09- V kyu, riflessioni sull’Aikido: Violenza gratuita

Il costante allenamento di un aikidoka lo sottopone a regole e comportamenti non sempre semplici da rispettare.

Nel dojo risiede una disciplina rigida che, rispettata in tutte le sue sfumature, riflette anche nella vita di tutti i giorni le sue conseguenze. È fondamentale il rispetto reciproco ma é soprattutto importante nei confronti degli anziani, da cui bisogna assimilare attentamente ogni insegnamento. È fondamentale non infrangere il silenzio creatosi durante il corso della lezione, così come è altrettanto importante non acquisire atteggiamenti ostili e provocatori nei riguardi del maestro e di qualunque praticante. Come precedentemente ho spiegato nell’Aikido non esistono vincitori o perdenti, nel dojo tutti sono uguali e proprio per questo motivo non esistono competizioni. La pratica dell’Aikido non può ridursi allo sviluppo della forza per ferire l’antagonista o per evitare di risultare inferiore, nell’Aikido la vera potenza nasce proprio dal mancato uso della forza.15 L’uso della forza ci condanna alla sconfitta, perché nel nostro cammino presto o tardi incontreremo sempre un uomo più forte di noi. Al contrario, esistono discipline come ad esempio il jiu-jitsu, che nonostante l’enorme somiglianza con l’Aikido, si esprime soprattutto attraverso competizioni, per di più interdisciplinari. Queste competizioni dette “No-hold-barred”, ma più comunemente “Free fight o Close combat”, si sono create strada nel mondo delle competizioni sportive grazie alle manifestazioni gratuite di brutale violenza e per il mancato rispetto di tutte le tradizioni e filosofie marziali che sussistono alla base di tutte queste discipline. Infatti i principi del budo sono totalmente estranei a quelle competizioni “senza esclusioni di colpi” ormai famosissime in tutto il mondo. C’è un detto che recita:” Per apprendere delle nuove nozioni di vita bisogna indagare nel passato”. Tutto il mondo delle arti marziali si basa su di un passato ben saldo come riferimento per poter progredire. Queste competizioni estreme non hanno pilastri nella storia, e quindi non avendo tradizioni sono destinati a crollare.

continua



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