Aikidoterapia

In una società sempre più condizionata dai ritmi e dai ruoli che il progresso tecnologico e l’era postindustriale impongono, con tutte le loro privazioni sulla personalità dell’individuo, si diffondono sempre di più arti marziali, tecniche psicologiche dinamiche, approcci terapeutici per la risoluzione dei conflitti dell’io che diventano la base culturale su cui si strutturano i rapporti intra e interpersonali.
All’interno delle strutture sanitarie, delle comunità di assistenza e di recupero per i tossicodipendenti, dei diversi centri terapeutici si sta sempre più diffondendo l’aikido(la via dell’armonia), un’arte marziale giapponese fondata dal maestro Morihei Ueshiba, che nel suo percorso formativo ed educativo si trasforma in una strada interiore in cui si manifestano:l’unione fra mente e corpo, con una pratica fisica attiva a risvegliare tutte le zone energetiche dell’organismo, le tecniche di respirazione(kokkyu)che sono state applicate sulla personalità del praticante per ripristinare il suo benessere interiore e che facilitano il senso di armonia (wa), indispensabile per l’allineamento dei movimenti e della corretta postura del corpo, per il ritrovamento di abilità marziali(bugei), e l’esecuzione delle forme di base(kata), che sono la struttura intorno al quale l’allenamento viene organizzato. L’aikido è uno strumento che libera l’io dai suoi conflitti interiori e dalla gabbia delle sue sovrastrutture e ristruttura i rapporti interpersonali su una strada dove si concretizza una comunicazione più dinamica indispensabile per il funzionamento dei ruoli sociali. I suoi elementi, i suoi principi di base, la sua filosofia della non resistenza, della non violenza, la rendono un’arte marziale efficace e dinamica, un caleidoscopio in cui vengono proiettate, affrontate e risolte le paure sociali che sono purtroppo sempre alla base della privazione dei rapporti interpersonali. Una persona, che sia un adulto, un anziano, o un bambino, che sono per una serie di traumi strutturati nella loro personalità, latenti e mai portati alla luce, incapaci di stabilire dei rapporti interpersonali per tutto il corso della loro esistenza, avranno difficoltà comportamentali e relazionali in qualsiasi tipo di ambiente attraversino:scuola, lavoro, casa, famiglia, affetti. Molte patologie sia individuali che collettive, da cui degenerano fenomeni di asocialità, disturbi del comportamento, incapacità nel comunicare col prossimo e con se stessi, perdita del controllo della realtà e conseguente caduta in forme distruttive dell’io, come la dipendenza dal fenomeno droga, dall’alcolismo, dalla depressione o dall’autolesionismo, sono prodotte dall’incapacità di gestire delle corrette relazioni umane. Nelle carceri dello Stato Francese, l’aikido viene usato come strumento energetico e mentale da istruttori qualificati che rendono chiaro il fine non violento e costruttivo della disciplina marziale, che da una parte ripristina il comportamento e l’umore dei detenuti annichilito dalle sanzioni del regime carcerario e dall’altra facilita i rapporti interpersonali, perché esso alimenta attraverso la pratica il concetto del sé, che diventa il terreno ideale e materiale su cui si ristrutturano i comportamenti sociali e si trasforma nello strumento con cui l’individuo non è più soggetto alla perdita di controllo della realtà che lo circonda(ambiente) e al distacco dal suo ambiente interiore(coscienza).Il compito pedagogico ed educativo delle strutture assistenziali sia private che pubbliche, che siano orientate a istradare un paziente affetto da un qualsiasi tipo di disturbo o patologia lungo la strada della terapia e della soluzione completa e mai parziale dei suoi problemi  attraverso la strada di una efficace terapia, che sia classica o moderna, con supporto di un’equipe di psicologi, psichiatri, medici e sociologi, deve essere finalizzato a far affrontare al paziente quelle difficoltà che hanno generato le sue patologie, fargliene comprendere la causa e la definitiva soluzione. Il campo espressivo dell’aikido, un’arte marziale che serve da tramite per la conoscenza delle zone oscure della mente e del corpo e che non ha altre finalità se non quella di orientare l’individuo verso i rapporti interpersonali, e una più radicata autoconsapevolezza per il sorgere del sé, come soluzione dei suoi conflitti distruttivi, usa le sue forme didattiche (kata), le sue strutture di base, esercizi che si svolgono mostrando l’originalità della disciplina, come schemi per esplorare la coscienza e ridestare la gestione del controllo.
Spero che all’interno di queste strutture assistenziali si possa sempre di più diffondere l’aikido come strumento fisico e mentale per la riappropriazione di un nuovo benessere. Oggi la medicina occidentale sta sempre più ampliando il suo spazio di orizzonti. Sono molti i medici di strutture pubbliche che consigliano ai propri pazienti al sorgere di sintomi di attacco di panico e come alternativa alla terapia farmacologia, l’aikido come terapia. Orientare un’individuo verso quest’arte marziale può ampliare il suo bagaglio di conoscenze e di espressione. In un mondo educato alla supremazia fasulla della mente sul corpo, viene tralasciata l’importanza della coscienza corporea e dell’unione fra mente e corpo per un dinamico equilibrio interiore che regge tutti i tipi di comportamento dell’individuo in un contesto più costruttivo delle relazioni umane. La coscienza corporea è un principio filosofico e dinamico orientale che si integra simbioticamente con i canoni di vita puramente occidentali. La relazione fra mente e corpo, indica l’unione fra due culture complementari, Oriente e Occidente. L’assimilazione fra i due mondi prospettata in campo artistico, musicale e letterario, ma ancora oggi fuori dallo scenario sociopolitico, resta il dilemma e il travaglio di un mondo che ha bisogno di ritrovare le stesse origini. La comunione dell’aikido usata nel suo significato marziale come soluzione dei suoi conflitti interiori, indica una nuova strada di espressione per il praticante o il paziente nei due piani paralleli:lo spazio dell’animo e lo spazio della società. Un’arte marziale che sia dinamica, efficace, orientata a risolvere i problemi individuali, è anche una disciplina che garantisce lo sviluppo della vita sul piano emozionale. Uno dei disturbi mentali più diffusi in Italia, il”Borderline”, vede una delle sue principali cause nell’impossibilità di costruire dei legami sul piano affettivo e nel sue senso di privazione. I rapporti interpersonali altro non sono che legami, fili inestricabili di un tessuto umano in cui l’individuo deve orientarsi per ritrovare il significato della sua terapia. La diffusione dell’aikido è e sarà uno strumento efficace per contribuire alla soluzione di tante malattie sociali o disturbi diffusissimi dove solo la medicina ufficiale non è bastata. Aikido, nella completezza del suo linguaggio marziale e terapia psicoanalitica nel senso più profondamente classico del termine, diventano strumenti complementari finalizzati alla riscoperta dell’animo umano, il cui fulcro è rappresentato molto spesso dalle dinamiche della vita di ogni giorno e dallo svolgimento dei suoi rapporti interpersonali.

Francesco Liberti



One Comment

  1. Antonella L (Rakenmi) wrote:

    Faccio aikido da tre anni e comincio effettivamente ad apprezzarla oltre che come arte marziale in sè, anche come risveglio del senso di armonia che dovrebbe sempre esistere tra mente e corpo.Inoltre praticandola posso ottenere benefici notevoli: come il poter risolvere i miei conflitti interiori, sempre presenti nella mia vita di ogni giorno, ma mai risolti completamente(che cosa sono? Sono carne?,Sono pesce? Come mi pongo io nei confronti degli altri? Sono migliorati i miei rapporti con gli altri?Riuscirò a comunicare con l’altra parte del cielo?); come l’affrontare e sconfiggere le paure più grandi e nascoste del mio animo(la solitudine affettiva, la diffidenza di me verso gli altri e degli altri verso di me, il non riuscire a porsi nella giusta luce nei confronti dei superiori,degli altri,il disagio emotivo).Per me fare aikido è ritrovare me stessa e comprendere la parte più vera,più autentica di me stessa.

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