13- V kyu, riflessioni sull’Aikido: La pratica è crescita
“Nel fluire costante del mondo, fermarsi un istante, vale un ritardo impossibile da colmare”
(Tamura Nobuyoshi)
Inizialmente gli allievi nel proprio studio individuale, cercheranno di imitare il maestro nei suoi movimenti, e l’assidua ripetizione permetterà la completa, anche se imperfetta, assimilazione dei concetti base, fondamentali per uno sviluppo e per un progredire equilibrato e costante. Solo successivamente si potrà sviluppare la velocità la precisione e la potenza. È fondamentale, per un giovane inesperto, scomporre le tecniche che presentano maggiori difficoltà, in modo da studiare e comprendere con maggiori risultati, movimenti troppo complessi. È altrettanto importante correggere non solo le tecniche errate, ma anche i movimenti inesatti del corpo e la cattiva respirazione, che spesso, non ci consente di lavorare con fluidità.
È necessario osservare con molta attenzione i movimenti del maestro e di tutti gli anziani, in modo da poter paragonare, e nel caso correggere i propri movimenti e migliorare la tecnica. Nel Dojo bisogna osservare grande rispetto per ogni cosa e per tutte le persone, ricordando che è nel rispetto la forza del gruppo. Bisogna curare le proprie armi (jo – ken) e non lasciare che la cattiva manutenzione le faccia rovinare. Le armi sono fondamentali nel lavoro costante di un aikidoka, consentono lo sviluppo dei riflessi e il progredire dell’equilibrio fisico. Lo studio delle armi permette al praticante di comprendere diversi movimenti a volte complessi. Come ho detto precedentemente, i movimenti effettuati con il ken – jo, permettono una maggiore assimilazione dei movimenti a mani nude.
L’allenamento è lo strumento che abbiamo a disposizione per abituare il nostro corpo a certi movimenti, in modo progressivo e graduale, in modo da poter praticare sempre con minore dispendio di energie e con più fluidità.Però è anche importante durante l’allenamento sviluppare una propria adeguata resistenza fisica. Ogni allenamento, credo in tutte le discipline, nasce per un miglioramento fisico, partendo dall’equilibrio corporeo, fino ad arrivare allo studio delle tecniche e della loro complessità. Lo studio di una tecnica, non si fonda sull’imparare a memoria la ripetizione di certi movimenti; lo studio di una tecnica, e quindi di conseguenza lo studio di determinati movimenti, non è altro che uno studio sul proprio corpo. Sia le braccia che le gambe possono compiere innumerevoli movimenti, ma è necessario compiere quelli giusti in modo da evitare quelli sbagliati È altrettanto fondamentale, che le braccia seguano perfettamente i movimenti dei piedi, in modo da avere evoluzioni perfette e senza squilibri.
Un’esecuzione sbagliata è spesso conseguenza di uno scarso controllo del corpo e quindi di conseguenza dei movimenti che produciamo. Per acquisire un buon controllo del corpo è indispensabile essere consapevoli di quello che si sta facendo, in modo da relazionare il nostro movimento con lo spazio che ci circonda. Una volta acquisito un buon controllo del nostro corpo, si può incominciare a studiare le tecniche con tutte le possibili varianti. Queste varianti sono delle sfumature che rendono l’Aikido unico nel suo genere, infatti queste piccolissime sottigliezze, a volte impercettibili, trasformano tecniche svolte sempre con semplicità, in tecniche complesse e bisognose di una adeguata riflessione puntigliosa e costante.
È importante far crescere l’allievo con prudenza, senza condurlo in opere più grosse di lui; è altrettanto importante però farlo crescere facendogli affrontare gli adeguati rischi e delusioni che comunque presto o tardi affronterà nella pratica.
“Ai giovani che ancora non hanno la capacità di comprendere le ragioni, bisogna innanzitutto insegnare le tecniche del corpo necessarie alla loro età, senza troppe spiegazioni. Bisogna sviluppare innanzitutto la solidità delle membra, poi abituarli ad un addestramento spirituale, allo scopo di orientarli all’apprendimento dell’ultimo stadio. Questo è il processo dell’addestramento. Se all’inizio senza che abbiamo acquisito ancora una tecnica sicura si insegna loro che lo spirito del vuoto fa sorgere naturalmente le tecniche o che la flessibilità domina la rigidità e la forza, o che l’apprendimento delle tecniche non è fondamentale, essi perdono la base stessa della vita e non impareranno né le tecniche corporee né le tecniche mentali”. (Itsusai chozanshui – Maestro di sciabola)
La vita giorno per giorno ci porta a compiere azioni naturali; penso che l’Aikido sia una di queste. Ad esempio, sul tatami, tutti i movimenti, anche quelli più semplici, ci sembrano assurdi e complessi. Questo accade perché si è convinti, sul tatami, di trovarsi in un luogo ostile dove tutto ci risulta complesso ed irraggiungibile; dove bisogna lottare per la sopravvivenza. Tutto ciò è assurdo. Lo studio delle arti marziali ci educa alla vita e alla naturalezza. All’inizio della pratica bisogna uscire dall’ottica marziale e farsi trasportare dall’istinto, seguendo tutti i consigli del maestro. È fondamentale inculcare nei giovani il coraggio, il rispetto e soprattutto le norme da rispettare in un dojo. Bisogna avere la mente libera da tutti i pregiudizi, purificata da tutto ciò che possa ostacolare il nostro cammino. Personalmente penso che, nonostante l’Aikido sia uno stile nobile, e quindi lontano da principi brutali, a volte, proprio perché si pratica un’arte marziale, sia necessaria una lieve durezza sia nel fisico che nello spirito. Questo non nega assolutamente ciò che ho detto precedentemente, ma rafforza l’idea di arte marziale come disciplina antica da combattimento. Sinceramente penso che le donne e nella pratica dell’AIKIDO siano avvantaggiate perché non hanno quella rigidità naturale che spesso risiede in noi uomini. In genere è l’uomo che cerca la soluzione di forza usando la prestanza fisica; quindi capita che naturalmente si irrigidisca non facendolo lavorare come dovrebbe l corpo. Al contrario la donna, avendo una corporatura meno robusto rispetto all’uomo, e meno predisposta allo scontro fisico, ritrova la propria forza non nei muscoli, bensì nella calma e nella serenità. Per questo ritengo che la donna sia favorita nella pratica, perché deve evitare, almeno in parte, quel lungo e difficile lavoro nel rilassare il proprio corpo. È vero che i metodi per rilassare il corpo e di allenamento, variano secondo il metodo e la personalità dell’insegnante. Indubbiamente l’Aikido si modella in base ad ogni praticante, ma le caratteristiche principali derivano principalmente dall’insegnamento del maestro. Il carattere e lo spirito dell’insegnante viene trasmesso di conseguenza nella preparazione globale di un aikidoka. Ogni maestro darà al proprio corso l’impostazione più adeguata alle proprie esigenze, potendo così esprimere le proprie caratteristiche. È necessario una metodologia personale, in modo da rendere il più serio possibile l’allenamento, creando così delle minime differenze con le altre scuole. Attraverso gli esercizi di base, ognuno potrà, prima ancora di apprendere la tecnica, acquisire la conoscenza del proprio corpo, migliorare il sistema respiratorio e muscolare, sviluppare l’equilibrio, la coordinazione e la flessibilità.
Personalmente, tutti i successi e gli ottenimenti futuri, saranno solo delle conseguenze dovute al duro e costante allenamento. È fondamentale praticare in spazi ridotti (almeno dopo una formazione adeguata) per acquisire una buona consapevolezza dello spazio circostante e dei limiti in cui potersi muovere. È importante creare durante la pratica delle linee immaginarie da seguire durante l’esecuzione di tecniche, in modo da migliorare la cognizione dello spazio, e poter eseguire così un coretto taisabaki.
Questo tipo di allenamento eviterà il pericolo di causare rischi ed incidenti durante la pratica, soprattutto quando, nell’esecuzione di tecniche in proiezione, il tatami è particolarmente affollato, ad esempio durante uno stage. Imparando a muovere il proprio corpo, sarà più semplice, un giorno, riuscire ad eliminare dalla nostra preparazione molti movimenti divenuti inutili.