Auricoloterapia

L’auricoloterapia è un metodo di trattamento delle malattie mediante inflssione dl aghi in punti determinati dell’orecchio esterno. Può essere considerata una parte dell’agopuntura; tuttavia, le sue basi teoriche sono del tutto peculiari. In Nei Ching (Canone della medicina), il classico cinese, la cui versione giunta a noi risale quanto meno al III secolo avanti Cristo, si legge: «L’orecchio è la regione del corpo in cui tutti i canali si incontrano». I canali, come si è già ampiamente discusso nelle pagine precedenti di questo stesso volume, costituiscono le vie di collegamento degli organi, dei visceri e della superficie corporea lungo le quali si distribuisce l’energia vitale (chi) che pervade la realtà universale di cui ogni organismo fa parte. Lungo il percorso dei canali sono stati individuati punti specifici la cui stimolazione mediante agopuntura contribuisce a ristabilire la normalità dei flussi di energia, reintegrando gli equilibri funzionali nei canali e/o negli organi verso i quali i canali sono diretti o collegati. Ai fini dell’ auricoloterapia, ma anche di una concezione dell’organizzazione del corpo e delle sue proiezioni esterne, l’orecchio esterno viene considerato come una riproduzione del feto con la testa rivolta verso il basso. Concepito in tal modo, l’orecchio esterno si presta in modo sorprendente a rappresentare la globalità dell’organismo e a favorire le integrazioni necessarie “per esaurire le esigenze teoriche e le conoscenze dei tempi e della cultura nelle quali l’auricoloterapia si è sviluppata. La faccia è localizzata a livello del lobo auricolare, cui sono riferite anche la mandibola, la mascella, il palato, gli occhi, l’orecchio interno e le tonsille. La testa viene fatta corrispondere all’antitrago, mentre alla radice dell’ elice, corrisponderebbe il diaframma. La colonna vertebrale, nei suoi segmenti cervicale, toracico, lombare e sacrale, viene fatta corrispondere all’ antelice, nella cui regione mediale vengono fatti cadere anche i punti relativi al collo, al torace e all’addome. La branca superiore dell’ antelice comprende i punti relativi agli arti inferiori, articolati nei vari componenti: dita, calcagno, caviglia, ginocchio; mentre nella branca inferiore dell’ antelice sono proiettati la regione dei glutei e il percorso del nervo sciatico nonché il complesso del sistema nervoso simpatico e quindi le funzioni da questo controllate. L’articolazione dell’anca e l’utero sono rappresentati nella fossa deltoide del padiglione auricolare, mentre gli arti superiori con i loro componenti (clavicola, articolazione della spalla, braccio, gomito, polso e dita della mano) sono rappresentati nella fossa scafoidea. Le cavità nasali, la gola e i surreni sono situati sul trago; nell’antltrago sono presenti punti relativi alle ovaie, ai testicoli, al cervello, alla fronte e alla regione occipitale. Anche nella regione posteriore dell’orecchio sono presenti punti la cui stimolazione trova applicazione nell’ auricoloterapia: rappresenta infatti la regione dorsale del corpo e vi è presente il solco per abbassare la pressione del sangue. Come l’agopuntura, anche l’auricoloterapia presuppone ovviamente la formulazione di una diagnosi precisa prima di poter intervenire sui vari punti del padiglione auricolare, che assommano più o meno a 200. L’auricoloterapia è notevolmente complicata dal fatto che, nell’impostazione della medicina tradizionale cinese, organi e visceri, anche distanti fra loro, possono essere collegati dagli stessi canali. Ad esempio, gli occhi sono in rapporto con il fegato, per cui una lesione oculare può essere trattata intervenendo sia sul punto dell’occhio sia su quello del fegato. Oltre ad avere una conoscenza di tutti i presupposti teorici che sono a fondamento di questa forma di trattamento, l’auricoloterapista deve essere dotato anche di una notevole sensibilità diagnostica e operatoria. Infatti, dopo aver prescelto l’area di intervento, perché la stimolazione produca i maggiori e i più specifici effetti, è necessario individuare i punti più sensibili cui applicare l’ago. Questi punti sono quelli che presentano la maggiore dolorabilità, che viene stabilita premendo con un apposito strumento o con la capocchia di uno spillo le varie regioni dell’orecchio. È evidente la fine manualità che questa manovra comporta. La particolare struttura anatomica dell’ orecchio esige anche una non trascurabile abilità operatoria da parte dell’ auricoloterapista perché vi è sempre la possibilità, che deve essere evitata, di trapassare lo spessore, relativamente sottile, dell’organo. Le applicazioni, che possono durare ognuna 20-30 minuti (ma l’ago, in certi casi, può essere mantenuto infisso anche per alcuni giorni) devono far male e provocare un gonfiore nel punto di infissione. L’auricoloterapia, introdotta in Occidente dal medico francese Paul Nogier all’inizio degli anni 50, non sembra aver riscosso il successo dell’agopuntura, di cui viene ritenuta da molti come una sotto applicazione sul piano operativo e una degenerazione su quello speculativo.



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