per una dimostrazione pratica dell’efficacia del suo stile.
Il caso volle che il volontario fui io.
Senza indugiare mi porse il polso dicendomi di afferrarlo con la mano speculare e con tutta la forza disponibile. Lo afferrai, e cercando di mettere in pratica i principi di cedevolezza acquisiti nel mio Dojo di appartenenza, assecondai i movimenti del suo braccio non liberandolo dalla presa.
Il Maestro, a parer mio indispettito, decise di riprovarci e, trovatosi in difficoltà nuovamente decise di adoperare anche l’altra mano per sciogliere la presa.
Comunque, alla fine, ringraziai doverosamente attraverso un vistoso inchino e scesi dal tappeto di allenamento.
In quel frangente incontrai un ragazzo, discepolo del maestro in esibizione, il quale, presentatomi da amici in comune, mi mise gentilmente a conoscenza, dopo aver saputo la mia provenienza marziale, dei segreti nascosti dell’Aikido, svelatigli dopo il decimo anno di pratica. “Segreti da tenere nascosti e mai da trasmettere se non a pochi eletti”.
Questo ragazzo, sottovoce in un orecchio, mi svelò che il segreto dell’Aikido era (incredibile a credersi) lo squilibrio.
Dopo questa scioccante confessione, mi informò di non ricercare questi principi perché nessun libro riportava insegnamenti in merito e nessun maestro, tranne il suo (ovviamente), ne era a conoscenza, il tutto perché strettamente riservato e, in ogni caso, destinato ai soli eletti.
Ho dedotto che, fortuna ha voluto, mi trovassi dinanzi ad un eletto.
Le notizie (sfortunatamente) non sembravano essersi esaurite; infatti il ragazzo terminò asserendo che, dopo avergli rilevato i segreti custoditi, il suo insegnante gli consigliò di cambiare stile e di dedicarsi ad altro (??!!).
Dopo avermi dato affettuosamente una pacca sulla spalla, come un padre avrebbe fato con il proprio figlio, mi consigliò vivamente di abbandonare l’Aikido e di dedicarmi ad altri stili, tra cui quelli cinesi, ben più rapidi nell’apprendimento e molto più efficaci e pratici da applicare nelle risse da strada.
Queste rivelazioni mi hanno illuminato, ed anche io, come quel ragazzo, mi sento un po’ “il prescelto”; ma questo non basta, dovrò impegnarmi duramente per cercare di scoprire tutti i “segreti dell’Aikido” per poi dedicarmi alle così tanto “amate e ricercate” risse da strada.
Comunque, per ora, la Cina può attendere.
Giuseppe Santorelli