I periodi delle arti e dell’architettura giapponese

Periodo ASUKA (552-645)
Durante questo periodo venne introdotto in Giappone il buddhismo e si attuò la diffusione della cultura cinese che influenzò la scultura e la pittura giapponesi. Questo periodo corrisponde al periodo di egemonia della famiglia Soga il cui esponente più celebre fu il principe Shotoku Taishi (nome postumo di Umayado), che favorì la diffusione e lo studio del buddhismo e fece costruire numerosi templi e monasteri, molti dei quali distrutti. L’Horyu-ji nei pressi di Nara, il più antico complesso di architettura lignea esistente, risale a questo periodo. Eretto nel 607, distrutto da un incendio nel 670 circa e ricostruito all’inizio dell’VIII secolo, il complesso si rifà ai modelli cinesi delle Sei Dinastie e comprende, entro la cinta del suo chiostro rettangolare con portico a copertura sporgente, una pagoda a cinque piani decrescenti il Kondo – termine giapponese che indica la “sala d’oro” dove sono conservate le immagini sacre del Buddha – e il Kodo – sala di riunione.
L’Horyu-ji contiene anche una serie di capolavori della prima statuaria giapponese tra cui la Triade di Sakyamuni eseguito nel 623 da Tori Busshi, il primo scultore giapponese noto e la statua lignea di Kudara Kwannon (il Bodhisattva coreano), tanto che si è pensato a una sua origine coreana.

Periodo NARA (646-794)
Il periodo Nara si inaugurò con la promulgazione della riforma nota come Taika, con cui il paese adottò il sistema legislativo e burocratico in vigore nella Cina dei T’ang, secondo un programma politico finalizzato all’accentramento del potere imperiale. In questo nuovo quadro burocratico e politico fu fondata una capitale a carattere permanente Heijo-Kyo “capitale della pace”, l’attuale città di Nara. La città fu costruita secondo i criteri urbanistici della cinese Ch’ang-an, capitale sotto la dinastia T’ang, su una pianta a scacchiera con strade parallele entro un’area quadrangolare. Con la fondazione di Nara l’architettura ebbe un grande incremento: quella civile si ispirò ai modelli cinesi di edifici residenziali, mentre quella religiosa buddhistica adattò le influenze cinesi alla tradizione architettonica già stabilita nel periodo di Asuka. Nella nuova città vennero edificati numerosi monasteri. La maggiore realizzazione del periodo Nara resta il Todai-ji fatto erigere dall’imperatore Shomu (701-756) per custodire un colossale Daibutsu (Grande Buddha). Per abbellire i santuari buddhistici edificati in questo periodo, gli scultori crearono veri e propri capolavori tra cui la Triade di Yakushi e la Sho-Kwannon nello Yakushi-ji e il monumentale Daibutsu del Todai-ji, la colossale statua in bronzo alta 16 metri e pesante 550 tonnellate. A questo periodo appertengono anche dipindi murali straordinari a soggetto religioso che ricordano pitture molto simili rinvenute in alcune grotte dell’India Gupta oltre che della Cina T’ang. In generale l’adozione del buddhismo come religione di Stato esercitò un’influenza duratura sulle arti, la letteratura, l’architettura e le politiche di governo.

Periodo HEIAN (794-1185)
Il periodo Heian culturalmente è uno dei più importanti della storia del Giappone, proprio perchè durante questo periodo l’assimilazione delle influenze cinesi si trasformò in un processo di stimolanti interpretazioni locali da cui maturarono i caratteri tipici dell’arte giapponese. Questo periodo prende il nome dalla città di Heian (l’attuale Kyoto), ove fu trasferita la capitale dalla città di Nara e rappresenta l’apogeo dell’elegante vita di corte. Tra la fine del IX secolo e l’inizio del X, quando maggiore divenne a corte il potere dei Fujiwara, le manifestazioni artistiche furono realizzate secondo orientamenti estetici e stilistici del tutto autonomi come rivelano le testimonianze nella letteratura, nell’architettura dei palazzi e nella pittura dei rotoli. L’architettura civile fu influenzata dallo stile shinden-zukuri delle dimore aristocratiche, ispirandosi in particolare al modello degli edifici staccati – shinsenen – delle tre sezioni del complesso del Palazzo Imperiale (il Kyoto Goshi ricostruito tra il 1789 e il 1800) e riproponendo un edificio centrale – shinden – aperto a “S” sul giardino e collegato mediante corridoi coperti alle costruzioni circostanti. Anche nell’architettura religiosa del buddhismo furono elaborate nuove piante e nuove strutture conseguenti all’introduzione delle sette esoteriche e sincretistiche – Tendai, Mikkyo e Shingon – che edificarono i santuari e i complessi monastici sui monti, in posizioni isolate e immerse nella vegetazione per favorire la meditazione. Esempi tipici sono il Kongobu-ji sul Monte Koya e l’Enryaku-ji sul Monte Hiei.
Anche l’architettura religiosa scintoistica subì modifiche e di questo periodo i massimi esemplari sono il tempio di Kitano a Kyoto e il tempio di Itsukushima, isola nella baia di Hiroshima. Una delle maggiori espressioni dell’architettura Heian è il cosiddetto “Padiglione della Fenice” – Hoodo – del Byodoin a Uji costruito nel 1053 come residenza civile nello stile shinden-zukuri e poi trasformato in un tempio in cui sono conservati due capolavori della scultura e della pittura del tempo: la statua di Amida eseguita dallo sculture Jocho e le pitture murali raffiguranti il Paradiso di Amida. Nel campo delle arti visive l’influsso cinese si interruppe del tutto con la caduta dell’impero T’ang e fu sostituito da una tecnica e una tematica tipicamente giapponesi che diedero vita allo stile nazionale Yamato-e (pittura giapponese da Yamato= antico nome del Giappone ed e= pittura); questo stile trovò la sua massima espressione nelle pitture su rotoli, illustranti episodi storici, racconti, biografie tra le quali famosa quella del principe Genji, tratta dal romanzo “Genji Monogatari” scritto tra il 1004 e il 1011 da Murasaki Shikibu, una delle donne più colte e tra i massimi esponenti della vita culturale Heian. Grande sviluppo ebbe anche l’artigianato soprattutto dalla lavorazione dei metalli alle varie tecniche di lacca.

Periodo KAMAKURA (1185-1333)
Durante il periodo Kamakura (1185-1333) la cultura e l’arte furono influenzate dalla religione Zen e dal potere della casta guerriera dei samurai. Nella pittura si sviluppò il genere del ritratto, dedicato non solo alle grandi personalità religiose ma anche agli uomini politici riprodotti secondo un’immagine idealizzata e innalzata a simbolo mediante stilizzazioni geometriche (es.: ritratto di Minamoto-no-Yoritomo di Fujiwara Takanobu, nel Jingo-ji a Kyoto). Nella scultura all’ultima parte del periodo Kamakura risale il Grande Buddha di Kamakura, fuso in bronzo nel 1252.
Nel periodo Kamakura ebbe inoltre un grande sviluppo l’arte della lacca, con l’uso abbinato di lacca dorata ed intarsi in madreperla.

Periodo MUROMACHI (1333-1576)
Muromachi è il nome del quartiere di Kyoto sede del governo durante lo shogunato Ashikaga ed infatti nel 1333 Kyoto tornò ad essere il centro nevralgico del potere. Durante il periodo Muromachi lo Zen e il preciso gusto della casta guerriera dei samurai esercitarono una forte influenza sulle arti, sviluppando e completando i caratteri estetici già sviluppatesi durante il precedente periodo Kamakura.
Nell’architettura civile si delineò il modello delle abitazioni dei samurai tipiche di questo periodo, shoin-zukuri, caratterizzate dall’impiego di divisori interni come porte scorrevoli (fusuma) e paraventi pieghevoli (byobu), particolarmente adatti ad accogliere pitture decorative di grandi dimensioni, dall’uso di materiali a vista, dalla ricerca dell’inserimento nell’ambiente naturale e dall’estrema semplicità, criteri che avrebbero notevolmente influenzato l’architettura moderna occidentale. All’interno delle abitazioni dei samurai veniva ricavato il kaisho, un luogo per incontri dove si trovavano una nicchia quadrata (toko) in cui si appendeva un kakemono (rotolo dipinto verticale), una nicchia con scaffali (tana) e una specie di veranda adibita a gabinetto di lettura. Nella pittura si affermarono gli artisti della scuola Tosa le cui opere furono prevalentemente di ispirazione letteraria, mentre nei complessi monastici fiorì l’arte dei monaci-artisti Zen (gaso), che praticarono la tecnica della pittura monocromatica ad inchiostro (suiboku-ga) per dipingere paesaggi, temi di fiori ed uccelli, ritratti. Importante monaco-artista fu Tensho-Shubun, approfondito conoscitore dell’arte cinese, il cui stile fu poi ripreso da Sotan e da Sesshu. La pittura ad inchiostro fu arricchita dai pittori-samurai Kano Masanobu e Kano Motonobu, padre e figlio che diedero vita alla famosa scuola Kano.
Nella scultura notevoli sono le maschere scolpite per il teatro no, genere di spettacolo che evoca il mondo metafisico dello Zen.

Periodo MOMOYAMA (1573-1614)
Il periodo Momoyama fu breve ma ricco dal punto di vista artistico e segnò l’incontro con la civiltà occidentale. In quest’epoca giunsero in Giappone i primi europei (Spagnoli e Portoghesi e più tardi gli Olandesi) e il paese si aprì alle novità da questi importate. L’introduzione delle armi da fuoco portò a mutamenti in campo mitilare e l’edificazione di grandi castelli fortificati per far fronte alle nuove esigenze difensive. Significativi esempi sono il castello di Azuchi (1576) fatto costruire da Oda Nobunaga, nei dintorni di Kyoto, il castello di Osaka fatto costruire da Hideyoshi nel 1583, quello di Nijo a Kyoto (1602) e quello di Himeji (1608) nella prefettura di Hyogo. L’articolazione dello spazio interno mediante l’impiego di elementi divisori scorrevoli favorì lo sviluppo di uno stile decorativo pittorico adatto a composizioni su vaste superfici, raffinato, ricco di preziosi effetti cromatici esaltati dai fondi d’oro, o di morbidi sfumati chiaroscurali tipico della scuola di Kano di cui l’esponente più importante fu Eitoku. Durante il periodo Momoyama si sviluppò l’arte dei giardini con lago e rocce e quella della cerimonia del tè (cha-no-yu), che a sua volta diede origine tipi architettonici come la sala da tè (cha-seki) e il cha-shitsu cioè il padiglione per la cerimonia del tè. Quest’ultimo fu progettato da Sen-no-Rikyu, il creatore di un nuovo tipo di cerimonia del tè, che sostituiva ai tradizionali gesti automatici una raffinata semplicità. Anche l’artigianato fu fiorente in questo periodo, specie la ceramica (tazze e vasetti legati alla cerimonia del tè), della lacca e dei metalli (specchi e teiere, spade con decorazioni presiose).

Periodo EDO (1600-1867)
Nel periodo Edo (dal nome della capitale, l’attuale Tokyo) il Giappone assunse l’aspetto di una società feudale e ne fu proibito l’accesso agli stranieri. Con l’ascesa della classe mercantile gli artisti videro ampliarsi il novero dei potenziali acquirenti non più ristretto all’imperatore e ai nobili. Il più importante sviluppo artistico di questo periodo fu quello della xilografia (ukiyo-e), ovvero le stampe xilografiche a colori, una tecnica usata per raffigurare il mondo effimero dei cortigiani di Edo, belle donne, ritratti di attori del teatro Kabuki, uno dei più interessanti contributi alle origini dell’arte moderna europea.
Nell’architettura si assiste all’incremento delle case per la cerimonia del tè e alla fusione degli stili cha-shitsu e shoin che diede origine al tipo sukuya il cui miglior esemplare è la villa imperiale di Katsura a Kyoto (XVII sec.) a cui si ispireranno molti architetti moderni e primo fra tutti Frank Lloyd Wright. La villa di Katsura ha rappresentato un esempio e un’eredità culturale, fonte di ispirazione per i moderni maestri per l’estrema semplicità e chiarezza dell’architettura, per la leggerezza dei materiali costruttivi, per il suo diretto rapporto con il paesaggio, che attraverso le ampie finestre sembra penetrare nell’edificio e perchè in essa la luce rappresenta una fattore compositivo essenziale, un filtro tra ambiente naturale e abitato.

Restaurazione MEIJI (1868-1912)
Dopo un lungo periodo di isolamento durante la Restaurazione Meiji, le arti giapponesi appaiono rivoluzionate dal contatto con l’Occidente e con l’Europa in particolare. Allo stesso tempo il Giappone fu “scoperto” dagli occidentali attraverso le grandi Esposizioni Universali di Londra (1862), Parigi (1867) e dalle Esposizioni internazionali di Chicago (1893) e di Parigi (1900).



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