Apprendere e disapprendere

I ritmi del mondo contemporaneo stanno trasformando la nostra vita in una catena di eventi che sfugge sempre più al nostro controllo. L’illusione più grande che ci è stata insegnata è che al pari dell’evoluzione tecnologica e del progresso industriale e postindustriale, dovesse nascere uno sviluppo parallelo della vita, della coscienza, dei rapporti sociali dell’uomo. Non è andata così. Ci ritroviamo a vivere per una lunga serie di motivi in un mondo senza equilibrio, dove le relazioni interpersonali e i contatti umani sono frenati dalla paura, e succede spesso che le nostre reazioni emotive diventino solo un surrogato della raccolta dati Auditel, che è uno strumento utile solo per la programmazione televisiva. Noi tutti rischiamo di possedere un burattinaio alle spalle come nel Grande Fratello di Orwell, e di trasformarci tutti in burattini, ma a differenza di Pinocchio potremo non incontrare le sue stesse fasi di crescita.
Nella simbologia dell’opera di Collodi, ogni personaggio, ogni frammento della storia, dalla Balena alla Fata Turchina, da Mangiafuoco a Geppetto, aveva in sé un significato preciso per l’intera struttura della storia e un valore catartico per il raggiungimento dell’obiettivo finale di Pinocchio: il diventare un bambino come tutti gli altri. I personaggi altri non erano che percorsi di crescita della coscienza e della futura maturità di Pinocchio. La simbologia del ”burattino senza fili”, non rimane oggi sospesa solo nel nostro immaginario letterario, ma rispecchia anche il nostro carattere, le nostre azioni, il nostro modo di essere e la nostra ricerca per la felicità. Durante l’ultima lezione di aikido, un’esperienza che racchiudeva in sé una nuova dimensione di crescita, una nuova strada di comprensione della realtà, il maestro Luigi Branno mi diceva: ”Non bloccare il corpo come un tronco.Vedi che così non riesci più a muoverti? Non pensare al corpo come a qualcosa di rigido, non tenerlo separato dalla mente. Cerca di muovere il corpo e di muovere la mente. Trova la strada dell’equilibrio!”. In quell’attimo, mentre eseguivo una tecnica ed ero confuso da troppi pensieri, mi resi conto di avere il corpo bloccato. La mente si muoveva come se dovesse distaccarsi dal corpo e rincorrere un obiettivo, da sola. Ma nel suo lento fluire, la mente, che rimane tutt’oggi un mondo sconosciuto e misterioso, come può essere ancora misteriosa e complessa per gli scienziati lo studio della composizione della struttura molecolare dell’acqua, era sola, ma non libera.  La mente era bloccata dal corpo. E senza il corpo e la sua coscienza, la mente non avrebbe potuto seguire nessuna strada. Questo è il principio dello studio del maestro Luigi Branno, una sensibilità che mi illumina ogni volta. Questa è la sua esperienza ultraventennale di studio e approfondimento della ricerca dell’aikido, questa è la via per la sua insistenza per la cura e la comprensione di ogni particolare e di ogni sfumatura delle arti marziali, del suo aikido, che si riaggancia allo spirito del fondatore, di Morihei Ueshiba. Dopo una vita di studi, di viaggi fisici e metafisici con la filosofia dell’aikido, e la conoscenza di svariati maestri di tante discipline diverse che lo portarono al raggiungimento di una sua strada marziale, Ueshiba si fermò ad un idea rivoluzionaria, ad un pensiero di armonia: ”Realizzare il Paradiso in terra con la con la pratica dell’insegnamento dell’aikido, che è un viaggio costruttivo di approfondimento della natura umana e di rivelazione delle forze positive che creano il comportamento dell’uomo!”Quando Ueshiba disegnava nella sua mente gli elementi della pratica dell’aikido, ne applicava poi i principi alla sua didattica e ne coglieva i risultati nei miglioramenti dei suoi allievi. Egli pensava che questa fosse la strada su cui l’uomo dovesse camminare, un percorso costruttivo di crescita e formazione, un linguaggio di applicazione dei principi della non violenza, una filosofia mentale e fisica che dovesse rispecchiare tutti gli stati della vita dell’uomo, garantendone l’integrità corporea, la non violenza, e l’equilibrio mentale, l’armonia e anche l’equilibrio corporeo e l’integrità mentale. Questo secondo Ueshiba sarebbe dovuto essere il futuro dell’uomo, l’origine di un cammino verso l’armonia, dove l’aikido avrebbe  assimilato due tipi di nature che popolano l’universo: quella esterna, la natura dei cicli cosmici, delle stagioni che si susseguono, degli equilibri stellari e la natura interna: le diverse temperature che popolano il carattere umano, il fiume dell’emotività, l’oceano dell’umorismo, le distese di terra abitate da gioia e dolore. Tutto questo secondo il fondatore dell’aikido, si sarebbe dovuto contrapporre al lato distruttivo della personalità umana: alla bomba atomica, alla bomba all’idrogeno.alla guerra come annullamento dell’uomo e della sua azione. Questi sono ancora oggi temi attuali. Realizzare con la pratica dell’aikido: ”il Paradiso in terra”, secondo l’idea di Ueshiba, significa far interagire l’uomo con le sue paure, fargli ispezionare quel mondo incontaminato che vive dentro di lui, non essendo solo riconoscibile nella mente e nel corpo, ma fra le forze che creano un equilibrio fra di loro. Durante l’ultima lezione, sentivo crescere dentro di me, dentro i miei compagni, un sentimento nuovo, qualcosa che dovesse andare al di là della durata dell’allenamento e dello scorrere del tempo. Mi rende veramente orgoglioso di me stesso poter creare con la strada dell’aikido, una relazione costruttiva con gli altri, percorrere uno stato di energia, (ecco cos’era quel sentimento indescrivibile) che possa come uno specchio riflettere le nostre paure e porsi il giorno dopo nella strada come una sorgente di energia, un’origine da cui possono nascere e divincolarsi tutti i comportamenti dell’uomo, non dovendosi più ridimensionare né dinanzi al concetto di paura, né a tutti i blocchi che da essa possono scaturire. Nel linguaggio marziale del maestro Luigi Branno, è l’interazione stessa fra le persone che diventa uno strumento ideale e materiale per poter comprendere la realtà, una porta d’ingresso per tutti verso l’allineamento di mente e corpo, una visione del cosmo che possa mettere in sintonia tutte le forme di vita che scorrono liberamente nelle tecniche e che si trasformano in una nuova fase della natura umana e della coscienza umana. La pratica dell’aikido nel nostro percorso di studio, diventa un passaggio, un punto di collegamento con le radici dell’idea primigenia di Ueshiba, ma anche un pensiero, uno stato d’animo che possa proiettare nella vita di ogni giorno una natura, un carattere e un comportamento che trovino una forza nell’equilibrio di mente e corpo, una volta che raggiungano una completa visione di ciò che accade dentro di noi, facendo nascere una relazione che garantisca l’integrità dei rapporti umani, che hanno e devono avere origine nella vita di ogni giorno. E laddove nasce ogni volta la sfida colle proprie paure, nasce un essere umano più felice, più libero, più consapevole della propria forza, un essere umano che possa aprirsi agli infiniti aspetti e livelli di crescita che la vita può ogni giorno offrirgli. Il maestro Endo spiegava ai suoi allievi che lo spirito della meditazione fosse preferibile attuarlo in mezzo alla folla, più che in una palestra vuota. Diceva anche che la mente per adempiere un livello di crescita superiore, dovesse arrivare ad uno stato di non mente, e usava la metafora dello specchio che dovesse riflettere tutti gli aspetti della realtà, potendone incontrare gli eventi e riuscendo a non essere travolto da essi. Il linguaggio dell’aikido di Ueshiba ci apre nuove di strade di conoscenza che non debbano essere limitate alla esperienza marziale, ma che possano continuare in altre esperienze di crescita, in altre strade dove l’azione canalizza la propria energia e persegue i propri fini. Il temperamento umano, gli equilibri interiori, la coscienza corporea, il porsi in un modo non spaventato dinanzi all’espressione della paura con l’educazione al controllo della propria emotività, diventano tutti passaggi attraverso cui la natura umana può apprendere e disapprendere tutto ciò che gli è stato negato, che il progresso industriale non gli ha consentito di realizzare, in un mondo dove i rapporti umani si stanno trasformano nella caricatura di una farsa, l’aikido diventa una strada per rivelare alla natura del mondo la propria natura, garantendone una forma di equilibrio manifestabile in tutti gli aspetti della vita e della crescita, della relazione e dell’azione dell’uomo.

Francesco Liberti



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