I ninja

I ninja portavano abiti neri per la notte e abiti di colore marrone-cachi per le ore del giorno: lo sappiamo grazie ad esemplari autentici conservati nel museo Ninja di Iga-Ueno. Erano esperti di arti marziali e la preparazione fisica meticolosa occupava gran parte della loro giornata: uno degli esercizi più in voga era quello di saltare di ramo in ramo roteando il corpo attorno al fulcro costituito dalle braccia tese. All’occorrenza, poi, un Ninja poteva fungere da sicario e compiere un omicidio mirato, ma mai una strage, come alcuni cruenti videogiochi o telefilm ci hanno abituato a vedere. Essi, poi, non erano soltanto delle spie.
Oltre allo spionaggio vero e proprio, costoro erano esperti di sabotaggio, tortura, ed appunto, l’eliminazione fisica degli avversari (omicidio mirato), azioni tipiche dei commando. Praticavano le arti marziali ai livelli più eccelsi. Erano, in breve, polivalenti. Non di rado, avevano còmpiti di polizia per il mantenimento dell’ordine pubblico, oppure costituivano una specie di servizio segreto alle dipendenze dello daimyo locale. Infine, spesso, erano pure investiti del còmpito di guardia del corpo dello shogun: una specie di guardia pretoriana nipponica. I Ninja operarono dal 1185 circa alla fine dello shogunato, nel 1868, quando ebbe termine il cosiddetto “Medioevo giapponese”. In realtà essi non smisero di esser addestrati, ma il loro utilizzo divenne maggiormente “mirato” e la loro preparazione venne rigorosamente e meticolosamente organizzata a livello centrale da parte dello Stato: diminuirono di numero, ma la qualità delle loro prestazioni aumentò notevolmente. Ad esempio, a differenza di quanto avveniva nei secoli precedenti, a partire dal 1890 essi erano obbligati ad imparare una o più lingue straniere. Figure di agenti infiltrati nelle linee nemiche con caratteristiche identiche a quelle dei Ninja sono state descritte dalle fonti dell’esercito zarista durante la Guerra russo-giapponese, e precisamente nelle battaglie del Fiume Yalu, di Mukden e durante l’assedio di Port Arthur. Inoltre, siamo abituati allo stereotipo del guerriero Ninja armato di una sciabola, la Katana, tipica del samurai. In realtà, l’armamento dei Ninja era quanto mai variegato e scelto in base alla tipologia di missione che in quel particolare frangente era da compiere. Pertanto, oltre alla katana, esisteva un arsenale composto da archi e dardi, giavellotti, pugnali, e via discorrendo.

Nella fattispecie entravano nel loro corredo:
• la Katana (sciabola)
• la Ninjatô (un particolare tipo di spada a profilo dritto e piu corto rispetto alla tradizionale katana);
• il Bo (un bastone molto lungo);
• la Wakizashi (spada corta, ad un solo filo);
• il Kunaï (un coltello in metallo atto a scavare piccoli buchi nel terreno, all’occorrenza utilizzabile anche come dardo da lancio)
• le Shuriken o shaken (letteralmente lame volanti sia di forma circolare sia oblunghe)
• le Bo-Shuriken chiodi lunghi 20-30 centimetri da posizionare negli spazi interdigitali per poter esser lanciati);
• la Kaginawa (ancorette unite ad una corda, sia da lancio, che per arrampicarsi);
• la Kamayari (una picca con arpione);
• la Kusarigama (falcetto con una catena attaccata all’incrocio tra lama e manico. la catena aveva anche un peso all’altra estremità);
• i Manrikigusari (coppia di piccoli pesi posti all’estremità di una catena]
• i Mizugumo (dei galleggianti per attraversare pozze d’acqua);
• il Tanto (tipico coltello da uso quotidiano giapponese)
• le Ashiko (calzature chiodate);
• il Tegaki e la sua variante, il Shuko (bracciali puntuti e pugni di ferro anch’essi puntuti);
• il Jô (una spenga);
• la Fukumibari (una cerbottana);
• le Makibishi (chiodi a quattro punte da disseminare sulle strade) e le loro varianti, le Tetsubishi (dardi a quattro punte per egual fine);
• la Naginata (una alabarda);
• il Kyoketsu Shogei (un corto pugnale con paramano curvo che dà la forma di un arpione, dotato di una lunga corda con al termine un anello metallico);

Entrarono, in tempi recenti (a partire dal 1700) anche armi da fuoco (piccoli obici quali gli Ōzutsu) e granate Metsubushi (目潰し, “Chiudi occhi”, ovvero piccole bombe dirompenti caricate metallica ). In pratica, i Ninja non ebbero in alcuna epoca quell’alone di guerrieri dalle caratteristiche “soprannaturali” che il cinema ci ha da sempre mostrato. Semplicemente, essi erano una casta di guerrieri che operavano in genere singolarmente ed il cui teatro d’azione era talmente vasto che poteva andare dalla semplice raccolta di informazioni, all’omicidio su commissione.
Ninja comparvero circa nel 1185 con il còmpito di polizia, quindi per mantenere l’ordine nei vari feudi. Il loro periodo aureo si colloca tra il 1300 ed il 1870. Per il ninja non esistevano differenze di casta: gli uomini si dividevano in adepti del proprio clan, cui era dovuta fedeltà assoluta, e gli altri nei confronti dei quali tutto era lecito. Nel 1467 venne ufficializzato il loro servizio presso gli shogun locali; nel Giappone sconvolto da un lungo periodo di guerre furono sempre più i nobili che si rivolgevano ai clans Ninja per essere aiutati nelle battaglie o per far compiere silenziose vendette. Spesso l’impiego dei ninja faceva pendere l’ago della bilancia dalla parte di uno dei contendenti. Grazie a ciò il potere politico dei clans ninja si sviluppò enormemente sino al punto che, attorno al 1467, fu lo stesso Shogun Yoshihisa Ashikaga (1436-1489) a richiedere il loro aiuto nella guerra di Onin. In questo modo intere provincie del Giappone finirono sotto l’influenza ninja. A volte i ninja decretavano l’ascesa o la cacciata degli shogun. Il potere dei ninja diveniva sempre più vasto, tanto che lo shogun Oda Nobunaga (1534-1582) si appoggiò apertamente agli europei per poter estromettere i ninja dalle posizioni di potere oramai consolidate durante il suo tentativo di unificare il Giappone. Egli, da un lato, protesse il nascente cristianesimo e lo incoraggiò a diffondersi. Dall’altro combatteva i ninja senza un attimo di tregua, tanto da scendere in guerra aperta nel 1579, incaricando il figlio Katsuyori di assaltare, conquistare e distruggere la roccaforte Ninja di Iga. Nella battaglia di Teusho Iga no Ran (1580) le truppe di Katsuyori subirono una disastrosa disfatta per opera dei Ninja che dimostrarono in questa come in altre occasioni di essere eccellenti combattenti anche in campo aperto. Non maggior successo ebbe la spedizione militare del 1581. I ninja assassinarono nel 1582 Obunaga. Il suo successore, invece, appoggiandosi ai ninja, quasi sradicò dall’arcipelago il cristianesimo: con l’avvento allo shogunato di Ieyasu Tokugawa (1543-1616) nel 1582, favorito da un uso spregiudicato dei ninja medesimi,i ninja si trasformarono in spie, poliziotti e repressori. I ninja erano all’apogeo della loro potenza e lo sarebbero stati fino al 1853. Nel 1853, quando le “navi nere” del commodoro Perry violarono l’isolamento in cui era rinchiuso il Giappone, una spia ninja Jinsaburo Yasusuke Sawamura fu incaricato di salire di nascosto a bordo di una di esse per sottrarre documenti che facessero intuire le intenzioni degli stranieri. Egli ritornò dalla missione con dei manoscritti che sono ancora oggi conservati dalla famiglia Sawamura nella città di Iga-veno, Prefettura di Mie. I manoscritti però non contenevano segreti, bensì erano una lettera di un marinaio olandese alla sua fidanzata ed una canzone che decanta le doti delle donne francesi a letto e delle inglesi in cucina. I ninja furono adoperati nella guerra cino-giapponese del 1894, nella guerra russo-giapponese del 1904 e nelle due guerre mondiali. L’occupazione militare del Giappone da parte degli americani (1945-1949) costrinse tutte le Arti Marziali ed il ninjutsu in particolare a tornare alla più totale segretezza, in quanto ritenuti veicoli di propagazione di sentimenti xenofobi.

NB: A DIFFERENZA DEL SAMURAI IL NINJA NON OSSERVAVA IL CODICE D’ONORE. IL BUSHIDO.

FONTE WIKIPEDIA



5 commenti

  1. giuli wrote:

    interessantissimo.
    è tutto molto bello.

  2. Andre wrote:

    Io dico che non erano necessari così tanti ninja in quel film.
    era troppo di parte…i ninja gli avrebbero aperto il ****….

  3. nik2012 wrote:

    Le origini del Ninjutsu, tra il 500 e il 300 a.C., come tutte le arti orientali da combattimento, sono legate a fonti cinesi. In occidente il Ninjutsu potrebbe essere definito come l’arte della furtività, anche se identificherebbe solo una delle sue molte caratteristiche! Le funzioni dei Ninja consistevano nell’infiltrarsi in ambienti ostili, compiere sabotaggio e fuggire dopo la missione. L’infiltrazione nei castelli nemici diede origine al toiri-no-jutsu; quella nelle linee nemiche durante la guerra diede origine al chikairi-no-jutsu.
    Le loro imprese erano varie non meno delle circostanze militari. I Ninja come spie comparvero nel sesto secolo d.C. con un mandante di sangue reale , il principe reggente Shotoku. Venivano spesso assoldati dai monaci combattenti delle montagne, i temibili yama-bushi, che si batterono contro le forze imperiali. L’ultimo impiego imponente di questi combattenti sembra sia avvenuto nella guerra di Shimabara, nel 1637, contro 40.000 cristiani ribelli dell’isola di Kyushu.
    (da: “I segreti dei samurai, le antiche arti marziali” di Oscar Ratti)
    Sono un appassionato di arti marziali, ho trovato molto interessante questo articolo, ho aggiunto qualcosa in più sulle origini dei ninja. si potrebbe scrivere tantissimo ancora.
    Complimenti per il sito.
    nik

  4. udj wrote:

    DI tutte le armi che possedevano la più importante era… il ninja stesso, la sua fantasia; qualsiasi oggetto nelle mani di un ninja poteva diventare un’ arma, grazie alle loro conoscenze di chimica, anatomia, medicina. In più sfruttavano la psicologia, la superstizione e l’ ignoranza (spesso anche di alcuni signorotti, non solo dei contadini e guerrieri)

  5. Antonella L(Rakenmi) wrote:

    I ninja non hanno solo la conoscenza della chimica,del l’anatomia,della medicina, di tutte le branche della psichiatria e della psicologia e guindi compresa la conoscenza e l’utilizzo dell’ipnosi, delle sostanze psicotrope , delle droghe e dei veleni. Utilizzano anche lo SHUGENDO e lo SHINGON entrambe pratiche esoteriche legate al Buddismo e allo Shintoismo. La prima che significa via della pratica è stata fondata dal monaco En No Gyoja (morto nel 701 d.C.) che partendo dai principi del Buddismo Tantrico, del Taoismo e dello Shintoismo elaborò una liturgia magica in grado di agire sul corpo e sullo spirito dei praticannti. Gli esercizi che dovono praticare per ottenere dei poteri si basano sull’ascetismo, sulla meditazione, su una vita spartana, sul contatto diretto con la natura e sulla pratica della magia nera(kuji- kiri) cioè della stregoneria (ad esempio per controllo del tempo atmosferico bakuryuga tempora). Con queste pratiche possono soggiogare la mente e dominare la volontà dei non adepti cioè dei non praticanti, certamente non hanno poteri sopprannaturali. Lo SHINGON che è un’ulteriore trasformazione del Buddismo fu una setta fondata da Kobo Daishi (Kukai) vissuto tra VIII e IX sec. d.C., costui ha studiato la dottrina confuciana e poi si è convertito al buddismo e si è ritirato in completo isolamento sulle montagne dello Yoshino fu iniziato alla magia ed ai sutra del cielo, della terra e del loto dai Senin. Alla base dei principi dello Shingon c’è l’unità universale e la stretta interdipendenza dell’uomo con i fenomeni del Cosmo. Nell’anno 806 d. C. Kukai fonda un proprio monastero sul monte Koya San. Gli aspetti occulti (MIKKYO) e quelli esoterici si riferiscono ai MUDRA indiani (modi diversi di intrecciare le dita delle mani) ed ai MANTRA (recitazione di formule magiche di derivazione sanscrita) , entrambe sono in grado di convogliare le forze cosmiche positive nel corpo del praticante. Questi gesti magici poi sono ancor oggi utilizzati nel NIN JITSU. Nel prossimo commento vi parlo delle donne ninja.

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