05- V kyu, riflessioni sull’Aikido: La pratica
La pratica dell’Aikido è fondamentale per una esecuzione perfetta delle tecniche, infatti la sola conoscenza di libri tecnici e filosofici dell’ arte non consentono al praticante nessun riscontro concreto di ciò che è veramente. I requisiti essenziali per poter conseguire un esame, sono proprio il numero di ore di pratica, infatti per poter conseguire l’esame di sesto kyu è necessario un numero di ore pari a sessanta. Proseguendo con gli esami si moltiplicano le ore di allenamento fino ad arrivare ad un anno di pratica per poter conseguire l’ esame di shodan.
Avere buona tecnica significa raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo. Sostanzialmente si realizza usando la forza del proprio avversario a suo svantaggio, quindi ad esempio se l’aikidoka viene spinto, si induce il suo corpo nella direzione dell’attacco in modo da assecondarlo e sommare la propria forza a quella dell’avversario. Allo stesso modo, se viene tirato, aggiunge il suo peso inerziale muovendosi nella stessa direzione di chi tira, in modo da prendere così il controllo dell’avversario.
Le tecniche dell’AIKIDO sono classificate: tahciwaza (entrambi i contendenti in piedi), suwariwaza (entrambi seduti), hanmihantachi waza (uno in piedi e uno seduto). Questi gruppi sono suddivisi a loro volta in tecniche di proiezione e tecniche di immobilizzazione. Sebbene l’Aikido sia comunemente praticato in forma di kata, ciò non significa che i movimenti siano irreali, al contrario, ogni ripetizione deve essere efficace. La sostanza dell’allenamento di quest’arte prevede che entrambi i partner perfezionino i loro movimenti cercando di applicare una forza effettiva all’attacco e di eseguire quindi correttamente le tecniche. Quindi applicando con proprietà le tecniche, non sono richiesti sforzi inutili, infatti nessuna tecnica richiede una forza fisica eccezionale.
Dunque, poiché quest’arte va praticata senza dispendio di energie eccessive, è consigliabile a persone di qualsiasi età, senza distinzione di sesso. I movimenti del corpo devono essere eseguiti nella maggior calma e fluidità possibile, in modo da non irrigidire il fisico e rendere goffi ed inefficaci i movimenti. La flessibilità del corpo non solo ci permette di evitare un duro impatto, ma ci permette di gestire il nostro avversario ed i suoi movimenti prima, durante e dopo l’attacco. Gestire l’avversario non significa ucciderlo, infatti come ho detto precedentemente uccidere un uomo è più semplice che gestirlo senza recargli danno.
Gestire un corpo denota la possibilità di poterne controllare i movimenti. Gestire il corpo di un avversario significa non solo poterne controllare i movimenti, ma anche poterlo immobilizzare. L’Aikido basa tutti i sui principi sull’idea di controllo, ad esempio se uke attacca violentemente tori, senza prestare attenzione alla forma, ma adoperando solo forza ed irruenza, si verificherà un chiaro esempio di totale controllo da parte di tori. Questo avviene perché l’Aikido risponde con estrema delicatezza ad ogni tipo di attacco sferrato con brutalità. Una tecnica sferrata con estrema violenza, non può esser controllata se non con somma leggerezza. La leggerezza, o delicatezza, rende possibile un buon controllo, perché permette ad uke di scagliare fino in fondo la tecnica, senza poter percepire minimamente le intenzioni di tori. Al contrario se l’attacco sferrato dovesse essere ostacolato dalla durezza, sarebbe impossibile effettuare un buon movimento di gambe, e quindi concludere la tecnica attraverso l’uso della schiena.
L’importante è tenere sempre il corpo in movimento, infatti il movimento delle gambe è fondamentale. Un buon movimento di gambe rende l’esecuzione della tecnica perfetta ed infallibile, inverso per questo motivo i samurai indossavano l’hakama, la quale, con la sua larghezza non permetteva la visione dei movimenti dei piedi.
L’esecuzione di un buon taisabaki permette all’aikidoka di gestire perfettamente il proprio corpo e quello dell’avversario. Controllando bene il proprio corpo ed i propri movimenti, è evidente che un qualunque attacco può essere gestito con maggiore semplicità e sicurezza. Un entrata corretta con le gambe nell’attacco dell’avversario consente una perfetta neutralizzazione e nello stesso tempo permette all’aikidoka di restare sempre in linea con il suo centro e quindi poter vanificare un nuovo attacco. L’aikidoka durante la pratica deve liberare la mente, non pensare, lasciare andare il corpo, far si che l’istinto guidi i movimenti. E’ altrettanto importante riuscire a sentire ciò che accade intorno, riuscire ad essere sempre vigili in qualunque momento ed in qualunque circostanza. Fondamentale è l’armonia che si va a creare con il compagno d’allenamento; entrambi si arricchiscono col finire della pratica, entrambi si allenano non per dominare l’altro, ma per crescere insieme in un cammino comune.
L’armonia che si va a creare durante la pratica, è tale, proprio perché non esiste violenza e competizione.Quest’armonia rende l’Aikido simile ad una danza, dove entrambi i praticanti, conoscono i movimenti da effettuare; dove uke, comportandosi onestamente, rilassa il proprio corpo in modo da far lavorare tory in maniera fluida e senza contrasti.
La costante pratica di quest’arte consente non solo di poter gestire tutti gli attacchi, ma di poter gestire anche tutte le situazioni dove la violenza non è richiesta. L’uso della forza spesso risolve ciò che risulta difficile chiarire con le parole, ma chi acquista una forza interiore abbastanza solida da poter governare anche il corpo, risulterà molto più semplice governare tutte le situazioni di disagio senza l’ausilio della violenza.
L’Aikido, proprio per la sua complessa filosofia, è divenuta un’arte marziale per pochi. È ben chiaro che tutti possono intraprendere la praticare di quest’arte, ma solo pochi entrano pienamente nella spiritualità intrinseca dell’arte.
Spesso le persone cercano in queste attività un riscontro pratico, curando poco l’aspetto filosofico e soffermandosi molto sull’aspetto pratico delle tecniche più efficaci. Questo è uno dei principali motivi per cui gli atleti abbandonano l’Aikido per una disciplina altrettanto interessante, ma con principi molto scostanti da quelli di pace e armonia universale.