14- V kyu, riflessioni sull’Aikido: Uke, un ruolo fondamentale
Il lavoro di entrambi i praticanti in una tecnica è fondamentale. Spesso si compie il grave errore di lasciare lavorare solo colui che sta compiendo la tecnica (tori), senza capire che il ruolo di uke è fondamentale per far si che tori lavori correttamente. Tramite l’espressione del corpo bisogna trasmettere al proprio compagno l’energia che risiede in noi, ad esempio se l’attacco scagliato da uke non è efficace o magari non sincero, tori, non potrà certamente concludere il suo lavoro e quindi quella relazione creatasi, finirà con l’interrompersi.
Tori ed uke, durante l’esecuzione di una tecnica, divengono come due gocce d’acqua, che al contatto, si evolvono trasformandosi in una sola. L’Aikido nasce come fonte di difesa, ma se non esiste un attacco sincero, la tecnica, intesa come proiezione, non ha ragion d’essere. Proprio per questo penso che l’Aikido sia uno stile dove la presenza di un compagno d’allenamento si manifesti come elemento fondamentale, al contrario di molti altri nobili stili dove l’ausilio di un collega non è vitale. Tutte le tecniche di difesa Aiki si fondano sull’attacco sincero di un ipotetico aggressore; più si trasmette energia e movimento nell’attacco, più efficace sarà il risultato della tecnica. Tuttavia, conoscere già l’attacco, e sapere di conseguenza i movimenti da eseguire, non fanno dell’Aikido un’arte ingannevole e quindi impraticabile di fronte ad un attacco reale ed improvviso. In realtà nella pratica di questo stile non ci sono schemi fissi, quelli che si studiano non sono altro che guide per il nostro corpo e per la nostra mente.
L’aspetto affascinante, e fondamentale di quest’arte, è la mancanza di possibilità, da parte di uke, di scagliare più attacchi, e da parte di tori, di replicare la tecnica.
È importante chiarire che sul tatami è solo una simulazione, nella vita reale è un’altra cosa, anche perché lo scopo dell’Aikido non è certo trovare la vittoria sul nostro avversario.Nelle antiche battaglie dei samurai, da un colpo dipendeva la vita o la morte, propria o dell’avversario.