L’arte del bastone

Antica quanto l’arte dell’arco e delle frecce, e forse ancora di più, era l’arte del bastone e di altri strumenti spuntati più o meno simili. Quest’arma, che per dimensioni e forma andava dalla tipica clava al modello allungato dell’asta di lancia, è vecchia quasi quanto I’umanità, e vi sono molti indizi che il bushi giapponese la conoscesse bene e vi si esercitasse assiduamente. Vi sono esemplari ben conservati di antiche clave di pietra (seki-bo) usate nei tempi pre-Yamato. Le clave di ferro (tetsu-bo), di tutte le forme e le dimensioni, erano famose nell’arte e nella letteratura giapponese, in particolare quella lunga clava di ferro (kanabo) con cui gli eroi leggendari si guadagnarono la reputazione sui campi di battaglia. Un intero arsenale di bastoni armati o appuntiti e di pali, generalmente di legno rafforzato di ferro, si sviluppò in concomitanza con l’ arte del combattimento con la lancia, al punto che i confini tra le due arti diventarono a dir poco vaghi. L’ arte del bastone, in questa sede, è intesa come l’ arte di usare il bastone moderno (e altre armi simili fatte di legno) come strumento per combattere. Era un’arte antica e nobile: il bastone era stato accettato persino nella dimora imperiale, sotto forma di una clava di legno (kirikobu) portata dai guardiani del palazzo.
In un certo senso, l’arte di usare come armi il bastone e simili strumenti di legno rappresenta la fase di transizione dai metodi di combattimento con le armi a quelli senz’armi. Il legno, naturale o levigato, e in tutte le forme possibili, ha sempre offerto all’uomo un mezzo per migliorare le sue capacità di combattente. Se non il primo in senso assoluto, fu uno dei primi materiali che l’uomo usò per fabbricare armi mortali. Nella dimensione giapponese dell’arte del combattimento, tuttavia, il legno (almeno durante l’èra feudale) non era il materiale primario usato per fabbricare armi: lo erano invece il ferro e l’acciaio. Tuttavia, costituiva una dimensione fertile, sebbene secondaria, le cui potenzialità strategiche vennero diligentemente esplorate, sviluppate e sistematizzate fino a quando cominciarono a prendere forma i vari metodi, ognuno dei quali era completo ed efficace in se stesso. poiché erano meno pericolosi nelle esercitazioni delle lame (spade, lance o pugnali), il bastone e le varie altre armi lignee venivano usati spesso nelle sale d’addestramento delle scuole di bujutsu in cui si insegnavano le tecniche del combattimento con la lancia e la spada. Con l’andare del tempo, questo uso collaterale delle armi di legno si sviluppò al punto che i guerrieri esperti potevano impegnarsi in veri combattimenti con il bastone o la spada lignea, anche per la difesa contro un attacco proditorio e potenzialmente letale, armato o disarmato. Perciò, impiegando copie lignee delle armi di ferro o d’acciaio, le possibilità di un risultato letale venivano ridotte al minimo e, se chi le usava era molto abile, venivano anzi del tutto annullate. Questo fatto contribuisce a spiegare la popolarità del bastone tra i membri di quelle classi sociali che detestavano l’ idea di spargere il sangue dei loro simili. I sacerdoti, i monaci, i viaggiatori, la gente comune (persino i poeti) usavano il bastone ed altri strumenti di legno, molti dei quali vengono tuttora usati per scopi diversi. Persino i guerrieri partecipavano spesso a gare di abilità usando tali armi.
Secondo il dizionario, un bastone è un oggetto allungato, esistente in molte varietà. Nella dimensione specificamente militare della cultura giapponese, tuttavia, il bastone ed i similari strumenti di legno venivano usati principalmente per addestrare i bushi nelle tecniche che, nel combattimento vero, avrebbero comportato l’uso di una mortale lama d’acciaio. Troviamo quindi tante specializzazioni, nell’uso del bastone, quante erano quelle armate, poiché vi era un surrogato ligneo per quasi tutte le armi. E il rapporto tra il bastone e l’ arma che rappresentava era cosi stretto che le tecniche e le strategie dell’ uno erano in pratica indistinguibili da quelle dell’altra. Anzi, ogni scoperta nell’ impiego dell’uno influenzava ben presto l’uso dell’altra, in uno scambio quasi simbiotico. Un lanciere sapeva usare il bastone con la stessa efficienza della lancia, uno spadaccino poteva impiegare il bastone (modellato cosi da seguire i contorni di una spada) con la precisione di una lama vera. Le tecniche (iutsu) ideate per l’ impiego efficace di queste armi lignee, perciò, erano sostanzialmente identiche a quelle impiegate quando si usavano i loro equivalenti di ferro o d’acciaio. Tuttavia, ognuna si evolveva indipendentemente dalla disciplina cui era direttamente legata, e produceva una sua tradizione ed una sua letteratura.
La prima specializzazione, naturalmente, è rappresentata dall’arte del bastone lungo, che aveva le misure della lancia (hassaku-bo) o dell’alabarda (rokusha- ku-bo). La seconda specializzazione è rappresentata dall’ arte del bastone lungo e sottile, la cui lunghezza era quella della spada lunga (ja o bo) o della spada regolare (ham-bo). Un metodo particolare di usare il bastone lungo e sottile è quello che oggi viene praticato non tanto come un’arte di combattimento vero e proprio (jojutsu), quanto come disciplina d’integrazione, conosciuta come jodo. Viene praticata all’Università Waseda di Tokyo, e in altri dojo meno noti, in Giappone e alI’estero. Si dice che questo metodo particolare sia stato inventato dal grande spadaccino Muso Gonnosuke, approssimativamente quattrocento anni or sono, dopo uno scontro con spade di legno vinto dal famoso Miyamoto Musashi, il cui stile inimitabile di scherma era stato adottato dalla ryu Nito. Secondo la stessa tradizione, Gonnosuke si ritirò poi in un santuario shintoista e, dopo un lungo periodo di purificazione, di meditazione e di esercitazioni con il bastone, creò l’arte del jo fondendo le tecniche del combattimento con la lancia e la spada con quelle di altri metodi minori. Egli chiamò il suo stile ryu Shindo-Muso e si affrettò a sfidare di nuovo Musashi. Questa volta, il metodo di Gonnosuke gli permise di inscenare una difesa efficace, mentre penetrava nella guardia delle due spade di Musashi (juju-domai). Si racconta che Gonnosuke si esercitasse continuamente, fino a quando ebbe perfezionato i dodici colpi e blocchi fondamentali (combinandoli in seguito in più di settanta tecniche avanzate), che costituiscono il patrimonio tecnico del jodo moderno. Questi colpi basilari vengono solitamente praticati in forma di fluidi esercizi formali (kata) eseguiti da uno studente armato di una spada di legno (bokken) e dal suo avversario che usa il bastone lungo e sottile. Questi kata includono colpi normali sferrati alle parti superiori del corpo, diritti (honto-uchi) e rovesci (gyaku-uchi); la risposta a un blocco (hiki-otoshi); gli affondi a mani scambiate (kaeshi-tsuki) e a mani rovesciate (gyakute-tsuki); la parata diritta (tsuke-hazushi) e la parata rotonda e bassa (maki-otoshi) ; la pressione con il corpo (kure-tsuke); la spinta con il corpo (kure-hanashi) e la rotazione del corpo (tai-atari); la parata e la parata di contro alla metà centrale del corpo (do-harai-uchi) e I’evasione rotante e parata di contro (tai-hazushi-uchi). Lo studio del io porta solitamente chi lo pratica ad altre arti ed armi, come l’arte della clava pesante (tanfo), della falce con catena (kusari-gama), dello sguainare rapidamente la spada (iaido), nonché ai colpi del karate e del kempo e agli atterramenti nel judo e nell’aikido.
La terza specializzazione era l’arte del bastone ligneo (bokken), un bastone tagliato e foggiato secondo i contorni di una spada vera, spesso in modo cosi perfetto che il risultato diventava oggetto apprezzatissimo di, valore estetico. Quest’arte non viene ricordata con la frequenza che ci si potrebbe attendere, solo perché era legata tanto strettamente al kenjutsu che veniva in genere identificata con questo, o ad esso subordinata. Tuttavia molti duelli tra maestri di scuole diverse, tutti i tornei tra gli appartenenti a un clan, tutte le prove d’ esame per conseguire un rango, e cosi via, comportavano l’uso del robusto bokken, che ogni bushi usava nel suo equipaggiamento per l’allenamento. In certi casi eccezionali, poteva addirittura sostituire il katana; per esempio, quando abili schermitori diventavano monaci itineranti od uomini di pace, e rifuggivano dall’idea di versare sangue umano, in qualunque circostanza. In tali casi, il bokken veniva usato principalmente come mezzo di difesa pura.

da ” I segreti dei samurai
di Oscar Ratti e Adele Westbrook
ediz. Mediterranee



Lascia un Commento


× sette = 42


Parte del materiale e' stato scaricato da internet.
Qualora una o piu' parti ledessero i diritti dei rispettivi proprietari
saremo pronti, dietro segnalazione, a toglierle immediatamente.