Teatro Rakugo a Firenze

Teatro comico tradizionale giapponese. Dopo il grande successo dell’anno scorso, torna a Firenze Ryuraku Sanyutei, Maestro di teatro Rakugo. IROHA ti invita a una nuova serata dedicata al teatro comico tradizionale Rakugo, il 27 ottobre: uno spettacolo in italiano e in giapponese con uno dei più grandi interpreti di questa arte. La serata si svolge in Borgo Ognissanti 4, Firenze, presso la Chiesa Evangelica Battista.   Breve storia del teatro Rakugo
Il termine Rakugo è attestato per la prima volta nel 1787, ma si è diffuso soltanto durante l’epoca
Meiji (1867–1912) ed è divenuto di uso comune nel XX secolo in epoca Shôwa (1926–1989).
Il teatro Rakugo si è sviluppato in vari stili: shibaibanashi (“storie teatrali”), ongyokubanashi
(“storie musicali”), kaidanbanashi (“storie di fantasmi”) e ninjôbanashi (“storie sentimentali”). In
alcune di queste forme manca la battuta finale ochi, caratteristica del Rakugo originale.
Non si sa esattamente quando il teatro Rakugo sia nato, mentre è chiaro che ha avuto origine
presso i daimyo (feudatari) che ospitavano alla loro corte attori che li intrattenessero raccontando storie
divertenti. Nell’epoca di Edo (1603–1867) i commercianti più ricchi (chonin) hanno iniziato ad apprezzare
questa forma di teatro che così si è diffusa anche fra i non nobili ed è diventata sempre più popolare.
Nel XVII secolo gli attori erano chiamati hanashika (“narratore di storie”), termine che corrisponde
all’odierno rakugoka ( “persona che lascia cadere le parole”). L’usanza di concludere il monologo
con una battuta forse deriva dai kobanashi, brevi racconti comici con battuta finale (ochi) molto amati
fra XVII e XIX secolo, con personaggi del popolo come protagonisti.
Fra gli interpreti del teatro Rakugo alcuni sono anche autori di storie: fra i più famosi rakugoka
del passato, per esempio, Anrakuan Sakuden (1554–1642) creò più di mille storie riunite nella raccolta
Seisuishô (“Risata per scacciare il sonno”, 1628); Tatekawa Enba (1743–1822) è invece autore di
Rakugo rokugi (“I sei significati del Rakugo”). Come in molte altre arti tradizionali giapponesi, anche nel teatro Rakugo gli interpreti imparano direttamente dal proprio maestro, senza ricorrere a libri o manuali: ancora oggi tutto il repertorio viene tramandato oralmente di generazione in generazione; soltanto dopo molti anni di pratica l’allievo – se
ne è degno – può ereditare il nome del maestro e diventare maestro a sua volta.



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